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Mercoledì 03 Settembre 2025
«A 65 anni ho vinto la mia Sei Giorni. L’ultima? Forse»
L’INTERVISTA. «La Sei Giorni è stata un’esperienza straordinaria: 150mila spettatori non si vedevano da cinquant’anni». L’ultim«? «Mai dire mai».
Ma quindi, una persona di 65 anni può mettersi in sella e disputare una competizione di enduro di livello mondiale insieme a sfidanti con un terzo dei suoi anni? Sì, può farlo: può arrivare al traguardo e può pure piazzarsi bene, senza ripercussioni sul fisico e sulla salute.
Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica dell’ospedale Papa Giovanni, risponde con lo sguardo della scienza e con la passione per le due ruote. Anche lui era in corsa alla Sei Giorni appena terminata, in lizza per il Fim Club Team Award difendendo i colori del motoclub Careter Imerio Testori, insieme all’amico Roberto Pievani e al figlio Andrea Lorini (anch’egli medico). «La Sei Giorni – premette Lorini – è stata un’esperienza straordinaria sotto tutti i punti di vista, un successo organizzativo e sportivo: 150mila spettatori non si vedevano da cinquant’anni».
«Un’altra gara del genere? Questa è stata la mia quarta Sei Giorni, una quinta non so cosa aggiungerebbe. Però – sorride Lorini -, anche le altre volte avevo detto così. Mai dire mai…»
Una sfida con se stessi
C’è poi il lato personale, quello di una sfida con se stessi ancor prima che contro gli altri team. «Alla vigilia, mi chiedevo se una persona normale di 65 anni potesse finire una gara così dura – riprende Lorini –. La risposta è: sì. Sì perché sono riuscito a concluderla, e già questo è un primo risultato, e sì perché sono in buone condizioni fisiche. Ho svolto tutti i test cardiovascolari e fisici, a distanza di 48-72 ore tutti i parametri erano tornati alla normalità, e infatti lunedì ero già a lavorare. Anzi, posso dire che sto meglio di prima, perché a livello psicologico è stata un’esperienza grandiosa, da augurare a ogni persona che ami l’enduro».
Il gioco di squadra
Ovviamente, c’è anche l’aspetto «di squadra»: il suo team ha chiuso al 74° posto su 155 club non professionisti. «Avrei firmato per arrivare anche 155°, perché l’importante era giungere al traguardo. Piazzarsi nella metà alta della classifica è un risultato oltre ogni aspettativa: ovviamente i miei due compagni sono andati più forti di me, ma ci sta – sorride Lorini –. La condivisione tra i giovani e una persona non più così giovane ha reso quest’avventura ancor più bella».
Dopo il break della Sei Giorni, la quotidianità torna quella del delicato lavoro in ospedale, nella Terapia intensiva. «Un’altra gara del genere? Questa è stata la mia quarta Sei Giorni, una quinta non so cosa aggiungerebbe. Però – sorride Lorini -, anche le altre volte avevo detto così. Mai dire mai…».
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