
L'Editoriale
Lunedì 09 Giugno 2025
Le due guerre: quale uscita evitando il peggio
MONDO. Ci sono due guerre molto vicino a noi, in Ucraina e nella Striscia di Gaza, che durano da tanto, troppo tempo, con un sacrificio di vite umane, di sofferenze e di distruzione che fatichiamo a spiegare. Davvero sembra che il percorso storico dell’esistenza umana non abbia insegnato nulla.
Ma perché non si riesce a trovare un punto di intesa, una semplice tregua? Perché i potenti del mondo non riescono a sbloccare la situazione? «Quando arrivo io le guerre finiscono in 24 ore» diceva Trump appena eletto e non ancora presidente in carica. La realtà si è rivelata assai diversa. Vorrei condividere una riflessione sul perché queste due guerre non riescono a fermarsi. In un recente video divulgativo del professore Ernesto Galli della Loggia si evidenzia come la Prima guerra mondiale, guerra di trincea e di soldati, si sia conclusa per sostanziale sfinimento. La Seconda guerra mondiale, con l’avvento dell’aviazione è stata ancora più distruttiva, ha coinvolto i civili oltre ai soldati e la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki ha rappresentato un salto quantico nelle operazioni militari e di sacrificio di vite umane. Da queste riflessioni, se applicate alle due guerre in corso, emergono un paio di considerazioni.
I salti tecnologi
La prima è che purtroppo le guerre evidenziano i salti tecnologici negli armamenti. I cercapersone israeliani che esplodono a comando e i droni ucraini che raggiungono la Siberia nel doppio fondo di un camion per colpire aerei militari e distruggerli, sono due drammatici esempi dell’ulteriore salto di scala. Se ne dovrà purtroppo tenere conto per il futuro e anche per le politiche europee in tal senso. Da questo punto di vista, Putin nell’aver avviato una guerra di terra con costi umani enormi ed effetti davvero limitati, ha dimostrato di essere indietro di una generazione. E la stessa insistenza del governo israeliano di voler occupare una striscia di terra senza fermarsi di fronte a niente va collocata nella stessa arretratezza culturale.
I cercapersone israeliani che esplodono a comando e i droni ucraini che raggiungono la Siberia nel doppio fondo di un camion per colpire aerei militari e distruggerli, sono due drammatici esempi dell’ulteriore salto di scala
Cosa succederà?
La seconda è che queste due guerre d’oggi potrebbero finire anche loro per resa, sfinimento o salto di scala. Quest’ultimo da intendersi come uso dell’atomica, un’ipotesi scellerata che non viene esclusa tuttavia dai contendenti che la possiedono. Ebbene, dal momento che la resa non è all’orizzonte malgrado le sofferenze continue, resta lo sfinimento, il logoramento. Spero di sbagliare, ma una soluzione diversa dalle ipotesi sopra esposte non appare oggi alla portata di mano, almeno senza l’intervento di un terzo soggetto. E la ragione è anche antropologica. I leader coinvolti sono loro stessi in una trincea, una sorta di prigione psicologica. Sanno anche loro che verranno ricordati solo per questa ultima parte della loro carriera. È una trappola da cui diventa impossibile uscirne con un accordo. Quando la Russia pochi giorni fa affermava che per loro la guerra con l’Ucraina è «questione esistenziale» non si capisce se per l’esistenza della Russia come Stato o, piuttosto, del suo leader. Putin e Netanyahu, in altre parole, sono prigionieri di se stessi, solo la Storia li rilascerà e senza festeggiamenti.
Usa e Cina, il potere sbilanciato
L’unica speranza è sul «terzo soggetto» che ha il nome del combinato disposto fra Stati Uniti e Cina. Purtroppo, si tratta di due grandi Stati economicamente «sbilanciati». Il primo con il più grande deficit commerciale del mondo e il secondo tra i principali alimentatori del medesimo. Basti pensare che la quota di produzione industriale mondiale cinese è oggi prossima al 30%, dall’8% del 2000. E ciò a discapito principalmente di Stati Uniti e Giappone. Solo un’intesa su questo squilibrio, ecco il tema dazi, può aprire anche a un accordo geopolitico perché a quel punto gli attuali schieramenti bellici non convengono più a nessuno. Speriamo sia questa la strada perché livelli così elevati di tensione che perdurano possono dar luogo a tentazioni catastrofiche difficili poi da arginare. Insomma, siamo in un pericolosissimo cul de sac. Speriamo di uscirne, senza troppi ulteriori sacrifici.
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