Candidati sindaci
Rischio in conto

Quasi tutto ancora in alto mare, per i candidati sindaco delle grandi città, nonostante il rinvio del voto a ottobre. Il Pd insegue tenace l’intesa con i 5S (quali?) ma bisognerebbe che questi ultimi si subordinassero sempre a candidati Pd, come sembra sia stato concordato a Napoli (l’alternativa era Fico…). Nelle poche città importanti in cui i pentastellati hanno governato con loro esponenti, il rigetto è unanime. È stato così per Parma (la prima, ma il sindaco abbandonò presto Grillo) e Livorno, ed ora è così per Torino e Roma.

Gli elettori non vogliono più giocare d’azzardo con l’incompetenza, trascinando nel gorgo i democratici. Quanto al centrodestra, è consapevole che sarebbero preferibili candidature moderate, più adatte a sparigliare e al voto disgiunto, ma Forza Italia arranca di suo e vale allora la regola un po’ autolesionistica che il leader debba essere chi è più avanti nei sondaggi. Ma non è ancora chiaro chi conta di più tra Salvini e Meloni. Ci sarebbero i cosiddetti civici, ma o i nomi sono improbabili (tale Micchetti a Roma ha già toppato equiparando il vaccino ad una droga) oppure scatta un problema più generale, e cioè la quasi totale indisponibilità della migliore società civile per incarichi così gravosi, persino pericolosi, perché un sindaco è schiacciato tra l’incudine dell’abuso di ufficio e il martello dell’omissione degli atti di ufficio. Pm e social non ti mollano, giorno e notte. Come si è visto a Lodi, la giustizia ci mette poi 5 anni per dire che ha sbagliato ad incriminarti, e nel frattempo hai rovinato la vita a te, alla tua famiglia e anche alla città che ha poi scelto un altro al tuo posto.

Per candidarsi, occorre quasi una vocazione al martirio che sfiora talvolta l’incoscienza, temperata solo dalla passione civile - merce rara e in genere compatita - perché neanche l’ambizione è soddisfatta, visto che tutto ciò che è politica sembra essere diventata immorale a prescindere. Essere sindaco di una grande città, lavorare al Campidoglio o a Palazzo della Signoria, potrebbe ripagare in teoria di tante tribolazioni, ma anche qui c’è un fuggi fuggi. A Napoli, il Rettore dell’Università, ex ministro, ha fatto un balzo all’indietro quando ha visto 5 miliardi di debito, l’equivalente di un anno di reddito di cittadinanza. Pare lo abbiano convinto promettendogli aiuti, ma 200 milioni sono poco cosa. Non è da invidiare, anche perché non potrà fare il Masaniello alla De Magistris. Dopo le rinunce degli Albertini e Bertolaso, a rischio divorzio in famiglia, finirà che si debba ricorrere o a qualche vecchia gloria ormai insensibile al fuoco come una salamandra (Gasparri a Roma, Lupi a Milano?) o che si inverta il percorso che sarebbe normale: ti fai apprezzare nella società e poi ti candidi.

Oggi, invece, uno sconosciuto che é diventato presidente della Camera per una lotteria nazionale, può essere scelto non per la capacità di gestire 5 miliardi di debito, ma per notorietà acquisita (Fico a Napoli?). Quanto poi ai sindaci dei Comuni più piccoli, chi glielo fa fare di dedicare anni di lavoro trascurato, di famiglia dimenticata, di fatica senza riposo in cambio di quattro soldi che, per di più, tutti credono invece siano gruzzoli da Paperone, perché così era scritto nel libro sulla Casta? Con il rischio di essere messo alla berlina se accetti poche centinaia di euro di ristoro Covid nel tuo trascuratissimo mestiere privato? O di dover fronteggiare a mani nude l’emergenza sanitaria e magari lasciarci anche la pelle (Val Seriana). Per non parlare dell’eroismo di chi si candida consigliere comunale, riempiendo liste multiple, con possibilità di elezione che sono matematicamente irrisorie rispetto ai seggi disponibili. Restano i giovani e le donne, questo sì, ed è l’unico fenomeno in controtendenza positiva, come dimostra la freschezza e l’entusiasmo di 19 sindaci under 35 in carica a Bergamo. La disperata ricerca di candidati continuerà fino all’ultimo giorno di presentazione delle liste, e ci auguriamo solo che non produca scelte a casaccio o banali concorsi di bellezza.

Fare il sindaco è un mestiere difficilissimo. In una città media non è più possibile dedicarsi part time. Bisogna studiare molto prima e dedicarsi totalmente durante. Solo chi corrisponde a questo profilo (ce ne sono, basta guardarsi attorno) dovrebbe avere il coraggio di accettare, e soprattutto questi dovrebbero essere i motivi per sceglierlo.

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