La strana scelta del governo sull’8xmille

ITALIA. Ha introdotto in modo unilaterale una nuova fattispecie per i fondi allo Stato.

Per il vice premier Antonio Tajani «non è successo nulla di strano». Eppure nella decisione del governo di aggiungere una sesta destinazione dell’8xmille che i cittadini lasciano allo Stato qualcosa di strano c’è, eccome. La nuova destinazione dei fondi riguarda le comunità di recupero per tossicodipendenti. Il presidente della Cei, il Card. Matteo Zuppi, ha segnalato il problema praticamente sostenendo la tesi della concorrenza sleale da parte del governo, che va a danno non solo della Chiesa cattolica, ma anche delle altre undici confessione religiose che hanno firmato l’Intesa con lo Stato italiano.

Finanziare comunità antidroga è indubbiamente un’operazione che aumenta il consenso. Tajani nega il danno e sostiene che in gran parte sono gestite dalla Chiesa. Tuttavia i primi denari dell’8xmille dello Stato alle comunità antidroga nel 2024, circa 10 milioni di euro, sono stati destinati alla Comunità di San Patrignano per una cifra pari ad oltre un milione di euro, mentre altri 32 progetti di finanziamento presentati si sono divisi poco meno di 9 milioni di euro. Giorgia Meloni non ha mai fatto mistero della sua vicinanza con gli eredi di Muccioli e addirittura è arrivata a proporre che in ogni Comune d’Italia vi sia una strada dedicata al fondatore di San Patrignano.

La sesta destinazione

Per ora alla sesta missione sono destinati parte dei fondi dell’8xmille senza designazione. Dal 2019 infatti una legge del governo Conte2 prevede che i cittadini che lasciano l’8xmille allo Stato possano indicare con firma sulla dichiarazione dei redditi la loro destinazione: fame nel mondo, calamità naturali, edilizia scolastica, assistenza ai rifugiati, beni culturali. Giorgia Meloni ha aggiunto la sesta destinazione, ma per certificarla con la firma il contribuente deve aspettare il 2028. Fino ad allora i progetti presentati verranno finanziati con le somme residue non certificate dalle firme, poiché non tutti i contribuenti indicano la propria volontà.

La Corte dei Conti

La gestione dell’8xmille statale è praticamente in capo alla Presidenza del Consiglio, anche se con meno discrezionalità rispetto al passato e più trasparenza nella valutazione dei progetti da finanziare. Ma il rapporto tra lo Stato e questi soldi almeno negli ultimi vent’anni è stato sempre difficile. La Corte dei Conti è più volte intervenuta lamentando lo scarso interesse dello Stato per la quota di sua competenza e denunciando finalità diverse da quelle previste dalla legge, «talvolta antitetiche alla volontà dei contribuenti». Per poco più di vent’anni le cose sono andate bene e i progetti finanziati con la quota statale erano in linea con la legge del 1985. Nel 2004 Berlusconi usa i fondi per le missioni militari all’estero e nel 2011 per l’edilizia carceraria. Ma vengono spesi negli anni anche per la flotta aerea della Protezione civile, per le pensioni dei lavoratori delle aziende di navigazione aerea, per coprire buchi di bilancio qui e là. Il governo Renzi ne destina il 20 per cento alla Cooperazione. I Cinquestelle propongono l’edilizia scolastica, quota che ogni anno va direttamente al Ministero dell’Istruzione. Ci sono anni in cui rimangono poche briciole come nel 2013, con 400mila euro su 170 milioni di gettito, progetti finanziati quattro, su mille domande di enti non-profit e Comuni.

Nel 2016 una legge impone il divieto di utilizzare i soldi per coperture finanziarie, ma si va avanti nel solito modo. Conte nel 2019 chiude la partita indicando i cinque capitoli di missione. Giorgia Meloni ne aggiunge un sesto, la droga. Tutto in modo unilaterale, senza ascoltare gli interlocutori pattizi e delle Intese e con una neppure troppo vaga sensazione di concorrenza sleale. Tutto molto strano.

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