Referendum, il flop non è solo dei quesiti

I 5 referendum abrogativi sulla «giustizia giusta», voluti da Radicali e Lega, non hanno raggiunto il quorum, la metà più uno degli aventi diritto al voto, e quindi non sono validi.

L’affluenza alla chiusura dei seggi ieri sera alle 23, era – secondo i dati Ansa – fra il 15 e il 23%, ancora meno di quel 30% ritenuto la base iniziale di consenso. Una sconfitta annunciata, una iniziativa depotenziata sin da subito, con promotori come Salvini che hanno dato l’impressione di non crederci più di tanto: il leader leghista, allestiti i referendum, ha messo la testa altrove e la sua stessa credibilità in tema di garantismo è sempre stata discussa. Non c’è stata mobilitazione popolare, è mancata la copertura mediatica. In definitiva la questione giustizia non è stata «sentita» dall’opinione pubblica, per quanto i problemi restino tuttora aperti, come quello controverso dell’utilizzo della carcerazione preventiva e del rapporto conflittuale tra politica e ordine giudiziario. Referendum sovrastati da urgenze più «calde», azzoppati anche dai tecnicismi. Lo stesso effetto trascinamento delle elezioni comunali non deve aver pesato più di tanto: anzi, si può dire che nella combinazione dei due voti nello stesso giorno, a quello referendario sia toccata inevitabilmente la parte del parente povero.

Se i referendari intendevano inviare un segnale, l’altra lezione da apprendere è se una materia così delicata e complessa possa essere trattata a colpi di «sì» o «no».

Lo si sapeva dopo l’inammissibilità dei quesiti sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, la legalizzazione delle droghe leggere, il suicidio assistito per i malati terminali, cioè di un’agenda di maggior richiamo per i cittadini. E così tutto s’è ristretto alla battaglia sul quorum in un contesto in cui già l’astensionismo elettorale cresce di turno in turno e dove lo strumento della democrazia diretta non suscita l’interesse di un tempo. Referendum a trazione politica, peraltro, dove non s’è fatto perno sulla società civile: è un dato da sottolineare perché dal 1995 nessun referendum ha raggiunto il quorum, salvo quelli del 2011 su nucleare, legittimo impedimento e acqua pubblica, le cui istanze provenivano «dal basso». Se i referendari intendevano inviare un segnale, dare la scossa al sistema giudiziario su una grande questione nazionale che mette in gioco il destino delle persone, e che ha attraversato burrascosamente la Seconda Repubblica senza mai trovare una sistemazione equilibrata, l’altra lezione da apprendere è se una materia così delicata e complessa possa essere trattata a colpi di «sì» o «no».

Sarà poi utile conoscere il comportamento degli elettori sui due quesiti più comprensibili per i cittadini:le restrizioni alla carcerazione preventiva e l’abolizione della legge Severino, gli snodi critici direttamente riconducibili alla relazione tra garanzie individuali e sicurezza collettiva

Sarà poi utile conoscere il comportamento degli elettori sui due quesiti più comprensibili per i cittadini: le restrizioni alla carcerazione preventiva e l’abolizione della legge Severino, gli snodi critici direttamente riconducibili alla relazione tra garanzie individuali e sicurezza collettiva. Due normative che incidono sulla competizione tra Fdi e Lega, perché Giorgia Meloni s’è smarcata da Salvini e Berlusconi invitando a votare «no»: questa circostanza ha la sua importanza e andrà letta nell’insieme dei risultati delle comunali dove una delle poste in gioco è l’ipotetico sorpasso della destra di opposizione sulla Lega al Nord, nel granaio elettorale degli ex padani.

La questione giustizia rientra nei ranghi parlamentari: la riforma Cartabia, dopo l’approvazione della Camera, approda al Senato e vedremo se ci saranno contraccolpi sul govern

La questione giustizia rientra così nei ranghi parlamentari: la riforma Cartabia, dopo l’approvazione della Camera, approda al Senato e vedremo se ci saranno contraccolpi sul governo. Salvini oggi, a scrutini delle comunali conclusi, convoca lo stato maggiore del partito sull’emergenza economica e, abile nel cogliere la palla al balzo, ha già pronta l’uscita strategica da una stagione per lui difficile, ovvero la contestazione dell’annunciato rialzo dei tassi deciso dalla Bce. Una misura che ha restituito un nemico comune al centrodestra italiano.

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