Eletto Merz, ma la scossa al primo voto agita Berlino

MONDO. Alla fine è andata bene, Hans Friedrich Merz è il nuovo cancelliere della Repubblica Federale di Germania. Ma che fatica! Al primo turno il candidato cristiano-democratico ha dovuto subire la bocciatura dell’assemblea.

Erano necessari 316 voti per avere la maggioranza assoluta, ne sono arrivati solo 310. Solo in seconda convocazione al pomeriggio è riuscito ai vertici della coalizione di governo di Cdu/Csu e di Spd di far eleggere con 325 voti il decimo cancelliere della Repubblica Federale. Franchi tiratori è il nuovo conio della politica tedesca. Anche in passato vi sono stati governi con maggioranze esigue e ballerine. Il primo governo di Konrad Adenauer nel 1949 passò per un voto, il suo. Questa volta però sono stati 18 i deputati che nel segreto dell’urna hanno deciso di bocciare il proprio candidato. Non era mai successo che un cancelliere fallisse al primo turno. Settantasei anni di democrazia nel segno di una stabilità proverbiale che però ora appare perduta.

Le defezioni in Parlamento

Le defezioni in Parlamento esprimono risentimenti personali ma anche il disagio di alcuni deputati. La base elettorale sente il fiato sul collo degli estremisti di AfD e chiede misure stringenti soprattutto sul piano economico e dell’ordine pubblico. L’insicurezza è la madre di ogni crisi politica e come in nessun Paese d’Europa così è percepita oggi in Germania. Abituati al successo economico che pareva senza fine e confermati nella convinzione di essere i migliori, il popolo si sente tradito. AfD nei sondaggi demoscopici è il primo partito con il 26%. Alle elezioni era di poco sopra il 20% e nel nuovo Bundestag è la seconda forza politica. La mancata elezione al primo turno nulla muta nelle prospettive politiche del governo ma determina incertezza negli elettori.

In Sassonia Anhalt il presidente Rainer Haseloff ha governato bene ma non vorrebbe ricandidarsi. Lo dovrà fare su pressione del partito perché altrimenti il prossimo capo del governo del Land sarà di Alternative für Deutschland. Questa è la condizione politica che angoscia la Cdu. In tutta Europa i movimenti di destra sono in crescita. Ma mentre la maggior parte di questi sono per così dire a-fascisti, AfD ha invece caratteristiche filofasciste, il che in Germania vuol dire naziste. Ed è il motivo per il quale il partito di Alice Weidel è definito estremista di destra dai servizi federali preposti alla sicurezza interna.

La grande industria con Merz

Il dibattito politico in Germania gira sulla possibile ineleggibilità e già questo indica la disperazione politica del momento. Come si fa a proibire a dieci milioni di elettori, a tanto assommano i voti di AfD, di scegliere la propria forza politica. Il giorno dopo nascerebbe un nuovo partito dello stesso orientamento con un altro candidato, come sta accadendo in questi giorni in Romania. Alla politica si risponde con la politica. Ed è la sfida del nuovo governo. Dare la percezione che alle chiacchiere seguano i fatti. La grande industria è con Merz, i sindacati con la Spd anche. Mancano i lavoratori, quelli che ingrossano le file di AfD e che nella convinzione di molti si vedono trascurati. Questa volta la partita non è solo economica. Giocano anche fattori di orgoglio nazionale della propria identità. Situazioni non nuove in Europa e tutto questo travaglio ci verrebbe risparmiato se AfD fosse solo un partito populista. Ma non è così.

L’ultimo numero di Der Spiegel spiega come ogni famiglia tedesca dovrebbe far i conti con l’obbedienza, la simpatia ma anche l’ignavia verso il nazionalsocialismo dei propri nonni. Di questo sembra non si abbia preso coscienza fino in fondo. E alla fine AfD può contare sull’indifferenza dei molti verso il tema fondante di ogni democrazia. Solo una ritrovata grandezza economica e politica potrà dare certezze ai dubbiosi. Ed è la grande scommessa di Friedrich Merz.

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