Obbligo vaccinale, il no leghista è propaganda

ITALIA. Al momento la fuga in avanti di Matteo Salvini per ottenere l’abolizione dell’obbligo vaccinale è stato fermato dai suoi stessi alleati di governo, ma la Lega non sembra avere alcuna intenzione di mollare la presa.

Un po’ come la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali e il Ponte di Messina, la bandiera no-vax è tornata a sventolare sul Carroccio in vista del gran turno elettorale regionale che ci sarà nei prossimi mesi e che chiamerà alle urne ben 17 milioni di italiani. Con la testa a quell’appuntamento cruciale, Matteo Salvini ha spiegato così i suoi principali stendardi propagandistici.

Ora i fatti. Sull’onda della polemica riguardante i criteri di nomina della commissione vaccinale del ministero della Salute (prima nominata, forse a sua insaputa, e poi azzerata dallo stesso ministro Orazio Schillaci per via della presenza in essa di due medici simpatizzanti no-vax), Salvini ha criticato bruscamente il responsabile del dicastero, poi, pur non reclamandone le dimissioni, si è portato avanti col lavoro. Ha buttato lì: «Perché non aboliamo l’obbligo vaccinale? Non sarebbe un atto antiscientifico ma di puro buonsenso visto che in Europa lo abbiamo quasi solo noi italiani».

L’obbligo vaccinale pediatrico gratuito fu introdotto nel 2017 dall’allora ministro Beatrice Lorenzin (governo Gentiloni) preoccupata che le nostre percentuali di vaccinazione fossero scese sotto il limite di guardia, mentre ora sono tornate sopra il 95% anche se solo in dieci regioni.

L’obbligo vaccinale pediatrico gratuito, ricordiamo al lettore, fu introdotto nel 2017 dall’allora ministro Beatrice Lorenzin (governo Gentiloni) preoccupata che le nostre percentuali di vaccinazione fossero scese sotto il limite di guardia, mentre ora sono tornate sopra il 95% anche se solo in dieci regioni. Si stabilì che il rispetto dell’obbligo sarebbe stato determinante per iscrivere i bambini a scuola.

La Lega, che cavalcò le proteste dell’epoca e poi quelle del tempo del Covid, ha provato nel 2024 a far saltare la norma con un emendamento di Claudio Borghi (il più convinto leghista no euro e no-vax) e ora, esploso il «caso Schillaci» ha trovato il motivo per riprovarci. Ma gli alleati, dicevamo, gli hanno risposto che siccome la questione non è nel programma di governo, la maggioranza non si sente impegnata su questo. Se Salvini in ogni caso può compiacersi della bandierina piantata in terra, è soprattutto Forza Italia la più convinta a contrastare le ragioni no-vax della Lega (tant’è che Antonio Tajani ha difeso il ministro Schillaci) mentre Fratelli d’Italia, ha una posizione meno unanime. Giorgia Meloni sui vaccini è sempre stata molto «coperta», soprattutto durante il Covid: a Schillaci ha rimproverato il pasticcio delle nomine rimangiate ma non gli ha imposto le dimissioni (anche per ragioni politiche generali); ma di sicuro non vuole farsi superare da Salvini nel raccogliere i voti nel variegato elettorato antivaccinista.

All’interno della Lega

Di conseguenza, se un fedelissimo della premier come Galeazzo Bignami (capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera) insiste soprattutto sul valore della libertà di scelta, quindi quasi appoggiando la proposta di Salvini, un altro pezzo da novanta del partito come Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, risponde dichiarandosi convintamente vaccinista e dalla parte della scienza.

Tutte tensioni che adesso si scaricheranno sulle spalle di Schillaci, incappato in questo vespaio. Il ministro, come si sa, è un tecnico (è medico ed ex rettore dell’Università di Tor Vergata) quindi è politicamente debole. Per questo da adesso in poi verrà vigilato da vicino dal suo stesso sottosegretario, il barese Marcello Gemmato, amico intimo di Giorgia Meloni, che aspira un giorno a fare il gran salto e a portare un farmacista, cioè se stesso, sulla poltrona di ministro della Salute.

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