
L'Editoriale
Domenica 27 Luglio 2025
Per Pd e 5 stelle un’alleanza complicata. Con il nodo regionali
L’ANALISI. Il Pd di Schlein deve ancora una volta sottostare ad una sorta di diritto di veto che il M5S si è autoassegnato.
Anche se nelle ultime ore Giuseppe Conte si è mostrato lievemente più cauto sull’inchiesta che riguarda il candidato del Pd alla Regione Marche Matteo Ricci, finito indagato dalla Procura di Pesaro, sta di fatto che il M5S tiene ancora sulla corda l’alleata Elly Schlein facendo trapelare sì che «un avviso di garanzia non è una condanna» e che «bisogna valutare caso per caso» ma prendendosi tutto il tempo necessario (almeno fino agli interrogatori disposti per la fine del mese) per decidere se Ricci sia ancora un candidato da sostenere oppure no: «Per noi l’onestà è un valore costitutivo, su quello non facciamo sconti a nessuno».
Insomma il Pd di Schlein deve ancora una volta sottostare ad una sorta di diritto di veto che il M5S si è autoassegnato erigendosi a tribunale di ultima istanza circa la trasparenza dei candidati da presentare insieme ai democratici.
L’alleanza «testarda»
Conte ha infatti chiesto e ottenuto da Ricci di ricevere e leggere le carte dell’avviso di garanzia e non ha ancora deciso se da quei documenti il pollice debba essere volto all’insù o all’ingiù. Una condizione politica che fa ribollire l’area riformista interna del Pd che ogni giorno di più mal sopporta l’alleanza «testarda» - per usare un termine caro alla segretaria – per costruire insieme a Conte e al suo partito una alternativa al centrodestra.
Differenza di trattamento
Una delle parlamentari che stanno emergendo nell’area riformista, Pina Picierno, è andata all’attacco del «tribunale dei 5Stelle» rilevando la differenza di comportamento di Conte tra gli indagati del Pd e chi, nel Movimento, è stato condannato come Chiara Appendino per la tragedia di piazza San Carlo: «I condannati vostri – dice Picierno - si salvano e gli indagati degli altri si buttano a mare», rilevando la differenza tra la condizione dell’ex sindaca di Torino e quella di Ricci. Fa eco anche la critica di Carlo Calenda che attacca il Pd con parole di sarcastica commiserazione: «Così vi siete ridotti», ha scritto su X.
La posizione di De Luca
Tra l’altro la vicenda marchigiana ha risvegliato l’ira di Vincenzo De Luca decisissimo a silurare la candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico alla guida della Regione Campania. Dopo un apparente disponibilità a trattare, De Luca ha sparato a palle incatenate contro Fico considerato del tutto inadeguato - se non altro per inesperienza - alla carica cui aspira, a suo tempo conquistata da De Luca per due volte con una montagna di voti: «Il M5S è stato sempre all’opposizione della nostra giunta in Campania. E noi cosa gli consegniamo? La Campania, appunto», così De Luca in un video di fuoco in cui se l’è presa anche con Ricci e De Caro non tanto per le inchieste a carico dei loro comuni quanto perché eletti di fresco parlamentari europei ma pronti allo stesso tempo a lasciare il Parlamento di Strasburgo per diventare governatori delle Marche e della Puglia. Ma chiaramente quel che De Luca vuole in primo luogo è spezzare il legame tra il Pd di Schlein e il mondo che va da Conte a Fratoianni e a Landini.
Anche per evitare di fornire argomenti ai suoi oppositori interni, la segretaria ha deciso di rinviare alla ripresa settembrina la direzione del partito già convocata per discutere della disfatta subita dal «campo largo» nei referendum voluti dalla Cgil sul lavoro e il diritto alla cittadinanza. Sarebbe stata una occasione propizia, per chi ormai aspetta solo il momento di rovesciare l’attuale leadership di largo del Nazareno, per rinfacciare a Elly la sua «subordinazione» a 5S e Avs. Un tentativo che però sarebbe facilmente sbaragliato da Schlein se le elezioni regionali d’autunno si rivelassero una vittoria del «suo» centrosinistra.
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