L'Editoriale
Martedì 28 Ottobre 2025
La manovra e non solo gli sgambetti di Salvini
ITALIA. La manovra alla prova del Parlamento dovrà affrontare soprattutto gli ostacoli posti da pezzi della maggioranza dal momento che l’opposizione non riesce a toccare palla. I tre partiti di centrodestra faticano sempre di più a contenere le contraddizioni interne, che esplodono soprattutto tra Forza Italia e la Lega e che mettono in seria difficoltà il ministro (leghista) dell’Economia.
Salvini, cioè il leader del partito del ministro, ha per esempio affermato che l’aumento della tassazione sugli affitti brevi «è entrata in manovra per distrazione», affermazione che ha piccato molto Giorgetti: «Io non sono mai distratto quando tratto dei soldi della collettività», ha risposto. La realtà è che quell’aumento è uno scoglio ancora tutto da superare per il centrodestra dal momento che scontenta una parte del suo elettorato, e cioè quella lunghissima fila di proprietari di seconde case che affittano ai turisti per brevi periodi con un ricavato decisamente superiore agli affitti normali e con una tassazione finora piuttosto di favore. La cosa è ancora sul tappeto. Quel che crea ancora scintille è il «contributo» che le banche e le assicurazioni sono chiamate a dare.
Lo stop definitivo alla querelle l’ha dato Giorgia Meloni anticipando una sua dichiarazione rilasciata a Bruno Vespa per il suo ultimo libro. Dice così: «Se le banche, che hanno fatto 44 miliardi di profitti nel 2025, ci aiutano dandocene 5 per provvedimenti a favore degli strati socialmente più deboli, si può dire che siamo contenti tutti, noi e i banchieri». Con la premessa che è stato Conte con i suoi governi a consentire agli istituti di credito, e non solo la Bce, di trascorrere anni d’oro. Ma questo compromesso evidentemente a Salvini non basta: «Ad ogni protesta delle banche aumentiamo di un miliardo il prelievo» ha annunciato focosamente in un comizio nelle stesse ore in cui Antonio Tajani, in un intervento all’Ania, l’associazione degli assicuratori, rimarcava che dal governo di centrodestra non ci si deve attendere nessun provvedimento «da Unione Sovietica» che «faccia apparire banche e assicurazioni come nemiche del popolo». Come dicevamo, queste sparate del leader leghista stanno seriamente mettendo a dura prova la pazienza del ministro Giorgetti, il quale va ripetendo in tutte le sedi che il Parlamento può cambiare la manovra ma quel che rimarrà blindato è il perimetro dei conti pubblici che non si tocca e non si manomette: è con esso che lo spread italiano con i bund tedeschi è stabilmente basso, ed è soprattutto grazie ad esso che veniamo trattati bene dalle agenzie di rating internazionali e possiamo intervenire nelle discussioni a Bruxelles senza che qualcuno ci ricordi le nostre inadempienze: tanto è vero che - lo ha anticipato la stesse Madame Lagarde - l’Italia sta per uscire dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit, tornando a toccare la soglia del 3%.
Le tensioni e la ricerca di consenso
Il movimentismo di Salvini che si sta scatenando sulle banche e sulla manovra, è in realtà in azione su tutto, a cominciare dalla politica estera con la critica ai programmi di riarmo e alla spesa maggiorata per la Difesa, con le posizioni sempre più anti ucraine e filo russe, con il continuo gioco allo scavalco a destra nei confronti di Fratelli d’Italia. Salvini cerca voti, non vuole essere superato da Forza Italia, spera che in Veneto vada bene e che le ferite inflitte a Zaia (niente lista autonoma, niente nome sul simbolo, solo capolista nelle varie province) non assesti al Carroccio un colpo dal quale la leadership salviniana uscirebbe disastrata. È per questo che da tutti gli spifferi dei palazzi politici si sente parlare di una sostituzione alle prossime elezioni di Salvini con i centristi moderati di Calenda. Spifferi, appunto, ma chissà che non contengano un avvertimento per l’ex Capitano.
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