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Martedì 14 Ottobre 2025
Andreini, la prof del deserto: «Che emozione il mio Sahara»
L’AVVENTURA. La prorettrice di UniBg ha chiuso seconda nella 100 km a tappe. «Stupita dalla resistenza e dal feeling con i rivali. Eppure odio la sabbia».

Viaggio diverso ma identica meta: il destino di Daniela Andreini è salire in cattedra. Non solo quella dell’Università degli Studi di Bergamo, dove è prorettrice all’innovazione e transizione digitale dei processi e dei servizi, ma anche quella della 100 km del Sahara, corsa a tappe nel deserto tunisino che l’ha vista chiudere (a sorpresa) al secondo posto nella graduatoria femminile e al sesto di quella generale. E dire che lei, runner giusto da un
«Gare del genere spingono a uscire dalla proprio comfort zone, conoscersi più a fondo e stupirsi per quello che possiamo fare»
quadriennio, era partita in direzione dell’ignoto senza particolari ambizioni agonistiche: «Questo risultato dà un senso ancor più compiuto agli sforzi fatti sia in gara sia nella preparazione – dice di ritorno da una sfida lunga cinque tappe (un paio delle quali in notturna), chiuse con il crono di 9h15’41” –. Gare del genere spingono a uscire dalla proprio comfort zone, conoscersi più a fondo e stupirsi per quello che possiamo fare». Già, parafrasando «Blade Runner», ci sono cose che certi runner non possono nemmeno immaginare. Come trovarsi soli con la propria ombra in mezzo al deserto a mezzogiorno in punto, col caldo torrido e una tentazione in testa: «Quella di poter camminare invece di correre, perché tanto non c’è da dimostrare nulla a nessuno. Poi, come spesso mi capita, mi sono detta che dovevo aumentare perché qualcosa da dimostrare, e a me stessa, c’era».
Sport e business
Tornata a casa stupita della propria resistenza (anche se il pb di 3h45’ in maratona era una premessa niente male) e di come sport e business possano esserci delle analogie: «Ho sperimentato sulla mia pelle il concetto di “coopetizione” – continua sorridendo – . Cioè collaborare con i propri competitor per raggiungere i medesimi obiettivi. Con Paola Giuliani, abruzzese che mi ha preceduta di pochi minuti, ci siamo scambiate medicinali, crema solare, confidandoci paure e insicurezze: sarebbe bello incontrarla in futuro per provare a batterla». Di sicuro, anche la prossima avventura estrema la condividerà con le amiche ormai fraterne Lia Ratti (assicuratrice residente in città) e Tiziana Giavazzi (ragioniera di Ponteranica), rispettivamente settima e nona in classifica col tempo di 11h41’11” e 12h02’36”.
L’avventura con Lia e Titti
L’angelo custode agonistico di tutte quante è stato il coach del Cus Bergamo Angelo Pessina, che nel deserto era andato in solitaria una decina di anni fa: «La dedica per il risultato va anche a lui, con cui quando possibile ci sentivamo via telefono – chiude Andreini –. Con Lia e Titti ci siamo sostenute a vicenda, e devo loro una parte del mio risultato agonistico. La sabbia in genere mi dà così fastidio che in vacanza evito di andare al mare». Ma non nel Sahara, dove era destino salisse in cattedra.
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