Giovani e l’Europa
Lezioni di futuro

Un filo invisibile ma saldo legava ieri Ursula von der Leyen a Papa Francesco. Il tema era quello dei giovani e indirettamente le radici spirituali e cristiane dell’Europa. Accettare da parte della presidente della Commissione europea l’invito di una lectio magistralis per i cent’anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è parso più che mai opportuno e confortante rispetto alla recente gaffe del tentativo di cancellare il Natale privandolo del suo più autentico significato da parte della commissaria all’Inclusione Helena Dalli. Non sono mancati i segnali di distensione anche nei confronti del Governo dopo le polemiche create dalla decisione di «alzare i ponti levatoi» nei confronti di chi entra in Italia per arginare la variante Omicron e sfruttare il «vantaggio» del nostro Paese.

«Grazie alla solidarietà europea e alla capacità dell’Italia di gestire efficacemente la pandemia, l’economia italiana sta crescendo più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo». Il Pil italiano, ha pronosticato, ritornerà ai livelli pre-crisi già entro la metà del prossimo anno. Gli ordinativi sono in crescita e le imprese sono alla ricerca di personale. «Negli ultimi anni non ci sono mai state così tante offerte di lavoro».

Ma il cuore della sua lectio è stato il riferimento ai giovani. Parole che echeggiavano quelle del pontefice nel suo messaggio inviato all’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli. Non prive di un amaro realismo. «Troppi giovani rimangono ancora disoccupati», ha ammesso la presidente von der Leyen. «In questi mesi di ripresa economica, l’occupazione giovanile sta crescendo più lentamente rispetto a quella delle altre fasce d’età. È ora di cambiare le cose. Voglio un’economia che funzioni per i giovani come voi. Un’economia che corrisponda alle vostre attese. Un’Unione Europea per la prossima generazione».

Un intervento di alto profilo, che tra l’altro ha riconosciuto il ruolo dell’università (a nome di tutte le università italiane e d’Europa) di formatrice della classe dirigente del domani. «Una nuova generazione di leader si sta formando tra queste mura. È la generazione che darà forma all’Italia del dopo-pandemia. Quella generazione siete voi, studenti e studentesse che mi ascoltate oggi. Tra non molti anni sarete giovani professionisti e professioniste con idee ed energie nuove. Il futuro è nelle vostre mani. Il futuro è della prossima generazione di europei. E questo mi riempie di fiducia. Nonostante l’incombere della quarta ondata della pandemia e le incertezze che dobbiamo ancora affrontare». Un punto centrale: l’entusiasmo giovanile, nonostante lo sconforto comprensibile di chi non ha ancora trovato la propria strada (ma la troverà certamente), come energia per costruire il futuro del Paese e dell’Europa dopo la pandemia.

Dopo lo sforzo in prima linea dei sanitari, il testimone passerà a loro. Parole che si legano a quelle di Francesco, dello stesso tenore, nel videomessaggio inviato per la stessa occasione alla Cattolica: «In questi tempi confusi, resi ancora più complessi dalla pandemia, vi ripeto: non lasciatevi rubare la speranza! E non lasciatevi contagiare dal virus dell’individualismo. È brutto questo, e fa male. L’università è il luogo adatto per sviluppare gli anticorpi contro questo virus: l’università apre la mente alla realtà e alla diversità; lì potete mettere in gioco i vostri talenti e metterli a disposizione di tutti». Due grandi lezioni per il futuro dell’Europa.

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