
L'Editoriale
Lunedì 06 Ottobre 2025
Sull’orlo dell’abisso l’urgenza della pace
MONDO. Spariglia le narrazioni, perché l’ordine che molti oggi invocano va capovolto. Papa Leone evoca «scenari oscuri», mette in fila crisi, tensioni, conflitti, denuncia le parole d’odio che si trasformano in azioni violente.
C’è un mondo da cambiare, c’è una nuova bussola da orientare. Prevost ieri ha preso le misure dei guai, ne ha segnalato le cause ideologiche e ha spiegato come si fanno le correzioni. Il campo è impervio, le strade addirittura impraticabili da ritenere impossibile gettare qualche seme di speranza. Le letture della Messa proponevano una delle pagine più sconvolgenti della Bibbia, parole del profeta Abacuc, che s’arrabbia con Dio, presunto assente davanti alle ingiustizie e alla violenza.
Dov’è Dio negli «scenari oscuri»? È una domanda che risuona nelle epoche. L’abbiamo sentita in passato, la risentiremo in futuro. Benedetto XVI l’ha riproposta ad Auschwitz sull’orlo dell’abisso assoluto del male. Ieri Leone lo ha ricordato per spiegare che la forza ineluttabile del male può essere affrontata e sbaragliata. È andato a scovare una frase di Paolo VI scritta 54 anni fa nel Messaggio della Giornata missionaria mondiale del 1971. Una frase sorpassata dagli eventi? Per nulla. Montini analizzava un tempo senza precedenti per traguardi del progresso, tempo straordinario nella storia dell’umanità. Eppure a questi si associano, diceva, «abissi di perplessità e disperazione anch’essi senza precedenti». Basta togliere dalle note la citazione e quelle parole sono perfette per il nostro tempo. Non è cambiato molto e siamo sempre sull’orlo dell’abisso.
Anzi, abbiamo fatto qualche altro passo in avanti verso il precipizio e bisogna fermarsi. Questa è la lezione di ieri di Papa Leone XIV. Fermarsi e cambiare rotta, fermarsi e smetterla di ragionare secondo l’archetipo dell’odio, dell’individualismo, della propria comodità. Fermarsi per guardare in faccia la realtà. Paolo VI diceva nel 1971 che se mai ci fu un tempo in cui i cristiani sono più che mai chiamati ed essere luce nel mondo era proprio quel tempo. Leone ha ripetuto quelle parole ieri, scelta eccellente ed esemplare.
C’è un Papa che chiede di aprire le braccia, «siate i benvenuti», dice, senza fare troppi calcoli sul consenso e sulle politiche, perché chi ha gli occhi carichi d’angoscia e insieme di speranza non può essere accolto, quando va bene, con la «freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione»
C’è chi ripete come un mantra che gli immigrati vanno respinti, carcerati ed espulsi per le ragioni della nostra sicurezza e c’è un Papa che chiede di aprire le braccia, «siate i benvenuti», dice, senza fare troppi calcoli sul consenso e sulle politiche, perché chi ha gli occhi carichi d’angoscia e insieme di speranza non può essere accolto, quando va bene, con la «freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione». Paolo VI già nel ’71 spiegava che «noi», cioè chi proclama il Vangelo, possiede «l’antidoto al pessimismo, agli oscuri presagi, allo scoraggiamento, alla paura».
La vocazione missionaria
È la vocazione di tutti i cristiani ed è vocazione missionaria, anche se non tutti partono per le missioni. È una predicazione e una testimonianza che sconvolgono le narrazioni sulla sicurezza e ricuciono gli strappi tra gli uomini e i popoli, compongono i conflitti, favoriscono la cooperazione, moltiplicano la fraternità. Quando Robert Francis Prevost ieri ha chiesto un cristianesimo «più aperto, più vivo e più dinamico» non si è rivolto solo ai fedeli, ma a tutti coloro, governanti compresi, che finalmente giudicano cosa buona superare gli opposti, contrastare i settarismi, di cui è figlio anche l’antisemitismo, organizzare insomma un’azione morale e politica per la pace.
Qualche segnale s’intravvede in Medio Oriente e Leone ha auspicato che si possano «al più presto» raggiungere risultati «sperati». Si tratta della «via diversa dalla resa dei conti» implorata dal Card. Pizzaballa sabato nella sua lettera, l’unica che permette di fermarsi un po’ prima della soglia di scenari ancor più oscuri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA