Candidati e programmi nella corsa al Comune

BERGAMO. Dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, padre e padrone, era difficile scommettere su un futuro per Forza Italia.

Gli scenari più gettonati erano quelli di un partito stretto nella morsa di FdI e della Lega, pronte a spartirsi le vesti (e gli uomini) degli azzurri. Per il momento non è andata così, ma è di tutta evidenza che il prossimo appuntamento amministrativo sarà decisivo per il futuro degli uomini ora guidati dal vicepremier Antonio Tajani. Nell’attesa che si definiscano ulteriormente le decisioni degli eredi dello scomparso leader in merito al partito. Più economiche che politiche. Forza Italia nasceva giusto 30 anni fa ed è comunque stato il simbolo di una Seconda Repubblica naufragata senza che in verità si veda ancora un abbozzo di quelle successive: la forza traino del centrodestra per anni, quella capace di fatto di sdonagare la destra e portarla ai tavoli che contano. A tutti i livelli, da Palazzo Chigi a Palazzo Frizzoni passando per una miriade di amministrazioni più o meno piccole.

In questi ultimi anni abbiamo però assistito a un ribaltamento degli equilibri interni antecedente di parecchio alla scomparsa di Berlusconi, con il timone della coalizione passato prima ai salviniani e più recentemente a Fratelli d’Italia. Che nasce da una scissione interna al Pdl ben precedente alla dissoluzione del partito unico di centrodestra, durato al tirar delle somme poco meno di 5 anni. In un certo senso i meloniani erano una minoranza molto minoranza che ora si ritrova però saldamente al traino della rinsaldata coalizione, con Forza Italia passata però nel vagone di coda.

Vero che in questi 30 anni gli azzurri hanno creato una genia di amministratori locali, nonostante un radicamento relativo conseguenza della visione iniziale da partito leggero, così come la Lega. FdI ci sta invece cominciando a lavorare, sulla scorta dell’esperienza di qualche «vecchio saggio» della destra, soprattutto quella più moderata: è il caso di Franco Tentorio, uno dei due sindaci della storia del centrodestra in città. L’altro è stato Cesare Veneziani, il primo, la plastica rappresentazione del sindaco-manager prestato alla politica che tanto piaceva agli albori di Forza Italia. Ed erano stati proprio gli azzurri a individuarlo.

Ora il centrodestra tenta l’impresa di riprendersi Palafrizzoni dopo due mandati di Giorgio Gori e una batosta al primo turno 5 anni fa nonostante una Lega che in contemporanea aveva superato abbondantemente il 40% alle Europee. La conferma che quando si scende sul terreno amministrativo il candidato e i programmi fanno ancora la differenza. Dopo qualche ritardo di troppo la scelta è caduta su Andrea Pezzotta, avvocato conosciutissimo, fior di professionista ed esponente di una famiglia di «civil servant». Da sempre. La sua esperienza amministrativa è circoscritta ai 5 anni di assessore all’Urbanistica della Giunta Tentorio, al termine dei quali sembrava essersi allontanato dalla politica, al punto da aver rifiutato l’invito a candidarsi nel 2019. Se ha cambiato idea vuol dire che crede che anche le cose nella coalizione siano cambiate.

Il congresso di Forza Italia, che torna ad avere un segretario dopo oltre 4 anni e mezzo di commissariamenti vari, segna il vero fischio d’inizio di una campagna elettorale che il centrosinistra ha già cominciato da tempo indicando Elena Carnevali per il dopo Gori. La prima considerazione da fare è che sarà una bella sfida con due candidati di assoluto spessore, contesto che non tutte le città possono permettersi. La seconda è che ci aspettiamo un confronto serio e approfondito sui programmi: se quello degli uscenti sarà ovviamente nel segno della continuità (seppure con qualche inevitabile correzione), il centrodestra dovrà presentate un’idea alternativa di città capace di andare oltre gli slogan di facile presa e offrire soluzioni. Praticabili. Dall’accoglienza alla sicurezza, dal traffico al commercio. Sì, sarà sicuramente una bella sfida.

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