Le misure al debutto: nuove fasce Irpef e detrazioni lavoro

Sono state introdotte dalla Legge di bilancio. Razzino (consulenti lavoro): «Con l’assegno unico busta paga più leggera, ma in più c’è il versamento Inps»

Sono tante le novità introdotte con il nuovo anno in materia di lavoro, sia per le aziende che per i lavoratori, soprattutto dalla Legge di bilancio. Si va dalla riforma degli ammortizzatori sociali (che ha esteso la platea a tutti i lavoratori) alla nuova quota pensionistica 102, dalla riduzione delle aliquote contributive per lavoratori che non superano una certa soglia di reddito e per le lavoratrici madri quando rientrano al lavoro dopo la maternità al congedo di paternità che è stato reso strutturale, dalle modifiche in materia di Naspi agli incentivi per l’apprendistato duale (quello studio-lavoro).

Ma a cambiare radicalmente sono, in particolare due misure: la rimodulazione delle aliquote Irpef per scaglioni di reddito, accompagnate dalla revisione delle detrazioni per il lavoro dipendente e l’introduzione dell’assegno unico universale, che va a sostituire le detrazioni per i figli a carico, gli assegni familiari e altre misure di sostegno alle famiglie con figli.

Temi che, tra l’altro, sono stati oggetto di un convegno promosso l’altro giorno in città dall’Ordine provinciale dei Consulenti del lavoro e dal sindacato di categoria Ancl.

«Alcune misure entrano in vigore già con la busta paga di gennaio - spiega il presidente dell’Ordine orobico, Marcello Razzino - come per esempio le modifiche alla tassazione del reddito delle persone, e cioè i nuovi scaglioni Irpef e la revisione delle detrazioni di imposta da lavoro dipendente. Le vecchie 5 aliquote Irpef diventano 4, e rimodulando le detrazioni d’imposta, sicuramente ci sarà un’incidenza nella busta paga dei dipendenti, che dovrebbe essere in generale più favorevole per tutti i lavoratori, anche se si vedrà caso per caso e in base ai redditi percepiti».

Sono del tutto eque le nuove aliquote? «Le parti sociali - risponde Razzino - si aspettavano un effetto più favorevole per i lavoratori con i redditi più bassi, ma di fatto gli scaglioni individuati prevedono la configurazione precedente con qualche piccolo scostamento. Si avvantaggeranno maggiormente i titolari di redditi delle fasce centrali, ma in generale i benefici dovrebbero riguardare tutti i lavoratori. Per valutarne gli effetti concreti bisognerà attendere i prossimi mesi».

Altra novità rilevante è costituita dall’assegno unico universale, che rimpiazza le vecchie detrazioni per i figli a carico con età inferiore ai 21 anni, gli assegni familiari e altre misure di sostegno alla natalità. La novità consiste nel fatto che «i dipendenti, con la mensilità di marzo, si vedranno arrivare una busta paga più bassa perché priva delle misure precedentemente accennate cui però andrà aggiunto l’assegno unico universale che, appunto dal 1° marzo prossimo, sarà erogato direttamente dall’Inps sul conto corrente dei genitori richiedenti».

Il presidente Razzino spiega perché il nuovo assegno si chiama «unico e universale»: «”Unico” perché accorpa e sostituisce alcune misure per figli a carico tra cui, come detto, l’assegno al nucleo familiare che non sarà più anticipato dal datore di lavoro per conto dell’Inps ma erogato direttamente dall’ente; “Universale” perché è indirizzato a tutti i lavoratori non solo ai dipendenti, ma anche autonomi, liberi professionisti e disoccupati». La domanda può essere presentata già dal 1° gennaio e deve essere fatta direttamente sul sito web Inps, con lo Spid o la carta d’identità elettronica, chiamando il call center dell’Inps o rivolgendosi a un patronato. Le domande presentate fino al 30 giugno avranno effetto (anche retroattivamente) dal 1° marzo; per quelle presentate oltre il 30 giugno, l’assegno unico verrà erogato dal mese successivo alla richiesta.

Ma l’assegno unico sarà meglio delle detrazioni? «Dalle simulazioni fatte dalla nostra Fondazione studi - risponde Razzino - si prevede un vantaggio, anche se non per tutti. L’importo massimo dell’assegno corrisponde a 175 euro mensili per ogni figlio, somma che decrescel all’incrementarsi del reddito (calcolato sulla base dell’indicatore Isee), fino a scendere a 50 euro per chi ha un valore Isee superiore a 40 mila euro e per chi presenta la domanda in assenza di Isee; se invece il figlio è maggiorenne, l’assegno scende a 85 euro con un minimo di 25 per i redditi più elevati. Queste nuove misure dovrebbero portare generali vantaggi economici per quasi tutti i lavoratori».
P. S.

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