
Cronaca / Hinterland
Sabato 13 Settembre 2025
«Fu lei a uccidere i due figlioletti». La richiesta del pm: ergastolo
PEDRENGO. Battaglia sul vizio di mente della 29enne accusata della morte dei neonati di 2 e 4 mesi. La difesa: i decessi dovuti a rigurgiti, va assolta.
Pedrengo
«Bisogna leggere in modo organico gli atti se non si vuole che il pianto di Mattia e Alice rimanga ancora una volta inascoltato e soffocato». Dopo 5 ore di una requisitoria molto tecnica, il pm Maria Esposito vira sull’emotivo e trattiene a fatica le lacrime. Perché i due neonati che l’accusa vuole essere stati uccisi dalla madre Monia Bortolotti, 29enne di Pedrengo, sembrano scivolati in un limbo . Nessuno, dopo la morte, ha più parlato di loro, nemmeno i parenti nelle conversazioni intercettate dai carabinieri. E se sì, li si evoca come problemi: «Patata bollente» viene definito il decesso di Mattia (avvenuto nell’ottobre 2022 quando aveva 2 mesi) dalla madre, «nella quale mai si colgono lo sconforto e il dolore lancinante per la perdita dei figli, ma ansia e preoccupazione per le indagini e le notizie diffuse dai mass media».
Ergastolo con sei mesi di isolamento diurno chiederà di lì a poco il pm per l’imputata, ora ricoverata in Rems, che l’accusa considera capace di intendere e volere al momento dei fatti a onta di una perizia psichiatrica da cui è risultato il vizio totale di mente. Secondo le contestazioni Bortolotti, avrebbe soffocato con un abbraccio Mattia, perché incapace di sopportarne le crisi di pianto. «La condotta ha una certa durata, non poteva non accorgersi», ha sostenuto ieri il pm escludendo l’ipotesi colposa. Per la difesa invece il piccolo fu soffocato da un rigurgito di latte. Da lì partì l’indagine che portò a una seconda contestazione: il presunto omicidio di Alice, morta nel novembre 2021 a 4 mesi in circostanze simili senza che però all’epoca fossero sorti sospetti. Se i giudici faranno affidamento sulla perizia psichiatrica, l’assoluzione per l’imputata è pressoché scontata. Ma ieri Esposito ha messo in luce quelle che ritiene criticità dell’elaborato dei periti Elvezio Pirfo e Patrizia De Rosa che conclusero per disturbo depressivo maggiore con sintomi psicotici. In sostanza i due esperti non avrebbero tenuto conto delle precedenti valutazioni di altri professionisti che, come i consulenti della Procura Sergio Monchieri e Stella Di Milia, conclusero per «disturbi di personalità con prevalenti caratteristiche borderline, di contenuta gravità».
Stati mentali reattivi a situazioni drammatiche e non endogeni, sostengono gli esperti dell’accusa. I periti, per Esposito, avrebbero pure ignorato il contenuto delle intercettazioni, ritenute genuine e in cui non ci sono elementi che possano far pensare a uno stato depressivo, bensì conterrebbero «la preoccupazione di difendersi». Bortolotti avrebbe cambiato versione una volta saputo di essere indagata, cercando anche di influenzare i testi, grazie alle sue «capacità di manipolatrice, alla personalità soverchiante, alla lucidità, alla capacità di linguaggio e agli studi in Psicologia» che l’avrebbero messa in condizioni di orientare i test cui fu sottoposta. Del resto, «l’imputata contemplava la possibilità di difendersi anche tramite l’incapacità di intendere e volere». Sbagliato dunque, per il pm, valutarne le capacità mentali solo in base a quanto ha raccontato dopo che fu indagata.
Di diverso avviso il difensore Luca Bosisio, che ha invocato l’assoluzione per entrambi gli episodi. «Dalla consulenza dell’anatomopatologa Yao Chen sulla morte di Mattia risulta una variante genetica rara il cui profilo è ignoto – ha sostenuto il legale –. Di fronte a questa variante letale è d’obbligo quantomeno il dubbio. In più, il nostro consulente, il dottor Bruno Casali, ha fatto capire che purtroppo Mattia non era un bambino sano». Quanto al decesso di Alice, per la difesa non si può mettere in discussione il referto di un medico rianimatore come Oliviero Valoti, intervenuto a constatare la morte della bimba. «Valoti parla di abbondanza di materiale estratto dalle vie aeree, latte per la precisione»: dunque, per Bosisio è pacifico che anche la bimba sia stata soffocata da un rigurgito. Per l’avvocato, Bortolotti non sarebbe una manipolatrice, ma solo «una madre in cerca di risposte, che si mette in discussione, si chiede se poteva fare di più per salvare i figli, si domanda se aveva stretto troppo forte al petto Mattia». In questo senso andrebbero letti i successivi cambi di versione. Infine, per il difensore va riconosciuta l’incapacità: «I periti che hanno sentito per 25 ore l’imputata hanno sicuramente avuto la possibilità di inquadrare più correttamente la sua situazione rispetto a psicologi e psichiatri che l’avevano visitata episodicamente». Sentenza il 13 novembre.
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