
L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 21 Ottobre 2025
L’immigrazione colma i vuoti
ITALIA. L’Italia si trova di fronte a una complessa sfida demografica ed economica, ma i dati provenienti dal Rapporto annuale 2024 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa offrono una prospettiva chiara e inequivocabile: l’immigrazione non è solo un fenomeno sociale, ma un pilastro economico essenziale per la sopravvivenza e la crescita del Paese.
Se qualcuno ha un’alternativa a questa prospettiva si faccia vivo: ma non si presenterà nessuno. Non è solo una questione morale, di inclusione e di integrazione: è una questione di sopravvivenza. La presentazione dello studio della Fondazione Leone Moressa offre un’opportunità unica per declinare i dati nazionali sulla Bergamasca, terra di lavoro e impresa. E i numeri parlano chiaro: gli stranieri residenti si confermano contributori fiscali in crescita, avendo versato 309 milioni di euro in dichiarazioni dei redditi nel 2024, un aumento significativo rispetto ai 253 milioni dell’anno precedente. Significa che contribuiscono a pagarci le strade, l’illuminazione dei lampioni e le pensioni.
Questa disparità segnala una forte segmentazione del mercato del lavoro, un problema nazionale che si riflette anche nei distretti più produttivi, dove la manodopera immigrata ricopre spesso le mansioni meno retribuite e qualificate
Tuttavia, il quadro locale evidenzia anche le persistenti disuguaglianze: la forbice di reddito resta ampia, con gli stranieri che dichiarano in media 9.080 euro in meno rispetto ai colleghi italiani. Questa disparità segnala una forte segmentazione del mercato del lavoro, un problema nazionale che si riflette anche nei distretti più produttivi, dove la manodopera immigrata ricopre spesso le mansioni meno retribuite e qualificate. Non è vero che gli immigrati ci rubano il lavoro. Semmai è vero il contrario: esiste un, diciamo così, soffitto di cristallo, che impedisce loro di svolgere lavori più qualificati. Nonostante le difficoltà, la spinta imprenditoriale non si ferma. Gli imprenditori nati all’estero in Bergamasca sono 12.845, rappresentando quasi il 10% del totale (9,8%). Il dato più eclatante è la loro dinamicità: negli ultimi dieci anni: le imprese straniere sono cresciute del 20,6%, in netto contrasto con il calo del 5,8% registrato dagli imprenditori italiani nello stesso periodo. In un territorio ad alta vocazione produttiva come quello bergamasco, l’immigrazione sta letteralmente colmando i vuoti lasciati dal calo demografico e dalla staticità imprenditoriale autoctona, iniettando nuova linfa e competitività.
L’immigrazione è, e sarà sempre di più, la chiave per affrontare la crisi demografica e sostenere il nostro sistema produttivo. Riconoscerla, integrarla e valorizzarla è l’unico modo per garantire un futuro di prosperità al Paese
A livello nazionale, il Rapporto 2024 conferma il ruolo insostituibile dei lavoratori stranieri. Essi producono circa 164,2 miliardi di valore aggiunto, contribuendo per l’7,8% al Pil italiano. Questo contributo è particolarmente significativo in settori chiave che altrimenti collasserebbero per carenza di personale, come l’agricoltura e le costruzioni, dove l’incidenza del lavoro immigrato supera il 15%. Oltre al gettito fiscale e al contributo produttivo, l’immigrazione svolge una funzione cruciale nel contrastare l’inverno demografico. Con 5,1 milioni di residenti stranieri nel 2023, la popolazione immigrata è in media più giovane (35,7 anni contro i 46,9 degli italiani) e presenta tassi di natalità molto più alti (10,4 nati ogni mille abitanti, contro 6,3 tra gli italiani, anche se la tendenza è quella di allinearsi agli standard italiani). Senza questo apporto demografico, il declino della popolazione in età lavorativa e il conseguente impatto sul sistema pensionistico e sul Welfare sarebbero molto più drammatici.
I dati della Fondazione Leone Moressa sono un richiamo all’azione e alla consapevolezza. Se da un lato celebrano il contributo degli immigrati come forza lavoro vitale e stimolo imprenditoriale, dall’altro sollevano la necessità di affrontare con urgenza la questione della valorizzazione dei talenti. La forte segmentazione del mercato del lavoro, evidente anche nell’ampia forbice di reddito, indica che molti immigrati, pur possedendo qualifiche o titoli di studio, sono costretti a svolgere mansioni inferiori al loro potenziale. Investire in politiche di formazione, riqualificazione e riconoscimento dei titoli di studio non è solo un imperativo sociale, ma una mossa economica strategica. In Germania, tanto per fare un esempio, ha funzionato. Ridurre il divario retributivo e permettere agli immigrati di accedere a professioni più qualificate si tradurrebbe in un ulteriore aumento del gettito fiscale, della produttività e, in ultima analisi, della competitività dell’intero sistema economico italiano.
L’immigrazione è, e sarà sempre di più, la chiave per affrontare la crisi demografica e sostenere il nostro sistema produttivo. Riconoscerla, integrarla e valorizzarla è l’unico modo per garantire un futuro di prosperità al Paese.
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