
L'Editoriale
Lunedì 15 Settembre 2025
Intelligenza artificiale, lavoratori da tutelare
MONDO. L’intelligenza artificiale è oggi al centro della questione sociale. Nel suo messaggio alla Seconda conferenza annuale su Intelligenza Artificiale, Etica e Governance d’Impresa, Papa Leone XIV ha sottolineato come l’IA possa aprire nuovi orizzonti di uguaglianza o fomentare conflitti.
Ha invitato a preservare l’apertura umana «alla verità e alla bellezza», qualità che consentono di «cogliere ed elaborare la realtà». La vera saggezza, sottolinea, consiste nel riconoscere il «vero significato della vita», non nel semplice accumulo di dati. L’IA deve essere considerata uno strumento al servizio dell’uomo, come ricordato anche da Papa Francesco, capace di generare scoperte benefiche nella scienza e nella medicina e di promuovere autentica uguaglianza. Il suo uso egoistico, invece, può alimentare conflitti e aggressioni. Si tratta, a mio parere, di un chiaro invito ai credenti e a tutte le persone di buona volontà a partecipare attivamente alla riflessione etica sullo sviluppo tecnologico, promuovendo una governance responsabile e uno sviluppo giusto e umano.
Il mondo del lavoro cambia
L’intelligenza artificiale sta trasformando rapidamente il mondo del lavoro in Italia. Ogni giorno diventa sempre più evidente che non è possibile accettare passivamente la pervasività della tecnologia nella nostra vita. Questa rivoluzione porta con sé sfide concrete: frammentazione del lavoro, intensificazione dei ritmi, controllo digitale e crescenti disuguaglianze.
Uno degli effetti più visibili è la suddivisione dei compiti complessi in micro-attività misurabili, che crea spesso pressione costante sui lavoratori. L’esperienza lavorativa rischia di ridursi a una sequenza di azioni atomizzate, compromettendo creatività, partecipazione e senso di responsabilità. Parallelamente, il monitoraggio dettagliato dei dati di performance attraverso algoritmi aumenta il controllo digitale, riducendo l’autonomia e trasformando la valutazione in mero indicatore di produttività anziché occasione di crescita e apprendimento.
Le disuguaglianze tecnologiche
Accanto a questi problemi, emerge il rischio di disuguaglianze tecnologiche. Non tutte le imprese e i lavoratori hanno pari accesso agli strumenti digitali. Settori già fragili o meno digitalizzati rischiano di rimanere indietro, accentuando il divario tra chi può beneficiare dell’IA e chi rischia l’esclusione dal mercato. In un Paese come l’Italia, dove le disparità regionali e tra categorie professionali sono già forti, questa questione non può essere sottovalutata.
Per affrontare questi rischi è essenziale un approccio centrato sui diritti e sul benessere dei lavoratori. Non basta introdurre tecnologie avanzate: serve un dialogo
La formazione diventa cruciale: conoscere il funzionamento degli algoritmi, i loro limiti e le modalità di negoziazione del loro utilizzo non è più opzionale, ma una competenza strategica per affrontare il futuro del lavoro.
sociale attivo, che coinvolga sindacati, lavoratori e rappresentanti aziendali. La formazione diventa cruciale: conoscere il funzionamento degli algoritmi, i loro limiti e le modalità di negoziazione del loro utilizzo non è più opzionale, ma una competenza strategica per affrontare il futuro del lavoro.
La partecipazione dei lavoratori alle decisioni sull’adozione dell’IA è altrettanto fondamentale. Senza trasparenza e coinvolgimento, la tecnologia rischia di diventare strumento di controllo anziché supporto. Le aziende devono spiegare chiaramente come vengono utilizzati gli algoritmi, quali dati vengono raccolti e come influenzano le attività quotidiane. Solo così si può creare un clima di fiducia e collaborazione, dove l’innovazione tecnologica diventa opportunità condivisa.
Sul piano operativo, esistono proposte concrete per un’adozione equilibrata dell’IA: la creazione di osservatori paritari per monitorare l’impatto delle tecnologie sui lavoratori, il rafforzamento della negoziazione collettiva per dare voce ai sindacati sulle modalità di utilizzo dell’IA e l’inserimento della tecnologia nei programmi di formazione continua. Queste misure riducono il rischio di esclusione e favoriscono un adattamento progressivo e consapevole.
In Italia, dove precarietà, disuguaglianze e squilibri regionali sono già presenti, un approccio irresponsabile all’IA potrebbe amplificare i problemi invece di favorire il progresso. La tecnologia può aprire scenari straordinari: maggiore efficienza, nuovi lavori, strumenti che alleggeriscono compiti ripetitivi. Ma solo con regole chiare, formazione adeguata e dialogo sociale attivo potrà servire i lavoratori, e non solo le aziende.
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