Zambonelli: «Non escludo due vicepresidenti. Ampliamento Fiera, urgente»

CAMERA DI COMMERCIO. Il presidente Zambonelli: largo Belotti dispone anche di risorse proprie per via Lunga. «Allo studio un progetto per un hub fuori città da cui partirà un solo mezzo per le consegne in Città Alta».

Il primo consiglio è stato al fulmicotone, ma il neopresidente della Camera di commercio, Giovanni Zambonelli, ha fatto suo il motto coniato dai britannici nel 1939: «Keep calm and carry on». Ha preferito non ribattere, infatti, quando mercoledì Giovanna Ricuperati, numero uno di Confindustria Bergamo, l’ha accusato di non aver mantenuto la parola data, assegnando solo un posto in giunta anziché due all’associazione degli industriali.

Presidente, come ha preso quell’affondo?

«Sono sereno, perché sono sicuro che il lavoro che farò con la mia squadra spazzerà il campo da qualsiasi dubbio o motivo di acredine. Giudicateci tra cinque anni. Lavoreremo duro. I problemi non mancheranno, ma da imprenditore sono abituato ad affrontarli ogni giorno, uno alla volta. Sono fiducioso anche perché in consiglio camerale so di essere circondato da persone intellettualmente oneste».

Ricuperati ha parlato di «volontà di esclusione o di un presidente ingabbiato nel suo stesso sistema», riferendosi al peso di Imprese & Territorio a discapito di Confindustria.

«Posso capire il suo malessere, ma la composizione della nuova giunta non inciderà sul buon andamento dei lavori camerali. Mio compito e desiderio è coinvolgere tutte le competenze in campo. Diversamente dal passato, tutti saranno chiamati a dare il loro contributo, indipendentemente dal fatto di essere in giunta o in consiglio».

Come vede l’ipotesi di una staffetta a metà mandato, come fu ai tempi di Malvestiti?

«Da parte nostra non ci sono preclusioni, ma deve esserci accordo. Potrebbe esserci un avvicendamento o, con una modifica allo statuto, si potrebbero creare due vicepresidenze».

Quali saranno le priorità del suo mandato?

«Le urgenze sono due: l’attrattività del territorio, che è al centro del Tavolo 2030 e ha ricadute anche sul mondo del lavoro, e l’ampliamento della Fiera».

Partiamo dal lavoro.

«Non si tratta solo della carenza di manodopera, ma di ragionare su formazione, trasporti, qualità della vita, housing sociale. Il problema va affrontato trasversalmente: la Camera rappresenta le imprese, ma Provincia, Comune, Università, sindacati, ordini professionali devono fare la loro parte. Il nostro ruolo sarà di coordinamento delle forze in campo. Siamo di fronte a un allarme rosso. Se perdiamo questa sfida, le imprese saranno costrette a delocalizzare, nel medio periodo il territorio si impoverirà e finiremo in una spirale negativa dalla quale sarà difficile riprenderci».

Paolo Agnelli, candidato alla presidenza di Bergamo Fiera Nuova, proprietaria degli spazi di via Lunga, dice che «sarà un lavoro difficile, perché chiama in causa le banche e la politica». Lei cosa ne pensa?

«La partita della Fiera è delicatissima. In primis, anche se la Camera è il socio di maggioranza di Bergamo Fiera Nuova, qualunque scelta deve essere fatta di concerto con Comune e Provincia. Poi c’è la questione dell’investimento economico, che cercheremo di coprire con fondi pubblici».

Il contributo della Regione, però, non è stato ancora approvato, perché si chiede un progetto più ambizioso che vada oltre il semplice ampliamento.

«Dobbiamo far ripartire al più presto il dialogo con la Regione e mi rendo disponibile in prima persona a farlo. Promoberg (la società che gestisce la Fiera, ndr), che dopo il Covid è stata bravissima a tornare sul mercato fieristico internazionale, oggi ha problemi di spazi e rischia di perdere fiere importanti che hanno una programmazione anticipata di anni. Al nostro interno abbiamo già chi ha le competenze per valutare e migliorare il progetto, per esempio Renato Guatterini, presidente di Ance, e Giuseppe Bassi, rappresentante degli ordini professionali in Camera di commercio. Comunque, come ha sempre sostenuto il mio predecessore Carlo Mazzoleni, al quale bisogna dare il merito di aver inquadrato il futuro di Bergamo Fiera Nuova in modo molto lucido, eventualmente la Camera dispone anche di fondi propri».

Quali sono gli altri temi del suo programma?

«Abbiamo diversi “paper” da portare a regime, in particolare quelli su trasporti e montagna. Oggi l’economia bergamasca si è spostata in pianura, ma non dobbiamo dimenticare le valli, sulle quali, anzi, dobbiamo continuare a investire. La mobilità, comunque, è un problema anche in pianura: i trasportatori sono i primi a volere un polo intermodale che permetta alle merci di arrivare su ferro e poi fare l’ultimo miglio su gomma. Anche per Città Alta presenteremo presto un progetto per ovviare al flusso di mezzi che incrementano traffico e inquinamento dentro le Mura».

In cosa consiste?

«Diciamo che ci sarà un coordinamento per il trasporto merci: da un hub appena fuori Bergamo partirà un unico mezzo che, a un orario preciso, salirà in Città Alta per consegnare di tutto, escluso il freschissimo».

Lei è ancora presidente di Confcommercio Bergamo. Come concilierà i due incarichi?

«Resterò fino ad aprile 2026, quando verrà approvato il bilancio 2025, poi mi dimetterò. Voglio essere super partes e dedicarmi a tempo pieno alla Camera. Posso farlo perché ho due figli che oggi possono mandare avanti le mie aziende».

Chi sarà il suo successore in Confcommercio?

«Vedrei bene l’attuale vicepresidente, Luciano Patelli, e Cristian Botti, ora presidente di Fogalco, come suo vice. Ma saranno i soci a decidere».

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