
(Foto di Ansa)
MONDO. Il quotidiano tedesco «Süddeutsche Zeitung» ha pubblicato un articolo intitolato «Quanto vere sono le immagini di Gaza?».
Il tema prende spunto dalla foto scattata da un collaboratore dell’agenzia di stampa statale turca «Anadolu»: nella Striscia puntava l’obiettivo su un gruppo di palestinesi, affacciati da un muretto, mentre sventolavano contenitori vuoti, come per ricevere cibo. Ma dall’altro lato della barriera non c’era distribuzione di alimenti, bensì lo stesso reporter. Si tratta di una fotografia «staged», una messa in posa a favore dell’obiettivo. Apriti cielo: quotidiani italiani e profili social hanno rilanciato l’immagine per sostenere con cinismo che la denutrizione a Gaza sia una fake news.
È nota la citazione «la prima vittima della guerra è la verità», attribuita a Eschilo. Però non significa che la verità non esista: non è a disposizione e va cercata, soprattutto nei conflitti, compiendosi in zone pericolose e non facilmente accessibili o nascosta perché materia delicata, oggetto di opposte propagande. Ma c’è: è la carne vilipesa e ferita delle vittime, le distruzioni immani, le persone in fuga portandosi addosso povertà totale e grandi traumi psicologici. Nelle zone di guerra esistono testimoni attendibili: giornalisti seri e scrupolosi (l’accesso a Gaza è però vietato) e operatori di organizzazioni non governative che si sono formati in mezzo al dramma dei conflitti e agiscono per curare e per ricostruire, in contesti che vanno in direzione opposta. Sono anche medici e infermieri di queste organizzazioni a testimoniare che la Striscia è preda di una denutrizione grave, diffusa e inconfutabile.
Sui social e nei talk show televisivi il dibattito sui conflitti è segnato dall’assenza del senso del tragico, dalla negazione di fatti per far prevalere le opinioni: lontani dalla verità e quindi dall’individuare vie d’uscita dalle guerre e possibili prevenzioni future.
Del resto proprio Israele e Stati Uniti stanno pensando di rivedere l’attuale, infausto e pericoloso sistema di distribuzione del cibo perché evidentemente il problema c’è ed è destinato ad acuirsi con l’annunciata occupazione della Striscia decisa nelle scorse ore dal Gabinetto di guerra israeliano: l’esercito prenderà il controllo totale in particolare di Gaza City, costringendo a nuovi sfollamenti. «Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo. Sarà tutto estremamente complesso» ha riconosciuto il Capo di stato maggiore di Israele, Eyal Zamir. Sui social e nei talk show televisivi il dibattito sui conflitti è segnato dall’assenza del senso del tragico, dalla negazione di fatti per far prevalere le opinioni: lontani dalla verità e quindi dall’individuare vie d’uscita dalle guerre e possibili prevenzioni future. Almeno quando c’è di mezzo la vita di migliaia di persone, le ideologie settarie e la ricerca di facili consensi andrebbero spente di fronte alle evidenze, senza la scorciatoia mendace dei negazionismi o dei complottismi: «Continuamente nascono i fatti a confusione delle teorie» diceva lo scrittore Carlo Dossi.
I social sono diffusori di fake news, anche di guerra, ma offrono allo stesso tempo profili documentati con onestà intellettuale. Pure internet diffonde menzogne, però nel mare del web sono reperibili scrupolosi siti di fact-checking, di verifica dei fatti. L’Intelligenza artificiale è capace di produrre finte fotografie pubblicizzabili come vere ma è anche uno strumento in più per la ricerca. Lo sviluppo tecnologico oggi offre le immagini satellitari o i droni per vedute panoramiche, che hanno certificato l’immensa distruzione della Striscia di Gaza e la sopravvivenza di due milioni di sfollati immiseriti e impauriti nelle tende fra le macerie.
Grazie proprio a immagini satellitari, nel febbraio 2023 fu possibile individuare migliaia di tombe senza nome nei pressi della città ucraina di Mariupol, brutalmente assediata dall’esercito russo tra il febbraio e il maggio 2022, quando fu conquistata e annessa da Mosca dopo essere stata distrutta al 90%. Ancora oggi sono introvabili almeno 25mila dei suoi abitanti: i parenti reclamano verità e il loro dolore, ciò che hanno vissuto, visto e perso non è una fake news. Purtroppo.
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