Il cappello su Bibbiano
ma nulla è cambiato

Bibbiano è un paese di 10 mila abitanti in provincia di Reggio Emilia. È assurto alle cronache nazionali nel giugno scorso quando per ordine del gip di Reggio furono eseguite 18 misure di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone ritenute parte di un sistema illecito di affidamento dei minori tolti alle famiglie di origine. Nel mirino degli inquirenti finirono, oltre al sindaco di Bibbiano, anche assistenti sociali, psicologi e liberi professionisti accusati a vario titolo di aver alterato il meccanismo degli affidi in tutto il territorio della Val d’Enza (dove si trova il Comune emiliano).

A giugno era ancora al potere il primo governo Conte, gialloverde. Il vice premier Luigi Di Maio definì il Pd «il partito di Bibbiano» e il suo collega Matteo Salvini accusò i Dem «di fare business sui bambini». Cambiato il governo, restò la Lega protagonista di una campagna forsennata (a inchiesta non ancora conclusa e a processi ancora da celebrare) contro i Democratici, facendo proprio lo slogan «partito di Bibbiano», oltre a «parlateci di Bibbiano». Il sindaco è infatti del Pd, così come il presidente della Regione Stefano Bonaccini. E domenica in Emilia si terranno proprio le elezioni regionali. Domani Salvini, tutor della candidata governatrice Lucia Borgonzoni, terrà un comizio proprio in paese, dove sarà presente anche il movimento delle «Sardine», ma in un auditorium.

Fin qui la canea delle accuse a colpi di spot. Ma compito della politica non è solo denunciare eventuali storture, e tantomeno cavalcarle, ma dare risposte possibilmente efficaci ai problemi.Il Carroccio ha proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su affidi e case famiglia: sarebbe la nona sul tema negli ultimi 17 anni. In commissione giustizia alla Camera giace invece una proposta di riforma dei 5 Stelle, che limita fortemente la discrezionalità del giudice minorile per «salvaguardare l’unità del nucleo familiare». Si ritiene più opportuno allontanare il genitore responsabile di maltrattamenti invece del bambino. Se proprio va sottratto, si privilegia l’accoglienza di un parente entro il quarto grado o un conoscente di cui il minore si fida. Ineccepibile in linea teorica, sempre che parenti e conoscenti abbiano competenze educative e garanzie di cura verso un bambino che vive disorientamento e sofferenza. E chi è in grado di verificare queste condizioni? Il giudice minorile, la cui funzione si vorrebbe limitare. La bozza di riforma prevede inoltre «la sospensione dell’esecuzione qualora il minore opponga resistenza o manifesti in modo evidente la volontà di non distaccarsi dai genitori». Ma non si tiene conto di un’eventualità: come valutare i casi in cui il condizionamento psicologico verso il bambino è così pesante da rendergli impossibile il distacco anche di fronte a maltrattamenti palesi, come succede?

È invece incomprensibile e punitiva l’idea di eliminare ogni contributo pubblico per le comunità familiari e di destinare le risorse alle famiglie affidatarie. Le realtà che accolgono i minori «potranno ricevere da soggetti pubblici esclusivamente rimborsi spese da calcolare in relazione al numero di minori ospitati». Significa non conoscere la realtà: le comunità oggi ospitano oltre 12 mila minori e non esistono altrettante famiglie disposte a prendere questi ragazzi in affido.

Nessun partito può chiamarsi fuori dall’arretratezza di un sistema in difficoltà. La legge che lo regola è la 184: ha 36 anni ed ha subito solo ritocchi. Allora la società e le famiglie erano più temprate. Oggi non sono rari i casi di nuclei segnati da fragilità e dipendenze, dove i minori subiscono violenze fisiche e/o psicologiche. Risale addirittura al 1941 invece l’articolo 403 del Codice civile che permette tra l’altro a un assistente sociale, in modo discrezionale e senza consultazioni, di allontanare un minore dalla famiglia sulla base di una presunzione di pericolo. Inoltre è impossibile da parte dei genitori a cui viene allontanato un figlio avere un contraddittorio paritetico prima dell’avvio del procedimento; l’operato delle cooperative di servizi sociali a cui i Comuni sotto i 15 mila abitanti possono delegare le funzioni avviene di fatto senza verifiche di merito e i tribunali e le procure minorili sono in uno stato precario. Non si fa demagogia né si specula su un tema così delicato. I partiti per una volta affrontino insieme il problema: parlateci di questo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA