Il futuro delle città tra idee e muscoli

ITALIA. Sarà una lunga campagna elettorale in quel di Milano. Quasi infinita. Si andrà alle urne a primavera del 2027, ma le schermaglie per il dopo Sala sono già iniziate e la battaglia si annuncia a tutto campo con il centrodestra che tenta la riconquista di Palazzo Marino, abbandonato nel 2011.

Da lì in avanti è stata tutta una teoria di sindaci di centrosinistra, prima Giuliano Pisapia e poi due mandati di Giuseppe Sala. Che in Comune c’era già stato come direttore generale di Letizia Moratti, ultimo sindaco del centrodestra: trampolino di lancio verso i vertici dell’Expo prima e la candidatura a sindaco poi. Nell’opposto schieramento però, quasi a confermare la tesi nemmeno tanto sotterranea che Milano si governi un po’ da sola al di là delle coalizioni.

La storia amministrativa di Milano

Dall’elezione diretta del sindaco, nel 1993, la storia amministrativa di Milano è divisa in due: fino al 2011 il centrodestra, poi il centrosinistra. Insomma, si annuncia una sfida al calor bianco e ad alzare già la temperatura ha sicuramente contribuito l’inchiesta sull’urbanistica che ha fatto vacillare pericolosamente lo stesso Sala e lasciato fior di malumori (e perché no, qualche dubbio metodologico e di visione...) anche nella sua coalizione. Ma anche sollevato il velo sulla realtà di città tanto competitive e moderne quanto al contempo capaci di escludere strati di popolazione sempre più ampi, e il tema - nota bene - non è esclusiva di quelle grandi. Anzi.

Esiste una componente sociale sempre più a rischio esclusione e sempre più ampia: non sono solo gli ultimi, ma anche i penultimi e a salire, fino ad arrivare a quel ceto medio che non ce la fa più ad abitare (e quindi a vivere...) realtà come quella milanese, molto sberluccicanti ma sempre meno attente. Fasce sociali che rischiano lo sfratto non solo dalle proprie case, ma da un contesto ben più ampio che comprende quei servizi di base sempre più a rischio.

Il caso Leoncavallo

A proposito di sfratto, dopo 40 anni di tira e molla ieri è arrivato un po’ a sorpresa quello per il Leoncavallo, storico centro sociale milanese che già nel 1994 (con sindaco Formentini, il solo leghista arrivato a Palazzo Marino) aveva dovuto spostarsi dal Casoretto in quel di Greco. Uno storico spazio dell’antagonismo milanese che, in verità, con il passare degli anni è diventato più un simbolo che un reale problema di ordine pubblico: per capirci, le frange davvero estremiste da tempo bazzicano ben altri luoghi e al Leonka c’è passato di tutto Persino un giovine Matteo Salvini che ai tempi rappresentava l’estrema sinistra padana. Ma nelle dinamiche di una città complessa come Milano anche i simboli hanno il loro peso e così lo sgombero è stato salutato con toni trionfalistici da un centrodestra che ne ha fatto (da sempre) una battaglia di legalità.

Orbene, auspicando che il medesimo metro venga applicato altrove, per esempio nel palazzo romano di Casa Pound (diversamente il «no a zone franche» della premier Meloni appare solo strumentale) e al netto che lo stesso Sala non sarebbe stato (a suo dire) avvisato in un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di poche ore prima, lo sgombero assume anche un indubbio significato di natura politica in questo momento storico di Milano. Un gesto forte con il quale il centrodestra legittima la sua titolarità nel governare la città all’insegna di quel «law and order» che tanto piace a FdI, Lega e Forza Italia. Almeno come enunciazione di principio.

E ci sono i Giochi olimpici invernali

Insomma, siamo già nel bel mezzo di una lunga campagna elettorale e con alle porte un appuntamento come i Giochi olimpici invernali, una vetrina planetaria per Milano. L’auspicio è una sorta di tregua olimpica, giusto il tempo di riordinare le idee da ambo i lati e lavorare a proposte per una città che, forte della sua naturale tendenza all’innovazione, sia però allo stesso tempo capace davvero di includere e rispondere alle sfide di una complessità che non bussa più alle porte, ma è già dentro le nostre case. Se non qui e ora, dove e quando? Nel pieno (e necessario, sacrosanto...) rispetto della legalità, ma mostrando anche idee e non soltanto i muscoli.

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