Lo scarto rinasce con la stampa 3D, il Km Rosso guida il riciclo innovativo

ECONOMIA CIRCOLARE. Il Cotonificio Albini e l’Università di Bergamo parte della sperimentazione. Il progetto vale 4 milioni di euro, la metà finanziati da Regione Lombardia. I risultati a fine 2027.

Prendere degli scarti industriali, polverizzarli e trasformarli in un materiale nuovo, per composizione e proprietà, potendo ottenere altri prodotti destinati ad altri ambiti produttivi. È cio che vuole fare il progetto Rigener-Am di cui è capofila il Parco scientifico Kilometro Rosso e che coinvolge altre sette realtà lombarde in un’innovativa filiera del riciclo.

L’investimento necessario per il progetto Rigener-Am, che terminerà a novembre 2027, ha un valore complessivo che sfiora i 4 milioni di euro, la metà dei quali finanziati da Regione Lombardia con il bando «Collabora&Innova»

Giuseppe De Marco, responsabile tecnico della sperimentazione, spiega: «Vogliamo recuperare materiali di scarto provenienti dal settore automotive e medicale, come allumini e titani, ma anche dal settore tessile, miscelarli in nuove composizioni e dare vita a componenti adatti a settori come l’aerospaziale, l’edilizia o lo sport, per fare qualche esempio». Cuore del processo è l’addivite manufacturing, un tipo di produzione che si concretizza nell’utilizzo di stampanti 3D, come chiarisce De Marco: «Dobbiamo polverizzare lo scarto e trasformarlo nel filato usato dalla stampante, oppure possiamo inglobare le polveri all’interno del materiale plastico già usato per queste macchine». L’investimento necessario per il progetto Rigener-Am, che terminerà a novembre 2027, ha un valore complessivo che sfiora i 4 milioni di euro, la metà dei quali finanziati da Regione Lombardia con il bando «Collabora&Innova». A fornire gli scarti saranno la milanese Garc Ambiente per i rifiuti metallici e il Cotonificio Albini per quelli provenienti dal tessile.

Giorgia Carissimi, responsabile per l’innovazione e la sostenibilità di Albini racconta: «È un processo che sembra semplice, ma non lo è. Dal punto di vista logistico e organizzativo ci costringe a fare una mappatura dei sottoprodotti della nostra produzione, per capire quali possono essere i più interessanti».

A far parte dello scarto da rigenerare, infatti, non saranno i filati, come conferma Carissimi: «Le false rimosse sono un sottoprodotto della tessitura che tagliamo e, ad oggi, consegniamo a dei produttori di non tessuto, ma con la stampa 3D potranno essere utilizzate per applicazioni nuove, sia come parti del tessuto, sia come oggetti per l’interior design. Per questo siamo molto curiosi di capire come si evolverà». A studiare le nuove composizioni saranno il laboratorio F3nice di Sondrio e l’Università di Bergamo, il cui responsabile del progetto, il professor Sergio Lorenzi, chiarisce: «Ci occuperemo della definizione delle proprietà dei materiali prodotti e della valutazione della loro utilizzabilità.Quelle che nasceranno saranno nuove formulazioni, con una composizione e una tecnologia innovativa». A questo punto lo studio milanese Designtech e quello brianzolo Caracol progetteranno gli oggetti da stampare presso F3nice e al Lisa Tech, il laboratorio del Parco scientifico di Stezzano che ospita innovativi macchinari per la stampa 3D, mentre lo studio Acbc, con sede a Milano certificherà l’intero processo.

Tra i 59 progetti finanziati lo scorso agosto dal bando di Regione Lombardia Rigener-Am si è classificato al primo posto sul territorio fra quelli vinti dall’Università di Bergamo. «Un riconoscimento non banale che sottolinea ancora di più il valore di questa ricerca - sottolinea il direttore del Kilometro Rosso Salvatore Majorana. - Abbiamo creduto alle potenzialità dell’additive manufacturing in tempi non sospetti, prendendoci anche il rischio di investire in tecnologie che ancora conoscevano in pochi e sapendo quanto le aziende facciano fatica a cambiare. Ma il nostro laboratorio Lisa Tech crescerà nel tempo anche grazie a questi progetti».

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