Corridoi per il grano: niente facile ottimismo

Non sarà assolutamente semplice mettere in pratica quanto si sta decidendo. Pertanto, bando al facile ottimismo! L’esperienza post 2014 all’Est insegna che l’essere pragmatici e avanzare passo per passo sono la strada maestra in un momento in cui, come riportano i bollettini dal fronte, gli scontri sul terreno rimangono cruenti e, a livello diplomatico, le accuse reciproche non tendono a diminuire. Certo l’essersi accordati sui corridoi per il passaggio del grano ucraino, come affermano i mediatori turchi, potrebbe essere un passaggio importante.

Ma tutte le parti in causa, per una questione di immagine, hanno interesse affinché si sciolga questo nodo. Nessuno infatti vuole apparire agli occhi delle opinioni pubbliche interne e internazionali come l’affamatore dei Paesi più poveri al mondo.

Il problema tecnico, tuttavia, resta. Il porto di Odessa è stato minato per evitare uno sbarco dal mare: mostrare il percorso seguito dalle imbarcazioni per evitare le mine potrebbe essere un azzardo. Il presidente Putin ha comunque promesso pubblicamente che le sue unità non sfrutteranno la cosa. Lo stesso dicasi per l’eventuale blocco dell’area da parte della flotta federale.

«Non ostacoleremo», ha ribadito ieri il capo del Cremlino al vertice dei Paesi del Brics, il passaggio delle navi commerciali che dovranno trasportare 5-6 milioni di tonnellate di frumento e 7 di mais.

Ma la situazione generale sul terreno pare cambiata: i russi si sono concentrati sul Donbass; Odessa è diventata nelle ultime settimane una zona di retrovia. La capacità sviluppata poi da Kiev di riuscire a colpire con estrema precisione unità in navigazione porta ad evitare azzardi ed eccessivi avvicinamenti alla costa.

In questa trattativa sul grano, Ankara ha spinto verso il raggiungimento di una intesa. La Turchia è destinata nel prossimo futuro a diventare il mercato in cui i russi e le compagnie occidentali - ancora operanti in Russia - compreranno la merce venuta a mancare per le sanzioni europee e americane. Dopo il 10 luglio, quando anche il passaggio attraverso il Baltico si fermerà come deciso dall’Ue, verranno utilizzate triangolazioni proprio via Turchia e Kazakhstan.

Per quanto riguarda, invece, il continuo scambio di accuse o addirittura insulti tra le parti ad alto livello è venuto il momento di non prestarci troppa attenzione e non offendersi. Meglio ignorarle. Questa è l’ora in cui volano gli stracci.

Chi segue questa linea comunicativa lo fa perché è conscio che il presente è un momento da falchi e non da colombe. Non è un’epoca per costruire accordi di lunga durata: la tragedia che abbiamo davanti è destinata a durare a lungo, forse anni, e le sue ripercussioni si faranno sentire per decenni nel Vecchio continente.

L’utilizzo di comparazioni storiche con la Seconda guerra mondiale - ieri il ministro degli Esteri russo Lavrov: «L’Ue e la Nato come Hitler» - serve soprattutto ad uso delle opinioni pubbliche interne e delle masse di popolazione con istruzione elementare. Sono queste ultime destinate a pagare il prezzo più alto di quanto sta avvenendo nei prossimi mesi, che si annunciano duri. È necessario, quindi, - pensano i comunicatori - mantenere forte il loro sostegno. Parlare al loro istinto è il modo migliore per assicurarsi il loro sostegno. Ma quanto durerà questo giochetto?

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