Gli annunci illusori e la realtà delle cifre

ITALIA. Le realistiche avvertenze di Giorgetti a Rimini hanno spento l’illusione che i problemi del Paese siano sostanzialmente solo due: trovare una quadra sul salario minimo e stangare un po’ le banche.

Il ministro dell’Economia deve già fare i conti con ben altro. Un fabbisogno del Tesoro da 95 miliardi (in 6 mesi più 5, rispetto al 2022), 20 miliardi di tasse che mancano all’appello (il super bonus si fa sentire) e un buco copribile solo con i 19 miliardi della terza rata Pnrr, che però aspettiamo da 8 mesi, e peraltro va usata per altri scopi. Salario minimo e tassazione delle banche appartengono alla coda inesauribile del populismo. Chi non si indigna, per salari di 5/6 euro l’ora? Chi mai negherebbe una firma on line per chiedere che si vada subito a 9, anzi un po’ di più, tanto che ci siamo? E chi ha simpatia per le banche avide e cattive, che i soldi li danno solo a chi li ha già?

Che i due problemi siano un po’ più complicati non passa neppur per la mente dei produttori un tanto al chilo di consenso, alla Salvini e Conte (il Pd scuote l’albero e i pentastellati raccolgono i frutti). Il salario minimo per legge esiste in tanti Paesi, si dice, ma solo in Italia le parti sociali coprono con contratti regolari il 97% dei lavoratori. La proposta Cgil/Pd (fino a ieri contrari) sventola i 9 euro, ma rimanda ai contratti nazionali. E allora si scopre che una categoria considerata reietta come quella dei riders, applicando il contratto logistica, già oggi può contare su 11,20 euro l’ora. Riferendosi agli 11 contratti più importanti, Michele Tiraboschi e Francesco Lombardi hanno estratto una media di retribuzione di 10,29 euro ora. Si ragioni su questo, anziché raccogliere firme e inventarsi il 9 euro politico. C’è il rischio di allargare sacche di lavoro nero e di squilibrare in su o in giù un mercato già spiazzato dal reddito di cittadinanza. Si attende il Cnel, ma ha già calcolato in alcune decine di migliaia (non i 4 milioni di Conte) chi ha veramente bisogno di tutela per legge.

Sulle banche, poi, è anche peggio, come ha spietatamente argomentato su questo colonne Mario Comana. Anche qui, per smania di consenso facile, si è fatta circolare l’idea che era una punizione per gli ottimi (!) risultati di bilancio 2022. Una cosa demenziale, ma populista, e quindi vincente. Con in più un disastro politico, con ruolo di attore non protagonista di Forza Italia, sempre più partito che governa a sua stessa insaputa. Disastro finanziario e reputazionale, con la Borsa che perde 9 miliardi, solo per la vanagloria di parlare di extraprofitti, confidando in un paese che demonizza il profitto, figuriamoci quello chiamato extra.

Sembrano marxianamente furti, non l’uscita da una crisi minacciosa per i poveri più che per i ricchi. Riassorbire 357 miliardi (2015/2022) di sofferenze bancarie significa anche gestire un’operazione di stabilità sociale. Ben ha fatto il presidente Abi Antonio Patuelli a mantenere i nervi saldi di fronte a tanta superficialità. Nella gara delle vanterie, naturalmente ha vinto Matteo Salvini, che ha raccontato di miliardi messi a disposizione dei titolari di mutui (quelli futuri, non quelli in corso, altro inganno).

Non bastando, ha promesso di finanziare con quei soldi la Fiat tax e (boom!) le nuove aliquote Irpef.

In realtà, se va bene, sono 1,6 miliardi, cioè la metà di quanto lo Stato ha deciso, a Ferragosto, di sborsare per nazionalizzare la rete Tim insieme agli americani di Kkr, si dice come contropartita dell’abbandono della via della seta cinese, geniale trovata di Luigi di Maio (usque tandem?).

Ma vuoi mettere la soddisfazione di fare il castiga-banche, dimenticando che l’81% dei loro azionisti sono piccoli risparmiatori! Insomma, dopo l’illusione di Ferragosto, resta non invidiabile la posizione del Ministro dell’economia, che non fa proclami alle feste leghiste, ma dovrà ora allestire la manovra 2024. A fronte di 28 miliardi di spese già sicure, apre il cassetto e trova nel Nadef 7 miliardi, due meno di quelli che servono solo per la ricostruzione della Romagna….

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