Spoils system, imparzialità e interesse dei cittadini

Il commento. Tra i vari attacchi rivolti al governo da parte dei partiti dell’opposizione, vi è il fatto di aver sostituito i vertici di alcuni ministeri e, soprattutto, di aver manifestato l’intenzione di voler attuare cambiamenti significativi anche ai vertici di importanti enti pubblici. Evidentemente, preoccupa soprattutto la prossima tornata delle nomine di primavera che coinvolgerà dall’Eni all’Enel, passando per Cdp e Rai.

Nella lunga tradizione delle democrazie occidentali lo «spoils system», cioè, il sistema delle spoglie, è un meccanismo impostosi per la prima volta negli Stati Uniti all’epoca della presidenza di Andrew Jackson (1829-1837). L’idea, da quel momento trasformatosi in regola, è che tocchi al detentore pro tempore del potere politico, legittimato dal consenso popolare, scegliersi il personale burocratico e i vertici delle società pubiche secondo criteri di fedeltà personale e partitica. Ciò, in considerazione del fatto che la burocrazia, che per definizione è una struttura auto-conservativa, possa rappresentare un freno per l’azione politica e per le scelte nominali che ogni governo deve compiere, barcamenandosi al proprio interno in complesse mediazioni. Se non si riesce ad accontentare tutti, l’obiettivo del primo partito di maggioranza non può che essere quello di non scontentare troppo alcuni alleati, funzionali aritmeticamente alla governabilità del Paese.

Da noi lo spoils system è stato formalizzato per la prima volta con una legge del 2002 ed è stato oggetto di diversi pronunciamenti da parte della Consulta che ha fissato precisi limiti a questa pratica ponendo, tra l’altro, il divieto alla cessazione automatica degli incarichi dirigenziali al cambiare dei governi. Allo stesso tempo, però, ne ha riconosciuta la piena legittimità costituzionale. In particolare, con un pronunciamento del 2006, ha stabilito che «lo spoils system può contribuire al buon funzionamento della macchina amministrativa, senza intaccarne l’indipendenza e la necessaria imparzialità, nella misura in cui rafforza la collaborazione fra l’organo politico e i vertici della struttura burocratica».

Questo preciso quadro normativo è stato volutamente ignorato, nei giorni scorsi, da chi ha alimentato accese polemiche politiche e campagne di stampa allarmistiche. La principale accusa rivolta all’attuale governo è stata quella di aver utilizzato lo spoils system per realizzare una sistematica occupazione del potere, che rischia di politicizzare la macchina amministrativa, indebolendone la capacità operativa e rendendola meno credibile sulla scena internazionale.

In realtà, stante la liceità del meccanismo, le critiche avrebbero dovuto riguardare semmai l’eventuale assenza di conclamata competenza tecnico-operativa degli amministratori prescelti. Su questi aspetti sarebbe oltremodo opportuno che si concentrasse l’attenzione delle opposizioni, cui spetta il compito di controllare ed eventualmente contrastare le scelte del governo, se ritenute inadeguate sul piano della professionalità.

È molto importante, infatti, che ogni governo possa disporre, nei vari ministeri e nei posti di comando delle aziende statali, di alti dirigenti, in grado di trasferire gli indirizzi politici ricevuti in atti gestionali e amministrativi concreti, tempestivi e complessivamente efficaci. Sorprende che, più o meno capziosamente, non si sia tenuto in alcun conto il fatto che tali comportamenti sono stati posti in essere praticamente da tutti i precedenti governi, preoccupati che una burocrazia ostile ritardasse o impedisse un incisivo svolgimento dell’azione politica. L’esecutivo, quindi, sta oggi legittimamente facendo quello che hanno fatto tutti in precedenza. Dopo le polemiche di Sanremo si parla in questi giorni di possibili sostituzioni nei vertici della Rai. A Giorgia Meloni spetta in primis il compito di assicurarsi che gli eventuali avvicendamenti siano ancorati a criteri di assoluta professionalità. In ogni caso, l’aspetto più importante è quello di evitare che la fidelizzazione politica della dirigenza pubblica finisca per compromettere l’imparzialità dell’azione amministrativa, che rappresenta un interesse primario di tutti i cittadini.

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