La filosofia di Gasperini, un’eredità per il futuro

ITALIA. Adesso ci dobbiamo proprio credere tutti. E come succede sempre per i momenti che si pensa non debbano arrivare mai, nessuno di noi se l’era immaginato così.

Gian Piero Gasperini ha scelto L’Eco di Bergamo (e lo ringraziamo) per chiudere l’era che nella storia dell’Atalanta (ma anche in quella del calcio) resterà per sempre legata al suo nome. Il dentista ha riposto il trapano, per dirla alla Guardiola, e l’ha fatto a modo suo: con una lettera indirizzata al nostro quotidiano (che pubblichiamo integralmente a pagina 51 de L’Eco di Bergamo dell’1 giugno) nella quale punta dritto la porta, aggredendo il problema senza nascondersi dietro chissà cosa. «Me ne vado, è una scelta mia, non deve essere attribuita responsabilità alcuna alla società e ai suoi dirigenti. Ho bisogno di nuovi stimoli» dice tornando a giocare all’attacco dopo che negli ultimi giorni aveva giocato un po’ troppo in difesa. Salvo poi essere infilato in contropiede e paparazzato a tavola con i suoi nuovi dirigenti della Roma da una delle mille scatenatissime radio della capitale. Benvenuto a Roma, mister, dove tutto è iperbole. Ma forse fa parte di quello che cerca quando parla, nella lettera, di «una sfida esaltante, che mi trasmette tanta adrenalina». Anche se poi sembra già prenotarsi un angolo di quiete promettendo che «ci rivedremo in Piazza Pontida» e che porterà «ovunque e per sempre altissimi i valori di questa città» di cui è cittadino onorario. Tranquillo mister: quando vorrà fuggire dal caos della metropoli, qui troverà sempre amicizia e quel mix apparentemente impossibile fra calore e discrezione di cui solo i bergamaschi sono capaci. Come è sempre stato in questi nove anni in cui, saltando da un record all’altro, da un’impresa all’altra, ha portato l’Atalanta ai picchi più alti della sua storia anche se avrebbe voluto, scrive, «fare di più».

Fare di più. Lo disse anche in quel fatidico 22 febbraio che sapeva già di addio anche se nessuno ci voleva credere. Forse perché c’era ancora, ben vivo, un sogno da inseguire. «L’impossibile» lo chiamò l’allenatore, qualcosa capace di «riportare la gente in strada». L’impossibile è stato accarezzato fino a marzo inoltrato, e proprio grazie a questa esperienza la prossima volta guardarlo negli occhi farà un po’ meno paura.

Fare di più. Lo disse anche in quel fatidico 22 febbraio che sapeva già di addio anche se nessuno ci voleva credere. Forse perché c’era ancora, ben vivo, un sogno da inseguire. «L’impossibile» lo chiamò l’allenatore, qualcosa capace di «riportare la gente in strada». L’impossibile è stato accarezzato fino a marzo inoltrato, e proprio grazie a questa esperienza la prossima volta guardarlo negli occhi farà un po’ meno paura. E la gente in strada il mister l’ha riportata comunque: un paio di sere fa, per convincerlo a restare. Contro una decisione già presa, in cuor suo, da tempo. Anche prima del 12 maggio, quando ha portato per la quinta volta l’Atalanta in Champions battendo proprio la Roma e autocondannandosi a giocare quell’Europa League vinta un anno fa in nerazzurro: «Il parametro del vincere – aveva detto alla vigilia della semifinale di ritorno con il Marsiglia – è superare se stessi. Noi i nostri trofei li abbiamo vinti superando la storia dell’Atalanta». È questa, al di là dei record, dei successi, del calcio spettacolare, la grande eredità che Gasperini ci lascia. Ci ha insegnato a guardare in alto, a pressare, a scalare in avanti in ogni campo della vita. Anche nelle piccole cose di tutti i giorni, se è vero che per trasferirsi a Roma si è imposto al volere della moglie, che avrebbe preferito restare a Bergamo: un messaggio di fiducia per l’affollatissima categoria dei mariti sottomessi.

Non abbiamo citato, volutamente, la società. Perché questo è il giorno di Gian Piero Gasperini, che va salutato e celebrato a dovere. Senza però dimenticare, una volta di più, che se Gasperini ha riscritto la storia dell’Atalanta è altrettanto vero che grazie all’Atalanta Gasperini ha finalmente trovato le condizioni ideali per affermarsi come il grande allenatore che è, e per cambiare il calcio con le sue idee

Non abbiamo citato, volutamente, la società. Perché questo è il giorno di Gian Piero Gasperini, che va salutato e celebrato a dovere. Senza però dimenticare, una volta di più, che se Gasperini ha riscritto la storia dell’Atalanta è altrettanto vero che grazie all’Atalanta Gasperini ha finalmente trovato le condizioni ideali per affermarsi come il grande allenatore che è, e per cambiare il calcio con le sue idee. Per questo sarebbe stato bello continuare insieme. Per questo è opportuno lasciarsi adesso, nel momento giusto. Salutiamo il tecnico con riconoscenza e augurandogli le migliori fortune per la sua nuova avventura, ma l’Atalanta è qui, rimane, va avanti decisa a non mollare un centimetro di quello che si è conquistata in questi anni. La storia nerazzurra, lo si dice ormai da tempo, sarà divisa in un «prima» e in un «dopo» Gasperini. Il dopo Gasperini è qui. Comincia oggi.

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