Superbonus: cessione del credito, adesso le banche pronte a ripartire

NOVITA’. Intesa e Unicredit si sono già mosse. Altri istituti stanno smaltendo le pratiche già avviate e qualcuno attende la definizione delle nuove regole.

Qualcosa si muove sul fronte della cessione dei crediti bloccati legati al Superbonus 110%, pari ad almeno 15 miliardi stando a calcoli dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. Mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti annuncia l’accordo con le banche per sbloccare il sistema e l’esecutivo lavora alla creazione entro giugno di un portale online per rimettere in circolo i crediti incagliati, alcuni istituti riaprono le procedure e altri si dicono pronti a farlo.

I primi ad andare in questa direzione sono stati Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il gruppo guidato da Carlo Messina, che conta 81 sportelli nella Bergamasca, ha siglato un accordo con l’Università Luiss «Guido Carli» per un valore fiscale pari a 60 milioni di euro, ma in realtà non ha mai smesso di utilizzare questo strumento con continuità e ha avviato contratti di ricessione per oltre 6 miliardi.

Dal primo decreto Aiuti del 2020 Intesa Sanpaolo ha acquisito complessivamente oltre 16 miliardi di crediti fiscali, pari al 50% del mercato, che corrispondono a circa 200 mila pratiche evase per oltre 70 mila clienti associati a oltre 160 mila immobili riqualificati sul territorio nazionale. Unicredit, con 27 sportelli in provincia, ha invece messo a punto una soluzione che a imprese, artigiani e professionisti che abbiano maturato crediti fiscali a fronte di sconto in fattura per spese sostenute nel 2022 consente di smobilizzare i crediti, ottenendo la liquidità necessaria per proseguire l’attività.

Banco Bpm, 75 sportelli sul territorio, ha acquistato sinora circa 2,5 miliardi su un plafond, già impegnato, di 4 miliardi. Al momento, fa sapere l’istituto, «oltre a proseguire con la clientela già contrattualizzata, è possibile uno sblocco limitato e selettivo per nuove operazioni solo nel caso in cui si liberino risorse a seguito della rinuncia da parte di clienti. La banca, comunque, nell’ottica di favorire la propria clientela, ha in corso di attivazione l’ampliamento del plafond per nuove posizioni».

Bper, con 63 sportelli in Bergamasca, per ora non ha avviato nuove pratiche «in considerazione del fatto che ha accolto richieste di cessione del credito per molto più tempo rispetto ad altri operatori, acquisendo pertanto significativi volumi da gestire, ed è in questo momento focalizzata sulla gestione degli attuali volumi presenti sulla piattaforma di acquisto crediti fiscali». La banca presieduta da Flavia Mazzarella sta comunque procedendo a stipulare accordi di cessione di crediti fiscali «in esito ai quali potrebbe valutare la riapertura della piattaforma».

Mentre Crédit Agricole comunica di essere pronta a muoversi non appena si saranno definite le nuove regole, Banca Sella, che il mese scorso ha aperto una succursale in via Camozzi 70, nel nuovo complesso sorto al posto della vecchia sede di Confindustria Bergamo, sta attualmente gestendo e smaltendo tutte le pratiche già contrattualizzate di cessione del credito collegate ai bonus edilizi e per ora non ne sta accogliendo di nuove.

Quanto alle casse rurali, Bcc Milano - 16 sportelli in provincia - continua ad acquistare i crediti nell’ambito degli accordi già presi con i propri clienti nell’ultimo anno, ma non ha ancora aperto nuove pratiche, mentre il presidente della Bcc Treviglio, Giovanni Grazioli, sottolinea che la sua banca «non ha mai interrotto le procedure di cessione del credito per imprese e privati, purché clienti da almeno sei mesi, e continuerà a seguire questa stessa linea».

Segnali di apertura sull’acquisto dei crediti incagliati arrivano anche da Poste italiane. «Siamo assolutamente pronti per ripartire - dichiara il condirettore generale Giuseppe Lasco - laddove ci sia una condivisione, anche con il governo, perché la nostra attività è diretta ai privati, alle famiglie».

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