Se la somma non fa il totale, il campo largo
deve riflettere (molto)

ITALIA. Tra elezioni nelle Marche, in Calabria e politiche del 2027, le debolezze dello schieramento unitario del centrosinistra.

«Un’alternativa non si fa con il pallottoliere» - tuona giustamente Pina Picierno. A seguito del deludente risultato riportato dal campo largo nelle Marche, l’europarlamentare riformista del Pd non si sottrae a rintuzzare con decisione la sua segretaria di partito. Col pallottoliere, si diceva, non si fa un’alternativa, ma non si può fare nemmeno il bilancio del voto delle Marche se non si riportano tutti i dati utili per tirare le somme. È quanto invece fa l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Dal suo calcolo risulterebbe un buon avanzamento del Partito democratico. Soccombente nelle regionali del 2020 per 12 punti percentuali, il Pd domenica scorsa avrebbe ridotto lo svantaggio a solo 8 punti. In questo calcolo abborracciato, Bersani non tiene conto, però, che il Pd marchigiano cinque anni fa non aveva avuto il supporto né dei Cinquestelle né di una lista di sinistra, due formazioni che nel complesso avevano ottenuto più di 10 punti percentuali.

Altro che Ohio

«È la somma che fa il totale» sentenziava, si fa per dire, Totò. La somma bisogna farla però correttamente. Se si vuol fare il confronto tra i risultati ottenuti dal centrosinistra nelle due consultazioni, bisogna tener conto anche dei voti che nelle elezioni del 2020 avevano ottenuto i Cinquestelle e la lista di sinistra di cui si diceva. Risulterebbe allora che il campo largo non ha rimontato come dice Bersani. Cambiano i numeri, ma cambia soprattutto il bilancio politico che si deve trarre dal voto delle Marche. La Schlein era talmente fiduciosa nel successo della coalizione di centrosinistra, al punto di avere indicato il voto di domenica scorsa come il «voto dell’Ohio», ossia dello Stato considerato campione statistico per eccellenza dell’orientamento elettorale degli interi Stati Uniti. Altro che Ohio, il Pd dovrebbe pronunciare un doloroso «Ahi!». Se il risultato sperato non c’è stato, significa che unire tutti i partner del campo largo non è stato un buon affare. 1+1 in politica non fa sempre 2. Talora, come nel nostro caso, ha fatto 1 e mezzo. C’è da chiedersi il perché.

Le sospette cause della debolezza dello schieramento unitario del centrosinistra, registrate nel voto delle Marche, a chi scrive paiono due. La prima: il M5s si è fermato al 5%. La seconda: le parole d’ordine adottate nella campagna elettorale (in particolare, la promessa di procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina) hanno avuto una scarsa presa.

Il risultato dei Cinquestelle

Innanzitutto, il cattivo risultato dei Cinquestelle. Questo dato fa nascere il sospetto che quando il M5s non esprime il candidato governatore il suo elettorato non si mobilita. Preoccupante presagio, questo, di un possibile cattivo risultato del campo largo alle politiche del 2027 se il loro leader Conte non sarà candidato premier della coalizione. Passando poi ad esaminare l’impostazione data dal centrosinistra alla campagna elettorale marchigiana, si ha la conferma che manca al campo largo una proposta di governo concreta che vada dal aldilà di petizioni ideologiche (l’antifascismo), di generici allarmi (pericolo Meloni), di parole d’ordine (Pro-Palestina) non strettamente legate ai concreti interessi del suo elettorato (salari, sanità, casa).

Le elezioni in Calabria

Nella sfida elettorale che si gioca oggi in Calabria il candidato governatore del campo largo è il pentastellato Pasquale Tridico, «mister reddito di cittadinanza». Vedremo se il cambio di colore partitico del candidato gioverà alla coalizione. Vedremo anche se imbracciando una parola d’ordine più pertinente rispetto agli interessi dei calabresi (il «sussidio di dignità», nuova dicitura dell’originario reddito di cittadinanza) gioverà alla coalizione. Diversamente, sarà bene che lo stato maggiore del centrosinistra si decida a fare l’esame del sangue del campo largo. Servirà a capire se le cattive performance in formato extralarge siano dovute ai troppi globuli rossi o ad un dato genetico che gli fa mancare la forza necessaria per farlo vincere.

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