Il sollievo degli azzurri e l’affluenza erosa ancora

ELEZIONI. Un mini test elettorale che, prima ancora della valutazione politica, segnala la progressiva erosione del dato dell’affluenza alle urne che crolla quasi dappertutto.

La disaffezione dalle urne nei primi turni delle amministrative è sempre stata curata dalla prossimità delle questioni locali: evidentemente non è più così. Ma, fatta questa premessa di quanto si sia ristretta la torta elettorale, si può tirare qualche conclusione politica. Per esempio che Forza Italia può finalmente tirare un sospiro di sollievo con la vittoria di Adriano Galliani nel seggio senatoriale di Monza che era di Silvio Berlusconi. In questa successione c’è una evidente carica emotiva che i berlusconiani sottolineano con grande soddisfazione: Galliani era un alter ego del Cavaliere, con lui ha costruito una parte di quell’impero nel cui cuore, la Brianza, continua ad avere il suo peso. Lo dicono in coro Marina Berlusconi e Antonio Tajani, Letizia Moratti e tutti gli alleati che forse oggi sono preoccupati della possibile sparizione del partito azzurro più di quanto nel recente passato fossero ansiosi di ereditarne i voti per aumentare il proprio pacchetto elettorale. Tutti infatti sanno e capiscono che senza la stampella di Forza Italia in Parlamento il governo non sta in piedi.

E la cosa è particolarmente importante in queste giornate di grandissima tensione tra Roma e Cologno Monzese, tra palazzo Chigi e il palazzo Mediaset, tra Meloni e Marina Berlusconi dopo il celebre fuorionda dell’ex compagno di Giorgia che Striscia la Notizia ha rilanciato da Canale 5 su tutti i media nazionali e internazionali proprio nel momento in cui l’interessata era in partenza per il vertice del Cairo. Ed è stata proprio lei, Meloni, a rendere «politica», oltre che personale, la vicenda, prendendosela con chi «l’ha voluta indebolire colpendola in famiglia». Giornate in cui un collaboratore stretto della premier come Donzelli annuncia che Fratelli d’Italia «non farà sconti» a Mediaset come a nessun altro (e somiglia molto da vicino ad un avvertimento) mentre un altro – questa volta anonimo – dirigente del partito di governo prevede che «in campagna elettorale marcheremo le differenze». Già, perché il problema è sempre lo stesso: la gara delle europee di giugno quando gli italiani andranno a votare con il sistema proporzionale che ha molti difetti ma almeno un pregio: misura esattamente un partito per quello che pesa, non un voto in più e nemmeno uno in meno di quelli che volontariamente gli hanno dato il proprio consenso. Dunque è e sarà lotta all’ultima scheda, e Forza Italia sa di rischiare grosso. Ma come dicevamo prima, una batosta per il partito che fu di maggioranza relativa potrebbe avere conseguenze non gradevoli per il governo.

Altri risultati elettorali, quelli in Trentino e in Alto Adige. A Trento il leghista Fugatti, dopo le furibonde polemiche sugli orsi da abbattere, è stato premiato e farà il bis alla presidenza della Provincia autonoma. Dal Consiglio esce Forza Italia e la Lega in quanto partito si ridimensiona pesantemente mentre FdI segna un successo. A Bolzano crolla la SVP che – ironia della sorte – per continuare a governare dovrà per forza di cose mettersi d’accordo proprio con FdI (al 6%) che è l’erede di quel Movimento Sociale che un tempo era il più acerrimo nemico dello statuto speciale e difensore inflessibile dell’«italianità» dell’Alto Adige. Il resto del consiglio – dove i cognomi italiani sono 5 su 35, mai così pochi – sono spartiti tra destre tedesche e no vax. La Lega passa dall’11 al 3 per cento. Il centrosinistra potrebbe consolarsi con Foggia dove è in vantaggio una candidata vicina a Giuseppe Conte.

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