In Rai l’era Meloni parte col sostegno dei 5 Stelle

IL COMMENTO. La partita per la conquista della Rai si è compiuta: oggi il consiglio di amministrazione formalizzerà le nomine della nuova dirigenza sulla base del patto tra i partiti di maggioranza e di questi con l’opposizione. Ora sarà il centrodestra a dirigere le danze per costruire quella «narrazione» sull’Italia che ritiene più consona alla maggioranza degli italiani che hanno votato per Giorgia Meloni.

Alla sinistra, storicamente ben più incistata nei gangli del potere televisivo, resterà il ruolo di testimonianza minoritaria. La regia di questa operazione viene affidata per un anno a Roberto Sergio, manager di tradizione democristiano-moderata, e successivamente a Gianpaolo Rossi, il punto di riferimento della destra in tv. Al termine del mandato di questo consiglio di amministrazione, Rossi, ora nominato direttore generale, prenderà il posto di Sergio come amministratore delegato e potrà dunque gestire l’azienda senza mediazioni.

Ci sono due filoni da seguire in questo racconto: il primo riguarda la trattativa tra FdI, Lega e Forza Italia. La seconda l’atteggiamento delle opposizioni. Quanto al primo, la cosa che balza agli occhi è che Giorgia Meloni ha imposto a tutti il nome di Gian Marco Chiocci alla direzione del Tg1, la poltronissima del sistema Rai, in sostituzione di Monica Maggioni che viene trasferita all’Offerta Editoriale. Chiocci, attuale direttore dell’Adn-Kronos, lo voleva la premier ma non i suoi uomini in Rai che gli avrebbero preferito Nicola Rao, attualmente direttore del Tg2: non c’è stato modo di spuntarla. Dall’Ammiraglia Rai, Chiocci ogni sera nel telegiornale più seguito amministrerà le news mentre in due direzioni chiave – il Day Time e l’Approfondimento – Angelo Mellone e Paolo Corsini sorveglieranno le trasmissioni.

La Lega mantiene il fortino dell’informazione regionale e un’altra direzione strategica: l’intrattenimento serale che va a Marcello Ciannamea (al posto di Stefano Coletta, il regista del contestatissimo ultimo festival di Sanremo). Francesco Pionati, ex pupillo di De Mita e poi di Berlusconi, governerà con la maglia leghista i giornali radio. C’è chi dice che Salvini ne esce sconfitto ma così non sembrerebbe. Forza Italia si assicura il Tg2 con Antonio Preziosi e Rai-Sport con Jacopo Volpi.

Questo disegno, però non si sarebbe completato se nel consiglio di amministrazione non fosse arrivato ai tre componenti di centrodestra il benevolo sostegno indiretto del membro del M5S che, astenendosi, ha guadagnato a Giuseppe Conte posizioni ben più importanti del ruolo politico che gli ex grillini riescono ora ad esercitare: Rai Parlamento, Radio2 e l’importantissima direzione Cinema.

Chi esce veramente sconfitta dalla partita è Elly Schlein: da una parte il Pd si è visto falcidiare le posizioni che manteneva da tanti anni, dall’altra ciò che è rimasto non porta di sicuro il segno del partito che la Schlein vorrebbe costruire a sua immagine e somiglianza: né il direttore del Tg3 Mario Orfeo, né la responsabile di Rai Cultura Silvia Calandrelli o quella della Fiction Maria Pia Ammirati, infatti, appartengono al «nuovo corso». L’impressione è che tutte le manovre siano avvenute sostanzialmente all’insaputa della segretaria.

Con la Rai si va chiudendo la stagione delle nomine: dopo le grandi aziende pubbliche e i vertici delle forze dell’ordine, anche viale Mazzini si incanala secondo i voleri della maggioranza politica uscita dalle ultime elezioni. Manca il commissario all’emergenza in Emilia: Meloni vorrebbe il presidente della regione Stefano Bonaccini, sgradito a Salvini (che smentisce però di aver posto veti). Vedremo questa chi la vincerà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA