Agricoltori, la protesta e la disputa sul consenso

ITALIA. Per le strade di Roma i trattori non sfileranno - non è mai successo - ma si limiteranno a circondare la città dai parcheggi del Grande raccordo anulare che gira intorno alla città.

I capi degli «agricoltori traditi», scesi dai loro bestioni a motore, proveranno a farsi ricevere da Giorgia Meloni dalla quale si attendono qualche impegno concreto. Per il momento però è più probabile che riescano a salire sul palco di Sanremo dove sono stati invitati direttamente dal direttore artistico Amadeus che considera «giusta e sacrosanta la protesta» (ma ieri sera l’ufficio stampa della tv di Stato precisava che l’azienda non ha avuto alcun contatto con gli organizzatori).

In ogni caso, gli agricoltori che manifestano non sono quattro gatti come in un primo momento sono stati descritti: in direzione della Capitale lungo le strade consolari - Cassia, Nomentana, Salaria - qualcosa come duemila mezzi pesanti, guidati da gente dei campi che contesta le tasse del governo (che ha reintrodotto l’Irpef sui terreni agricoli cancellata nel 2016 dal governo Renzi) e la politica green dell’Europa. E proprio su questi due terreni che si registra una certa tensione nella maggioranza. Bisogna ricordare che il mondo agricolo è oggi considerato un serbatoio elettorale del centrodestra: non a caso la battaglia per occupare il ministero di via XX Settembre è stata assai accesa quando si è formato il governo, e il leghista Gian Marco Centinaio, ex ministro che punta al ritorno, è stato surclassato dal Fratello d’Italia Lollobrigida, componente del cosiddetto cerchio magico meloniano (ha sposato la sorella della premier).

Da quella postazione FdI ha un ruolo di interlocutore privilegiato con le organizzazioni professionali del settore - la Coldiretti di Ettore Prandini e la Confagricoltura di Massimiliano Giansanti - che sostengono volenterosamente il governo. «Io parlo con loro» ha detto il ministro Lollobrigida commentando le proteste della base. Ma il punto è proprio questo: che le proteste sono dirette anche contro le Confederazioni, accusate di non tutelare bene i loro associati. La frattura è preoccupante quando la base di settore socio-economico che vota compattamente i partiti di centrodestra si ribella ai suoi rappresentanti sindacali e politici. Ed è qui che è scattata la rincorsa a «comprendere» le ragioni di chi sta in strada: ha cominciato la Meloni («All’agricoltura abbiamo dato più risorse, la colpa è dell’ideologia green che è maggioritaria in Europa»).

Anche Salvini non ha perso l’occasione per attaccare l’Europa «green» proclamandosi totalmente dalla parte dei cortei, ma la stessa Lega, per l’esattezza proprio l’ex ministro Centinaio, se l’è presa con FdI che ha eliminato l’esenzione dall’Irpef per i terreni agricoli: «È stato un errore, noi lo avevamo detto», tant’è che è stato presentato un emendamento al decreto Milleproroghe che ripristina lo status quo (stessa iniziativa da parte dei renziani). Sentitisi piccati, quelli del partito della Meloni (il capogruppo Foti) hanno scaricato la responsabilità sul ministero dell’Economia, che guarda caso è retto da un leghista, Giorgetti, il quale però per ora tace. L’esenzione vale circa 250 milioni, e nessuno in realtà sa dove andarli a trovare.

Sulla questione, la segretaria del Pd Schlein non ha preso una posizione chiara e si è preoccupata soprattutto di difendere le norme sulla transizione verde che promanano da Bruxelles e che viceversa sono la bestia nera degli agricoltori che lamentano costrizioni, imposizioni e balzelli che continuamente piovono dalla Commissione europea.

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