Conte cerca un approdo e il Pd resta
in attesa

C’è molto Pirandello in un presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che prima governa con la destra e poi disinvoltamente con la sinistra, sbeffeggiando gli uni e gli altri nel rivendicare continuità tra i suoi governi. Un personaggio in cerca di potere o un potere in cerca di personaggio? Democrazia diretta a parole o uso reale spregiudicato degli odiati strumenti di quella rappresentativa? Sempre della serie «uno, nessuno…», in questa attuale terza fase dell’avventura di Conte, si è ancora alla ricerca di un approdo per l’ex avvocato del popolo, capitato in politica per caso, ora stregato da un’attrazione irresistibile, che richiederebbe però qualità ancora tutte da dimostrare, perché la politica di solito vien prima dell’ascesa al potere.

Capo solo designato di un partito che sta sciogliendosi al sole, Conte conosce, ora che è sceso dalla macchina blu, le miserie dei piccoli calcoli di mille correnti allo sbando (una vale una…), sballottato da un fondatore incattivito dalle sue disavventure familiari, ma proprio per questo più desideroso di primazie almeno nella casa che ha inventato da zero.

Tornato in possesso, previo pagamento, degli elenchi dei propri seguaci, Conte si è liberato nel frattempo dell’ingombrante compagnia degli adepti di Rousseau, con tutto il loro esoterico bagaglio filosofico mescolato a meri interessi commerciali, l’intreccio a cui ad un certo punto era appesa la stessa Repubblica, senza imbarazzo istituzionale. Dal giorno in cui è stato indicato dall’alto, buttando nel cestino le precedenti designazioni di vertice votate dai residui devoti sul sacro web, sono passate settimane e mesi, ma l’avvocato è sempre un privato cittadino neppure iscritto al suo partito, senza uno statuto approvato. Saremo favorevolmente sorpresi se Conte si scoccerà di tutto questo balletto e tornerà a fare il professore e l’avvocato, oltretutto ben remunerato (dichiarazione Irpef da politico 10 volte inferiore a quella precedente). Ma è più probabile che alla fine un bel compromesso doroteo si possa trovare anche tra i sacerdoti del cambiamento. Intanto, in attesa della disfatta romana della Raggi, si guarda bene dal candidarsi al Parlamento, previa regolare campagna elettorale nel quartiere di Primavalle, perché ha capito che non è aria. Perdendo, sarebbe finita.

Eppure, gli italiani sono davvero comprensivi, perché i sondaggi segnalano ancora un certo gradimento, forse legato a quelle conferenze stampa in cui li intratteneva nottetempo per ore. Meglio lui di Arcuri e del balletto dei virologi. C’è anche qualcuno che pensa che sia merito suo la pioggia di miliardi Ue. In realtà, il giorno in cui arrivò al vertice Ue, era già tutto deciso tra Merkel e Macron, che si erano accordati su criteri generali e su indici oggetttivi, il principale dei quali era che l’Italia era messa molto male.

Mentre dunque il tormentone continua, sarebbe piuttosto utile avere indicazioni su cosa Conte voglia fare da grande. Aspetta di saperlo con ansia soprattutto il Pd, che prima lo ha consacrato punto di riferimento dei progressisti e poi ha registrato in risposta il fatto che per lui il governo con i progressisti era in totale continuità con quello con i leghisti, e che aspira ad una «assoluta maggioranza», evidentemente in competizione con i dem. Il suo consenso personale si basa sull’idea che offre di moderazione e gentilezza. Vuol forse dire che il suo M5S sarà un partito governativo, riflessivo, costruttivo? Ma allora che seguito si salverà di quel 32% che ha premiato l’antitutto, la negazione di quel che sapeva di corrotto realismo e rancido buon senso? Era il partito del no Tav, del no Tap, del no Vax, dell’anti Europa, dell’anti Draghi e solo dei sussidi a gogò.

Si tornerà a queste radici, con l’ossessione dell’onestà e degli scontrini, o si inseguirà il fantasma del centro, l’eterna illusione di una nuova Dc Di Battista oppure il neo statista Di Maio, tra pentimento anti giustizialista e riconoscenza a quel Bonafede-spazzacorrotti che lo ha portato in politica? Queste sono le cose che interesserebbero gli italiani, ma Conte non ha ancora avuto modo di occuparsene.

© RIPRODUZIONE RISERVATA