Uomo e robot al lavoro insieme, apripista Kilometro Rosso e Università Cattolica

INNOVAZIONE. Accordo per lo sviluppo di nuove tecnologie. UniBg: uno spazio dedicato al Pnrr. In Brembo si stanno già testando gli esoscheletri come aiuto nelle mansioni più gravose.

Tre gruppi di persone, un unico obiettivo - mettersi a dieta - e vari strumenti per raggiungerlo, tra cui un robot. I soggetti a cui è stato affiancato l’automa hanno ottenuto risultati più soddisfacenti e, soprattutto, al termine del percorso, non volevano più separarsi dal robot. E qui sta il punto: come rapportarsi con le macchine in una società in cui la loro presenza è destinata ad aumentare. A partire dalle fabbriche.

L’accordo - un memorandum of understanding - sottoscritto ieri da Kilometro Rosso e Università Cattolica (nelle persone del presidente Albero Bombassei e del rettore Franco Anelli) punta alla collaborazione tra le due realtà proprio nello studio delle interazioni tra persone e robot umanoidi (e, più in generale, nuove tecnologie). La convenzione consentirà di realizzare ricerche e progetti sperimentali. Il Parco scientifico e tecnologico potrà ospitare studenti, laureandi e dottorandi dell’ateneo per attività di ricerca e formazione, mentre la Cattolica metterà a disposizione dei ricercatori del Kilometro Rosso i laboratori presenti nei suoi cinque campus di Milano, Piacenza, Cremona, Brescia e Roma.

Non siamo ancora ai livelli di fantascienza ipotizzata da Michael Crichton nel film «Runaway», ma in qualche azienda già si sperimenta l’utilizzo dei robot. Un esempio è dato proprio dalla Brembo, che in alcuni suoi stabilimenti in Italia e all’estero - tra cui quello di Curno - sta testando gli esoscheletri, vale a dire tutori indossabili che aiutano l’operatore nelle mansioni più gravose, come, ad esempio, quella di sollevare pesi.

Ricerca e sviluppo

«Spesso mi chiedono come Brembo abbia fatto ad affermarsi a livello globale – ha affermato Bombassei -. La mia risposta è sempre la stessa: perché abbiamo creduto nella ricerca e sviluppo». Se è vero che «abbiamo la fortuna di vivere in territori dove l’impresa è molto presente», il rovescio della medaglia sta nel fatto che «a volte mancano cultura e mezzi». Ma «il Kilometro Rosso nasce proprio per questo: prendere per mano Pmi e ragazzi che hanno idee per aiutarli a svilupparle». «La firma di questa convenzione per l’Università Cattolica è un’occasione molto importante, perché in questo luogo ci sono aziende e opportunità di trasferimento tecnologico – ha detto Anelli -. Fare ricerca oggi significa soprattutto cercare risposte a problemi specifici e questi aspetti li conosce meglio chi sta sul campo».

Del resto il Kilometro Rosso è il luogo dove, intorno alla macchina del caffè, è nata l’idea di pastiglie frenanti cementizie che, come ha spiegato Roberto Vavassori, chief Institutional relations officer di Brembo e componente del Cda del Kilometro Rosso, «sono in fase di test da un cliente costruttore di veicoli» per valutare se possono approdare sul mercato. Il legame cementizio sviluppato dalla collaborazione tra Brembo, Italcementi e l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri «richiede un minor impiego di materie prime nel processo, l’utilizzo del 70% in meno di acqua e riduce le emissioni di particolato». Brembo ha anche presentato un progetto di «Metaverso industriale» in fase di analisi ministeriale con «l’obiettivo di fare sperimentazione» e «creare una fabbrica virtuale per far funzionare meglio quella reale», ha precisato Vavassori.

Presenti 77 aziende

Il Kilometro Rosso in numeri si traduce in «77 aziende presenti, 2.500 tra addetti e ricercatori, mille nuovi profili formati all’anno», ha sottolineato il direttore del Parco, Salvatore Majorana. Tra i partner c’è anche l’Università di Bergamo, pronta a dedicare un suo spazio all’interno del Kilometro Rosso ad «attività e risorse in termini di persone e attrezzature legate al Pnrr», come ha sottolineato il professore dell’ateneo, Gianluca d’Urso. L’Università beneficerà di 31 milioni per progetti triennali e di altri 4 milioni per 70 borse di studio per dottorandi.

Non poteva mancare una visita al «Mario Negri», che nel 2019, come ha spiegato il direttore Giuseppe Remuzzi, «ha stretto un’alleanza con la Cattolica, creando una società consortile, l’Italian Institute for Planetary Health, che si occupa di ambiente e cibo». Ovvero di sistemi alimentari sostenibili per il nostro pianeta.

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