La ripresa si vede anche dai prestiti: «Le imprese li chiedono per investire»

Rapporto Bankitalia: aziende focalizzate in particolare su transizione ecologica e digitale. Aumentano del 6,7% le famiglie propense al risparmio: si torna a scommettere sul mattone.

Industria e costruzioni trainano la ripresa, aumenta la liquidità delle aziende e i depositi bancari delle singole famiglie crescono dentro un clima di generale fiducia. È ciò che emerge - in estrema sintesi - dall’aggiornamento congiunturale presentato ieri da Banca d’Italia con un focus specifico sulla Lombardia. La crescita del territorio è robusta e a dimostrarlo c’è il sondaggio svolto dall’istituto tra settembre e ottobre che mostra come nei primi tre trimestri dell’anno circa il 70% degli operatori abbia aumentato le vendite, a fronte di un 16% che ha indicato una riduzione e di una percentuale simile che si mantiene stabile.

Per poco meno dei due terzi delle aziende lombarde il fatturato sarebbe tornato su valori analoghi o superiori a quelli del 2019 e in prospettiva gli imprenditori si attendono una crescita dei ricavi, mentre è previsto un aumento degli investimenti per il 2022. A dare un dettaglio su Bergamo e provincia è Sara Pinoli, responsabile della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Milano di Bankitalia che commenta: «Da una parte i dati di Unioncamere ci dicono che in Bergamasca la produzione industriale nei primi tre trimestri dell’anno è cresciuta del 20,2%, un valore superiore alla media regionale del 17,4%, mentre come Banca d’Italia abbiamo potuto registrare un incremento sulla richiesta di finanziamenti dell’1,6%, anche in questo caso di poco superiore alla media lombarda del più 1,4%». Grazie a Pinoli è possibile chiarire la tipologia di questo finanziamento: «I prestiti richiesti l’anno scorso erano più orientati a sostenere la liquidità dell’impresa. Adesso, nel 2021, con i dati di crescita della produzione e una ripresa della redditività delle imprese, la percezione è che stiano ripartendo gli investimenti, in crescita del 10%, e per i quali si prospetta un ulteriore aumento nel prossimo anno».

Nonostante le aziende paghino il rincaro delle materie prime e il rincaro dei costi della logistica, infatti, l’aumento delle commesse ha permesso di avere maggiore liquidità e gestire meglio le marginalità a fronte di entrate più consistenti. Riguardo la natura di questi investimenti da Banca d’Italia commentano che si tratta di interventi in ottica di transizione ecologica e digitale, i due grandi temi che stanno modificando il carattere delle imprese. L’analisi dell’istituto, però, non si ferma alle imprese. Ad essere interessate dall’indagine sono anche le famiglie e i loro investimenti. A fronte di un «ritrovato clima di fiducia dei consumatori soprattutto nell’area del Nord Est», i dati sui depositi bancari mostrano una propensione al risparmio consolidata rispetto a 2018 e 2019. Valgono un più 16,7% le imprese che hanno tenuto disponibilità liquide sui conti per fini precauzionali e in attesa di realizzare gli investimenti programmati, mentre un più 6,7% le famiglie. Queste ultime hanno investito anche sul mattone e lo dimostrano i nuovi mutui erogati per circa 6,7 miliardi, oltre a 1,2 miliardi riconducibili a surroghe e sostituzioni, il 10% in più che nel triennio precedente alla crisi pandemica. Ancora incerto il mercato del lavoro, dove convivono, all’interno del clima di ripresa, un uso consolidato di contratti periodici e il saldo sistematicamente positivo registrato dalla ricerca, dalla primavera a oggi, rispetto alle assunzioni e al calo del ricorso a forme di integrazione salariale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA