Notizie false e guerra, il monito ai più grandi

IL COMMENTO. in ambito europeo viene chiamata Dsa, che sta per Digital Service Act. È stata approvata (Act sta per legge) il 19 ottobre del 2022 ed è entrata in vigore, senza grandi squilli di tromba, il 25 agosto di quest’anno. Rappresenta il primo tentativo organico dell’Unione Europea di fare pulizia nello spazio digitale, soprattutto in tre settori: le fake news, la protezione dei minori e la correttezza della pubblicità.

Si applica ai fornitori di servizi digitali e ai portali con più di 45 milioni di utenti attivi al mese (sono 19: X già Twitter, TikTok, Instagram, Wikipedia, Zalando, AliExpress, Amazon, Apple AppStore, Bing, Booking, Facebook, Google Ricerca, Google Play, Google Maps, Google Shopping, LinkedIn, Pinterest, Snapchat e YouTube), prevede una serie di controlli esterni (delle autorità Ue e dei singoli Paesi) ed interni (le aziende devono istituire un ufficio verifiche) e sanzioni in caso di inadempienza.

È sulla base di questa legge che il commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, il francese Thierry Breton, ha scritto una dura lettera a X di Elon Musk e a Facebook di Marc Zuckerberg per invitarli, anzi, meglio, per intimar loro di prendere provvedimenti visto che i loro social abbondano in questi giorni di post violenti o di immagini e notizie false sul conflitto tra i palestinesi di Gaza e Israele.

Il colpo battuto da Breton è stato in effetti piuttosto sonoro. E invita ad alcune riflessioni. Ci siamo detti in ogni modo e in tutte le sedi che le guerre contemporanee sono anche, e sempre più, guerre dell’informazione. Far passare la propria versione dei fatti, con mezzi leciti o illeciti, è sempre più importante per condizionare lo stato d’animo sia di chi combatte sia di chi aspetta a casa, come pure l’opinione pubblica del Paese che aiuta questo o quel combattente. C’è chi la chiama «guerra ibrida», forse basterebbe il vecchio «propaganda», che fu inventata durante la guerra di Crimea (1856), quando gli stati maggiori inglesi e francesi misero a disposizione dei giornalisti le linee telegrafiche. Consentendo loro di comunicare più in fretta, ma spingendoli a passare i contenuti più graditi ai rispettivi Governi.

Essere passati in un attimo dalla Crimea dell’Ottocento a Gaza di oggi ci fa capire che dietro la legge europea c’è, appunto, la guerra. O almeno il confronto duro con una parte di mondo che sentiamo ostile e pronta a infiltrarsi nei meccanismi più delicati della nostra società. La Dsa è il prodotto degli allarmi lanciati all’epoca della Brexit, dell’elezione di Donald Trump, del tentativo di secessione della Catalunia spagnola, delle irruzioni informatiche denunciate negli Usa, in Italia, in Germania, in Ucraina e in tanti altri Paesi. E dei timori per la regolarità delle elezioni europee del prossimo giugno. Benvenuto dunque il tentativo di sgombrare questi mezzi, sempre più influenti, dal malaffare e dalle speculazioni.

Proprio perché la legge europea registra in qualche modo un’emergenza, dobbiamo fare attenzione ai punti ancora scoperti. Il più evidente: che si fa quando la fake news parte da uno Stato o da organizzazioni a esso legate? Abbiamo i mille esempi che ci vengono dalla Russia e in generale da tutte le parti impegnate in un qualche conflitto. Qualcosa, tra conferme e smentite che si rincorrono, s’intravvede già anche nell’escalation mediorientale di questi giorni e la confusione è alta. Ma che si fa in casi come questi? Le fake news fanno il giro dei social e della Rete, oltre che dei giornali e delle Tv, ma la responsabilità su chi ricade?

Questo per un’ultima considerazione, nello spirito della legge europea. Le notizie davvero false, cioè costruite per ottenere un risultato con mezzi illeciti, hanno sempre «qualcuno» e «qualcosa» dietro. Il leone da tastiera che pubblica l’ennesima sciocchezza complottista e raccoglie un po’ di like, non è il vero problema. Giusto quindi che a responsabilizzarsi siano per primi i grossi, quelli come Musk e Zuckerberg, che trattano con i Governi e, a volte, sembrano un’inquietante forma alternativa di Governo.

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