Diplomazia vaticana
sempre al lavoro
Il Papa ha incontrato in Vaticano poco prima di Natale Nadia Murad, la ventunenne yazida, premio Nobel della pace di quest’anno, ex-schiava dei jihadisti con tutta la sua famiglia uccisa, diventata il simbolo del genocidio del suo popolo e insieme di un riscatto che nella latitudini inquiete del Medio Oriente non può che avvenire insieme popoli religioni.
Inviando Parolin a Bagdad Francesco si infila di nuovo dentro la Terza mondiale combattuta a pezzi, anche se oggi il fragore delle armi si sente un po’ meno, perché la soluzione che rischia di venir proposta come unica e migliore è quella di un rafforzamento delle mitologia tribale e di un consolidamento delle politiche identitarie che non si fanno scrupolo nemmeno di spostamenti di popolazioni e di scambio di territori per irrobustirle. Oggi la soluzione sembra essere quella di territori eticamente e religiosamente puri o purificati, sciiti di qua, sunniti di là, cristiani chissà dove, rendendo globale nell’area la giustificazione di quanto non si era ancora fatto finora con la teoria dello scontro di civiltà.
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