
L'Editoriale
Mercoledì 24 Settembre 2025
Sempre più multipolare, ma il mondo ha bisogno delle Nazioni Unite
MONDO. L’80esima Assemblea generale dell’Onu avrebbe potuto segnare una giornata storica. Sei Paesi europei hanno colto l’occasione per annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina, portando così a 155 (sui 193 membri) il numero delle nazioni Onu che hanno compiuto il passo.
Una svolta. Tardiva, forse ipocrita e motivata da un bisogno di consenso, visto che il giudizio negativo su Israele è ormai dilagante (l’ultimo sondaggio «YouGov EuroTrack» dice che l’appoggio è ai minimi storici in Europa e che in media meno del 20% degli europei esprime simpatia per lo Stato ebraico). Ma pur sempre una svolta.
E invece l’Assemblea si è trasformata in una specie di seduta di autoanalisi sulle ragioni della crisi dell’Onu, inaugurata dalle parole vibranti e sconsolate del segretario generale Antonio Guterres: «I principi delle Nazioni Unite sono sotto assedio, i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell’impunità, della disuguaglianza e dell’indifferenza... Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere. Ognuno di essi è un avvertimento».
E ancora: «Il nostro mondo sta diventando sempre più multipolare. Questo può essere positivo, perché riflette un panorama globale più diversificato e dinamico. Ma la multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci provoca il caos, come l’Europa ha imparato a sue spese, dando origine alla Prima guerra mondiale». Centrale il riferimento alla guerra. La Società delle Nazioni, sorella maggiore dell’Onu, era nata nel 1919, alla fine del Primo conflitto mondiale, per mettere fine a tutte le guerre. Fallì. E fu sostituita dall’Onu, dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1945, con lo stesso principio: impedire nuove guerre. È forse ora di dichiarare un secondo fallimento? Non è un caso che la domanda sia aleggiata sull’Assemblea proprio mentre, in un certo senso, il riconoscimento di Francia, Regno Unito e altri Paesi rendeva omaggio alla Palestina. Perché quanto avviene a Gaza, come ha stabilito la stessa Commissione indipendente formata dalle Nazioni Unite, non è più nemmeno una guerra ma un progetto di genocidio, condotto da Israele ma con il pieno appoggio politico (e non solo) degli Usa. Il tutto mentre prosegue la guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Così due dei cinque Paesi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu si fanno beffe dell’Onu stessa e dei principi sottoscritti 80 anni fa.
Quello di Trump voleva forse essere l’epitaffio dell’Onu. È diventato la migliore spiegazione del perché dell’Onu, magari riformato a misura di quel mondo sempre più multipolare, abbiamo ancora bisogno
Come ha detto ancora Guterres: «Troppo spesso la Carta delle Nazioni Unite viene sventolata quando fa comodo e calpestata quando non fa comodo». L’apoteosi di questo atteggiamento si è avuta col discorso di Donald Trump, che ha incensato se stesso e gli Stati Uniti, ha criticato molti altri Paesi, ha dipinto l’Onu come un ente inutile e ha invitato tutti a costruire insieme un mondo migliore. A un patto: fare ciò che si decide a Washington, pena la reazione economica, militare e tecnologica del Paese più forte. Fine del principio dell’uguaglianza tra Stati sovrani, cardine dei trattati delle Nazioni Unite, e avanti con la legge del taglione. Quello di Trump voleva forse essere l’epitaffio dell’Onu. È diventato la migliore spiegazione del perché dell’Onu, magari riformato a misura di quel mondo sempre più multipolare, abbiamo ancora bisogno.
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