Nasce l’alleanza tra Bcc e Comuni: scommessa sulla qualità dei servizi

IL CONVEGNO. Azzi: «Il credito cooperativo è connesso a doppio filo con le comunità». «Pronti a intensificare i presidi, in controtendenza alle dinamiche di desertificazione».

Napoli

«Rispondere alle sfide della realtà circostante, affrontare i cambiamenti che ci toccano, influenzando il modo di fare banca, nel rispetto del senso di appartenenza al mondo cooperativo». È Alessandro Azzi, presidente della Federazione lombarda Bcc, ad aprire il convegno di studi delle casse rurali «Bene Comune. Bcc, persone e comunità per lo sviluppo dei territori», iniziato ieri a Napoli e che culminerà oggi con la presentazione dell’alleanza tra il credito cooperativo e l’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani.

«Connessi con le comunità»

«Le banche di credito cooperativo – afferma Azzi – sono connesse a doppio filo con le comunità, con una profonda conoscenza di soci e clienti. La prossimità delle Bcc è riconosciuta dai territori di riferimento, soprattutto nelle sedi dove sono nate e che spesso si trovano al “centro” del paese, sia metaforicamente, sia fisicamente, accanto ad altre realtà come il Comune». Da questa riflessione l’idea di «un’alleanza da valorizzare», per evitare «il rischio dell’inaridimento sociale e culturale» di varie zone del Paese. E ancora: «La cooperazione di credito è pronta a intensificare presidio e presenza, in controtendenza alle attuali dinamiche di desertificazione e “risiko bancario”, laddove, a seguito di fenomeni aggregativi, restano scoperti nuovi potenziali spazi d’azione».

Argomentazioni di spessore, raccolte anche da Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, che nel suo intervento in collegamento ha sostenuto come «la coesione territoriale e sociale sono elementi indispensabili per tenere insieme la nazione. È cambiato il quadro geopolitico e ridurre i divari che ci sono tra regioni diventa sempre più fondamentale. Si aprono spazi importanti per eliminare i gap che affliggono le nazioni più deficitarie. Ci sono le condizioni per arrivare a un riequilibrio di situazioni che in passato sembravano incolmabili».

Sulle ragioni della centralità dell’istituzione comunale nella storia italiana si è soffermato Enrico Berbenni, docente di storia della Banca e della cooperazione di credito all’Università Cattolica, mentre Michele Camisasca, direttore generale dell’Istat, ha presentato una fotografia di come i Comuni stanno cambiando e quali dinamiche li caratterizzano, allo scopo di giocare un ruolo importante nello sviluppo del Paese. Sugli impatti che i mutamenti in atto mostrano sulla dimensione sociale e lavorativa delle persone nelle comunità si è incentrato l’intervento di Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica e componente del Cnel: «Lo sfasamento tra domanda e offerta di lavoro e lo scollamento tra contratti e condizioni occupazionali (nei ritmi e nei luoghi di lavoro), forniscono visioni completamente nuove, cui ha contribuito anche l’evoluzione tecnologica», con rimando alla diffusione dell’Intelligenza artificiale nell’organizzazione del lavoro.

Il tema della desertificazione

Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento, primo firmatario della lettera aperta che la Cei ha ritenuto di predisporre sul tema del futuro delle cosiddette «aree interne», ha posto l’accento sul fenomeno della «desertificazione delle aree interne del Paese, che si inserisce nel problema più ampio della denatalità, che affligge anche le grandi città. È necessario uno sguardo più ampio sui problemi in gioco e di diversificare le situazioni. Perché nelle aree interne, dove si hanno minori possibilità di accesso alle strutture sanitarie e all’istruzione, si devono pagare le stesse aliquote fiscali delle grandi realtà dove si ha maggiore accesso ai servizi? Una diversificazione ci deve essere anche nella ripartizione delle risorse».

A un approfondimento trasversale a più voci su come il tessuto economico e sociale risponde alle sollecitazioni spesso accentratrici del mercato hanno contribuito Luca Bianchi, direttore dello Svimez, e Guido Merzoni, docente di Economia politica dell’Università Cattolica, mentre Mariacarmen D’Amore e Gianfranco Pilosio, rispettivamente vice portavoce della Rete regionale dei Giovani soci lombardi ed esponente della Fondazione Bcc Pordenonese Ets, hanno affrontato il tema delle idee ed iniziative di coesione territoriale già in via di attuazione. «I Comuni possono intensificare la loro qualificazione per il bene comune, valore relazione che richiede cooperazione, grazie all’alleanza con le Bcc», ha concluso Raffaele Arici, direttore generale di Federazione Lombarda Bcc.

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