( foto afb)
L’INTERVISTA. Il Papu rientra dalla squalifica e si racconta al nostro giornale. «Vorrei portare il Padova in A e un abbraccio allo stadio come quello di Ilicic». Juric? «Scelta giusta e l’Atalanta vale la Champions».
Alejandro Gomez, detto Papu: professione calciatore, età diciassette anni. Un ragazzino che sta per esordire tra i grandi: l’entusiasmo è quello. Il tempo non lascia scampo a nessuno, tranne che a lui, che in verità di anni ne avrebbe trentasette, ma sta per tornare in campo, dopo mille vittorie e da campione del Mondo, ma pure dopo due anni di stop. Il countdown è finito: la sua squalifica (comminata dalla Commissione antidoping e causata dall’assunzione di uno sciroppo per la tosse del figlio) si è esaurita e il Papu è pronto. Undici mesi fa, in un’intervista a queste colonne, anticipò la notizia del suo ritorno in campo a ottobre 2025: ci siamo arrivati, il debutto è dietro l’angolo, dopo la firma estiva con il Padova. Potrà essere convocato per la partita di domenica con la Juve Stabia: Gomez è carico, proprio come un debuttante, e prima della conferenza stampa per il suo ritorno, ci racconta le sensazioni di un campione del Mondo che si rimette in gioco a 37 anni.
«Sono carico, ho tanta voglia: per me è come un esordio, mi sento come un ragazzino. Nel momento in cui rimetterò piede in campo ci saranno paura, ansia, tensione: È un nuovo inizio, bello ricominciare dopo tanti sacrifici».
«La certezza che non volevo finire così la mia carriera: non sarebbe stato bello. Tutti mi hanno spinto a tornare, mi volevano in campo: nella mia testa mi ripetevo che non poteva finire così. Voglio un finale in campo».
«La rabbia, nel tempo, si è trasformata in voglia: la data del ritorno si avvicinava e io da tempo pensavo di trovare una squadra. A luglio ho firmato con il Padova, ma c’è stata subito una delusione: non sapevo che non avrei potuto allenarmi con la squadra fino a fine agosto, a due mesi da fine squalifica. Io sognavo il ritiro in montagna, invece ho iniziato ad allenarmi da solo, seguendo il programma dello staff, e mi sono aggregato agli altri successivamente. L’ultimo periodo è stato il più duro: la data si avvicinava, ma non arrivava mai».
Non si può punire così, per un’ingenuità, un calciatore che per vent’anni di carriera è stato un esempio: non penso ai complotti, ma non riesco a capire»
«La prima responsabilità è mia, perché per errore ho preso quello sciroppo per la tosse che non era consentito. Ma due anni sono una sanzione sproporzionata: come ho già detto, uno che assume cocaina viene fermato per sei mesi. Non si può punire così, per un’ingenuità, un calciatore che per vent’anni di carriera è stato un esempio: non penso ai complotti, ma non riesco a capire».
«Mia moglie Linda, che mi ha supportato nei momenti di sconforto. E poi la mia famiglia, i miei genitori e gli amici. E la gente di Bergamo, anche chi ho conosciuto in questi ultimi tempi, quindi non da calciatore dell’Atalanta: tutti hanno visto i sacrifici e mi hanno supportato, dandomi la forza per non perdermi».
«Io non ho mai fatto panchina: magari all’inizio il mister deciderà di dosarmi, sicuramente non potrò cominciare con 90’, ma la mia unica idea è di essere titolare. Potrei fare la mezzala o il trequartista, poi vedremo. Ma voglio portare il Padova in A»
«Io sto bene: mi prendo cura del corpo in maniera maniacale, tra allenamenti e diete. Mi sono allenato come un matto in questi due anni, ma il calcio è diverso: ci vorrà un po’ di tempo per riadattarmi ai carichi di lavoro e alle partite. Ma non ho mai avuto grossi infortuni e credo non dovremo aspettare troppo».
«Io non ho mai fatto panchina: magari all’inizio il mister deciderà di dosarmi, sicuramente non potrò cominciare con 90’, ma la mia unica idea è di essere titolare. Potrei fare la mezzala o il trequartista, poi vedremo. Ma voglio portare il Padova in A».
«Io e il mister ci siamo conosciuti a Bergamo prima della firma: è un vero bergamasco, gran lavoratore, bravo, presto sarà in A. Sono contento di avere scelto il Padova, che è un club che ha poco da invidiare agli altri: la squadra viene dalla C ma è costruita per vincere, ha la mentalità giusta. Io vorrei portarla subito in A, poi magari ci vorranno due o tre anni: di sicuro voglio portare gioia a questa gente. A Padova c’è una città appassionata, che è entusiasta del mio arrivo».
«Beh, due li ho appena persi, quindi devo recuperarli, il terzo poi vedremo: con il Padova ho firmato un biennale con opzione per il terzo anno».
«Non vorrei mai affrontare l’Atalanta: sarebbe dura, anche se salutare lo stadio sarebbe bello»
«Un paio di anni fa pensavo proprio a tutto: procuratore, allenatore, avrei fatto anche il panettiere pur di tornare a fare qualcosa. Ora però sono tornato a ragionare solo da calciatore».
L’addio di Ilicic è stato emozionante, Freuler e Zapata sono tornati tra gli applausi: credo che qualcosa un giorno faremo, perché la storia d’amore tra l’Atalanta e il Papu Gomez è fantastica»
«Non vorrei mai affrontare l’Atalanta: sarebbe dura, anche se salutare lo stadio sarebbe bello».
«Io sono sempre disponibile, ma in questi due anni in cui ho vissuto a Bergamo non sono stato chiamato: mi farebbe piacere. L’addio di Ilicic è stato emozionante, Freuler e Zapata sono tornati tra gli applausi: credo che qualcosa un giorno faremo, perché la storia d’amore tra l’Atalanta e il Papu Gomez è fantastica».
«Non lo dico per fare il fenomeno, ma quando nel Mondo si parla di Atalanta, solitamente si parla di Gasperini e Papu Gomez, più Ilicic, Zapata e quella generazione, arrivata poi alla vittoria di Dublino. Sono stato cinque anni capitano, ho vissuto tutta quella meravigliosa cavalcata. Di sicuro, quando smetterò, porterò i miei figli allo stadio: Bautista è un super atalantino».
«Bergamo mi ha sempre voluto bene. Certo, quando c’è una lite tra due persone che hanno lasciato un segno, la gente deve scegliere ed è normale scegliere chi rimane. Ma io conosco l’affetto della città, i bergamaschi mi ringraziano per quello che ho fatto».
«Bergamo mi ha sempre voluto bene. Certo, quando c’è una lite tra due persone che hanno lasciato un segno, la gente deve scegliere ed è normale scegliere chi rimane. Ma io conosco l’affetto della città, i bergamaschi mi ringraziano per quello che ho fatto».
a gente però deve evitare l’errore di pensare di avere ancora Gasperini: lui è unico, perché non c’è solo la tattica, ma pure carattere e motivazioni. Juric avrà bisogno di tempo, ma la squadra è forte e vale i primi quattro posti: l’Atalanta deve stare in Champions»
«Ora mi sono spostato con la famiglia a Padova, ma ho casa a Bergamo e tornerò: non rientrerò in Argentina, le mie case sono a Bergamo e in Spagna, poi dipenderà da cosa farò».
«Una scelta giusta, per continuare il percorso di Gasp. La gente però deve evitare l’errore di pensare di avere ancora Gasperini: lui è unico, perché non c’è solo la tattica, ma pure carattere e motivazioni. Juric avrà bisogno di tempo, ma la squadra è forte e vale i primi quattro posti: l’Atalanta deve stare in Champions. Questa squadra è più forte della nostra: noi facevamo un calcio di fantasia, ci conoscevamo a memoria, davanti facevamo ciò che volevamo. Ma ora la difesa è migliore e c’è un portiere eccezionale».
«Mi è dispiaciuta: lui ha una versione, la società un’altra, non sapremo mai certe cose, che sono intime. Di certo la società ha preso una posizione forte. Ora mi aspetto che giochi al massimo: lui deve farsi vedere se vuole avere mercato, l’Atalanta non può tenere fuori il suo miglior giocatore. E mi aspetto che con i primi gol la gente si dimentichi di tutto».
«Sul piano calcistico forse Lookman, ma io avevo personalità e leadership: non ne vedo altri così».
«Lookman? Di certo la società ha preso una posizione forte. Ora mi aspetto che giochi al massimo: lui deve farsi vedere se vuole avere mercato, l’Atalanta non può tenere fuori il suo miglior giocatore. E mi aspetto che con i primi gol la gente si dimentichi di tutto»
«No, ma mi ha cambiato la squalifica: sono cresciuto come persona, grazie alle difficoltà».
«Ho vissuto situazioni e avventure di ogni tipo: dopo la guerra in Ucraina c’è stata la rinascita a Bergamo, dopo la lite con Gasp che ha portato all’addio sono diventato campione del Mondo con l’Argentina. Dopo un periodo brutto ce n’è sempre stato uno bello: vengo da 2 anni difficili, ora mi aspetto di venire ripagato».
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