Riciclo imballaggi, stop Ue. «Ricadute su tanti settori»

IL NUOVO REGOLAMENTO. Paganoni (Confindustria legno): riuso complicato, veniamo penalizzati. Le associazioni agricole: rischio per le insalate in busta.

Riuso contro riciclo: l’Italia perde il primo round e sale la protesta. La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha infatti adottato il testo del nuovo Regolamento imballaggi che prevede, tra l’altro, il divieto della plastica per le confezioni di frutta o verdura più piccole di un chilo, lo stop alle stoviglie monouso all’interno dei circuiti di ristorazione e dei fast-food, l’obbligo dell’etichettatura compostabile per il settore alimentare.

Innovazione nella fliera del riciclo

«L’Italia da anni si è dotata di una filiera di riciclo fortemente innovativa, che ha già raggiunto i target Ue con diversi anni di anticipo e che risponde ai principi dell’economia circolare - sottolinea Silvio Dorati, presidente del gruppo Materie plastiche e gomma di Confindustria Bergamo -. Anche un riciclo virtuoso rispetta l’ambiente, non solo il riuso. Il nuovo quadro regolatorio Ue, invece, si fonda su posizioni fortemente ideologiche».

Non un problema solo di plastica

La questione non riguarda soltanto la plastica, ma anche gli imballaggi in altri materiali. «Siamo fortemente contrari alla scelta fatta dalla commissione Ambiente dell’Europarlamento - dichiara il presidente del gruppo Legno di Confindustria Bergamo Piero Paganoni -. Nel caso del legno abbiamo una materia prima riciclabile al 100%, mentre il riuso è complicato. Il nostro Paese ha un’industria fiorente nel riciclo, così invece veniamo penalizzati».

È netta la contrarietà anche da parte degli agricoltori. Per Gabriele Borella, presidente di Coldiretti Bergamo, «questa norma sugli imballaggi colpisce l’ortofrutta poiché il limite ora fissato a un chilo rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, che rappresenta un comparto importante della nostra agricoltura».

Preoccupazione per chi si occupa di verdure fresche

Nella sola provincia di Bergamo le aziende che operano nella produzione della quarta gamma, cioè le verdure fresche già lavate, sono circa 380 e coltivano circa oltre un migliaio di ettari. «I prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani. Si rischia di ridurne il consumo, già calato del 10% per la frutta e del 6% per gli ortaggi nel primo semestre del 2023, con un impatto pericoloso sulla salute», aggiunge Borella, che lancia l’allarme anche sui pericoli “dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero salire anche i costi per i consumatori e per i produttori».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Confagricoltura Bergamo, Renato Giavazzi, che bolla le scelte della Commissione ambiente del Parlamento europeo come «una mannaia per tutto il settore ortofrutticolo» e prevede «ripercussioni negative su tutta la filiera produttiva, dai produttori di imballaggi ai fornitori e agli utilizzatori», ammonendo che«gli attuali imballaggi monouso, da tempo utilizzati nel settore della quarta gamma, sono fondamentali per la protezione e conservazione degli alimenti, per la tracciabilità, l’igiene e consentono una riduzione degli sprechi alimentari. Reperire sul mercato confezioni alternative con garanzie sanitarie e qualitative del prodotto non sarà facile, e comunque si ripercuoterà inevitabilmente sul costo a carico del consumatore».

Il testo passato in commissione Ambiente segna un punto a favore del riuso, ma non è detta l’ultima parola. Il prossimo round si giocherà nella seconda metà di novembre, quando il Parlamento europeo si riunirà in seduta plenaria.

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