Per il tessile tecnico spazio di crescita: Bergamo in partita

LO SCENARIO. L’Italia primo produttore in Europa con 6,7 miliardi di fatturato e circa 2.800 aziende. Pezzoli (Sitip): ma più tutela per le nostre produzioni.

Dalle maglie del Giro d’Italia, alle divise dei Vigili del Fuoco impegnati in questi i giorni a salvare vite umane in Emilia Romagna. E ancora, i giubbotti antiproiettile delle Forze dell’ordine, camici e mascherine per medici e infermieri ma pure micro filtri che impediscono l’ingresso della polvere all’interno dello smarphone che tutti ormai abbiamo in tasca. Sono solo alcuni dei più comuni impieghi dei «tessili tecnici», realizzazioni tessili evolute nelle performance, che si applicano ai più diversi ambiti della nostra vita e che sono diventate ormai elementi indispensabili.

Settore dove l’Italia ha conquistato il primato europeo: oggi infatti grazie al suo fatturato di 6,71 miliardi di euro (dato 2021), è il primo produttore europeo di tessili tecnici superando competitor tradizionali come i Paesi nordici. Il settore occupa poco più di 27.000 addetti in circa 2.800 aziende, caratterizzate da una piccola dimensione, con un altissimo livello di specializzazione e ricerca ai fini dello sviluppo di sempre nuove performance dei materiali. In questo contesto, Bergamo gioca la partita da protagonista schierando nomi di primo piano come RadiciGroup, Santini, Sitip, Gruppo, Carvico, Gavazzi Tessuti tecnici.

«Un’eccellenza produttiva, che per troppo tempo è rimasta in ombra» ha sottolineato Elisabetta Gaspari, presidente della sezione tessili tecnici di Sistema moda Italia in apertura del convegno «Textile made in Italy 5.0» che si è svolto ieri a Milano. Già oggi il turnover dei tessili tecnici italiani rappresenta il 37,9% della produzione tessile italiana e il 25,8% dell’intera produzione europea (pari a 26 miliardi di euro). L’export arriva quasi al 50%, pari a un valore di oltre 3 miliardi.

L’Italia è diventato leader in Europa nella produzione di «tessile tecnico». Il settore occupa poco più di 27.000 addetti in circa 2.800 aziende

Le prospettive? «Positive, le stime più prudenti parlano di una crescita del 3-4% nei prossimi anni - ha evidenziato Sergio Tamborini, presidente Smi -. Basta pensare quanto i tessili tecnici hanno cambiato il nostro quotidiano, garantendo più confort e durata ai capi che indossiamo tutti i giorni. Il famoso tratto distintivo del tessile italiano, “bello e fatto bene”, si può tranquillamente applicare anche a queste produzione dove la creatività si sposa con la ricerca e l’innovazione».

Le criticità non mancano

Oggi alcune prestazioni sono garantite attraverso l’utilizzo di prodotti chimici «non più sostenibili» è stato sottolineato. Sviluppare valide alternative è la sfida cui sono chiamate le aziende, insieme a quella, ha sottolineato Chiara Ferraris (RadiciGroup) «di concepire fin dall’inizio prodotti avendo chiaro l’obiettivo del loro riciclo».

Se da una parte l’impegno verso produzioni tessili sempre più sostenibili è ormai assodato, Silvana Pezzoli, vicepresidente del Gruppo Sitip di Cene (600 addetti, 120 milioni di fatturato) non ha mancato di sottolineare che, a fronte degli investimenti importanti cui le aziende sono chiamate «è necessaria una maggiore tutela delle produzioni europee da parte delle istituzioni pubbliche italiane e comunitarie».

Spazio in un mercato così «promettente» c’è per tutti, vista l’infinita gamma di applicazioni che questa tipologia di tessuti permette. Ne è convinto Costantino Colnaghi, ceo e azionista di maggioranza della KLance di Varallo Pombia in provincia di Novara (il 40% fa capo al Gruppo Carvico), 23 addetti, 5 milioni di giro d’affari che produce un elastomero di nuova generazione inattaccabile dal cloro, estremamente resistente al sudore e ai raggi Uva. «Oltre al tradizionale utilizzo per costumi da bagno, lo stiamo proponendo a chi produce l’abbigliamento da lavoro a cui vengono richiesti capi durevoli, resistenti a lavaggi fino a 70 gradi e allo stesso tempo belli e confortevoli».

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