Ripartenza Kiko, assume a Bergamo
E torna a crescere in Russia e Arabia

Kiko riparte e lo fa con una politica che ormai da anni alterna sempre più negozi fisici ed ecommerce.

Nonostante la pandemia e arrivando da anni di ristrutturazioni, con la chiusura dei suoi negozi negli Usa (tranne cinque), l’azienda fondata nel 1997 da Antonio Percassi (fa parte della holding Odissea), ha infatti fissato i suoi nuovi obiettivi che prevedono il lancio 300 nuovi negozi a livello globale entro il 2023, con ricadute occupazionali anche sulla sede centrale di Bergamo, con l’assunzione di 50 nuovi dipendenti entro l’anno, specie nei settori marketing e tecnologico.

La strategia, studiata da tempo dall’amministratore delegato Cristina Scocchia, vede un «travaso» degli interessi commerciali Kiko, nei nuovi mercati asiatici e arabi, dove il gruppo ha intenzione, gia entro la fine di quest’anno, di aprire una cinquantina di negozi, in particolare in Russia, Arabia Saudita e Israele, Thailandia. Inoltre il lavoro già avviato da tempo con le varie piattaforme di e-commerce locali ha dato buoni frutti, «grazie ad investimenti importanti in tecnologia prima dello scoppio della pandemia». Due sono i fattori che hanno determinato questa svolta: il raddoppio, l’anno scorso, del margine operativo lordo a 58 milioni, su vendite per 600 milioni, in un quadro complessivo che ha visto vendite globali di trucco crescere in modo costante e mostrarsi, nonostante la pandemia, più resistente di altri comparti. Inoltre lo scorso agosto Kiko ha sottoscritto un finanziamento (con Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl/Bnp Paribas) di 270 milioni che sarà in grado di garantire la nuova espansione.

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