L'Editoriale
Martedì 11 Novembre 2025
Lo scandalo di Musk e il destino dei capitali
MONDO. C’è un indice che viene trascurato nella valutazione delle prospettive di sviluppo di un’economia. Elon Musk vale mille miliardi, dà fastidio, fa scandalo ed è un insulto alla povertà. Ma per il denaro accumulato vale la stessa legge che vale per i debiti.
Occorre distinguere fra quelli buoni e quelli cattivi. Vi è il miliardario che crea plusvalore con le sue attività e vi è chi si limita a ereditare le ricchezze. Il benessere privato sorge in Europa sempre meno attraverso la creazione di nuove imprese. Uno studio del ministero dell’Economia in Germania, constata come il capitale ereditato prevalga in maniera preponderante rispetto al capitale acquisito tramite il proprio lavoro. Certo Aldi, Henkel, Bmw sono ancora dei giganti nell’economia tedesca, ma sono il frutto del lavoro dei fondatori negli anni ’50 e ’60 dello scorso secolo. Gli eredi hanno portato avanti un business già stabilizzato, hanno creato benessere e hanno anche ampliato la loro attività ma hanno subìto la rivoluzione tecnologica. Altrimenti non capiremmo perché la Germania da Paese leader nella produzione di automobili si sia ridotto a questuante di terre rare con la Cina. Per non parlare dei dazi ricatto del Paese amico-nemico per eccellenza, gli Stati Uniti d’America. E in Germania va ancora bene perché le famiglie sono rimaste nel settore, hanno dormito ma sono rimaste.
I ritardi
È di questi giorni la vendita in Italia di Iveco agli indiani di Tata. A Suzzara, in provincia di Mantova, c’è la sede produttiva del furgone Daily, leader del mercato. Un milione e 800mila unità festeggiate nel luglio 2024. Saranno contenti i migliaia di indiani emigrati nella zona. Adesso possono contare su una politica industriale gestita da un connazionale. Gli azionisti italiani gettano la spugna: «Magneti Marelli», gioiello della componentistica automobilistica, fu venduta ai giapponesi nel 2019. Succede quando ci si butta sul finanziario. Rischiare, anticipare i tempi, avere una visione anche sociale del proprio ruolo non è nelle corde degli eredi. Imitare quello che i fondatori avevano osato al loro tempo è troppo rischioso. Se torniamo alla Germania, l’unica multinazionale nel settore hightech è Sap, fondata nel 1972. E questo dice tutto del ritardo verso i grandi come Meta, Microsoft, Amazon, Tesla ecc. Così, se la Germania è all’ultimo posto nel rapporto capitale di nuova creazione e quello ereditato, l’Italia è al quint’ultimo posto.
Nel mondo
Ai primi posti Cina e Gran Bretagna, a conferma che nelle difficoltà del dopo Brexit il Regno Unito ha aguzzato lo sguardo e investito nel suo futuro. Nell’Ue la Cechia e l’Olanda sono ai primi posti, troppo piccoli per fare tendenza quando Germania, Italia e Francia vogliono ancora godere del benessere dei padri. Tutto questo ha prodotto un calo negli investimenti privati, mentre sono cresciuti i servizi sociali come il reddito di cittadinanza e in Germania la cosiddetta «Mütterrente», ovvero la pensioni per le madri. Misura sacrosanta ma non in tempi di crisi, quando il Pil non cresce e ci si trova costretti a scegliere se intaccare il servizio sanitario nazionale oppure ridurre le pensioni. A conferma di cosa comporta una società in declino demografico. Sono aumentate tutte le spese sociali per case di riposo, cure per gli anziani ecc. ma non sono cresciute le spese per l’istruzione. Quando in Germania il vero problema dell’industria è come sostituire i lavoratori anziani con personale qualificato di specializzazione. Mancano come in Italia ma non si investe.
Così, mentre nell’industria si perdono a luglio 154mila posti di lavoro nel settore manufatturiero e 116mila nell’acciaio e nel settore elettrico,nei servizi statali si registra un aumento di circa 230mila assunzioni. Mancano le startup, quelle miliardarie come l’italiana «Bending Spoons», del valore di 11 miliardi. Ma da sola non basta.
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