Nel 2021 a Bergamo record di assunzioni. Ma già a marzo segnali di rallentamento

Il report della Provincia L’anno scorso sono state oltre 135 mila e testimoniano la ripresa del lavoro dopo il Covid. Raggiunto il massimo storico dei contratti a tempo determinato: 70.075. E boom di proroghe: più 25,6% sul 2019.

Più facile da trovare, meno discriminante, ma temporaneo. Sintetizzando è questa la descrizione del lavoro dipendente in Bergamasca che emerge dall’Osservatorio del lavoro della Provincia. Il 2021 si è rivelato un anno record per le assunzioni: 135.670, in crescita del 30% su un 2020 segnato dall’emergenza sanitaria, e di quasi il 6% sul 2019. Ma la fiamma di questa rincorsa occupazionale sta iniziando ad affievolirsi. Il primo trimestre di quest’anno, infatti, conferma una crescita ancora marcata delle assunzioni, che sfiorano quota 40.300, e un controllo delle cessazioni, poco sotto le 34 mila unità, ma a marzo si nota un rallentamento dell’espansione occupazionale, con la differenza tra assunzioni e cessazioni ridotta al minimo: solo 122 unità. I settori che segnano il più forte rallentamento sono l’industria, che aveva trainato il 2021, il commercio e i servizi. Su tutti, in ogni caso, primeggia il dato sul tasso di disoccupazione fermo al 3,5%, il secondo più basso in Italia (dopo Pordenone).

Un 2021 migliore del 2019

Se il paragone con l’anno più duro della pandemìa risulta non appropriato, è dal confronto con il 2019 che si può notare quanto l’anno appena trascorso sia stato fortemente positivo per il lavoro. Il saldo tra assunzioni e cessazioni, infatti, segna un più 7.317, contro un 2019 fermo a 5.712 unità. L’altra faccia della medaglia, però, è che questa crescita dipende in gran parte da contratti a termine. Le aziende cercano lavoratori, ma sono pochi i contratti stabili. Il carattere provvisorio è alimentato dalle incognite rispetto allo scenario economico e politico internazionale, appesantite dal conflitto Russia-Ucraina, oltre al rincaro dei costi energetici e dei prezzi di materiali e materie prime.

I tempi determinati a 70 mila

Riguardo i contratti c’è stato un forte rimbalzo delle assunzioni a tempo determinato: hanno superato quota 70 mila, raggiungendo il massimo storico, mentre le proroghe sono state 49 mila - altro dato record, con un aumento del 14,3% sul 2020 e di ben il 25,6% sul 2019 - valore che ha contenuto il volume delle cessazioni e quindi dilatato il saldo relativo al tempo determinato. L’aumento del numero di proroghe è stato introdotto durante la pandemia e poi mantenuto. La maggior parte (il 62,6%) delle assunzioni di professioni qualificate del commercio e servizi e delle professioni non qualificate (il 60%) avvengono con questo tipo di contratto.

Tempo indeterminato per le alte professionalità

Decisamente cresciuto rispetto agli anni precedenti è il ricorso ai contratti in somministrazione: superano quota 27 mila. Quasi la metà di questi (il 43,3%) sono figure come i conduttori di impianti, addetti ai macchinari e i conducenti, il 22,4% interessa professioni non qualificate e il 17,2% tecnici. Sono le professionalità di più alto livello ad essere assunte o stabilizzate con contratto a tempo indeterminato, non solo nell’alta dirigenza (82,2%) e nelle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (62,5%), ma anche in quelle tecniche (54%), mentre l’incidenza è in calo tra gli impiegati (49%). Tra gli operai specializzati le attivazioni permanenti riguardano il 39% degli ingressi, una quota in calo rispetto ai due anni precedenti. Nella contrattualistica a carattere permanente rientra anche l’apprendistato, che supera la soglia dei 7 mila ingressi. Complessivamente le assunzioni a tempo indeterminato superano le 31 mila unità - con oltre 9 mila stabilizzazioni -: il 13% in più sull’anno precedente, ma al di sotto (meno 14%) dei livelli del 2019 e del 2018.

Le differenze di genere si assottigliano

La vivacità del mercato del lavoro aiuta anche a contrastare le differenze di genere. Le assunzioni di donne, infatti, hanno abbondantemente superato le 52 mila unità, diventando il 38,9% del totale, crescendo più di quelle maschili non solo rispetto al 2020, ma anche sul 2019 e, elemento cruciale, non solo nel part time. Il divario occupazionale tra uomini e donne, quindi, pur restando significativo, si riduce e l’occupazione femminile si avvicina alla media regionale. Stesso fenomeno per le assunzioni di lavoratori stranieri che, superando quota 36 mila, registrano un aumento anche rispetto ai lavoratori italiani, concentrandosi soprattutto su alcune professioni e settori: personale non qualificato, operai di macchinari anche specializzati e l’edilizia. Un dato particolarmente positivo della relazione annuale è quello sui giovani, per i quali salgono le assunzioni, soprattutto per chi è sotto i 30 anni (42%) e rispetto ai contratti, strappando un maggior numero di tempi indeterminati (40%).

L’occupazione giovanile

Sull’occupazione giovanile Bergamo ottiene una media fra le più alte d’Italia e della Lombardia, sia nella fascia tra i 15 e i 24 anni che in quella, molto più numerosa per popolazione attiva, tra i 25 e i 34. Proprio in quest’ultima classe di età il tasso di disoccupazione (2,6%) è il più basso tra tutte le province.

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