Radici, Fratus, Lazzarini, Selini: Atalanta, si è chiusa una pagina storica

Siamo andati a letto, dopo una tisana alle erbe spontanee, che eravamo l’A.B.C. (Atalanta Bergamasca Calcio). Ci siamo risvegliati, con caffè americano e donut fritto, in qualità di A.B.C. (Atalanta Bostoniana Calcio). Fermo restando Antonio e Luca Percassi in qualità di presidente e Ad, non è stata precisamente una passeggiata indolore. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci. Da quando le società di calcio hanno intrapreso il cammino che le ha portate ad essere soggetti economici importanti, il panorama dei tifosi sentimentali è cambiato giorno dopo giorno. Sono arrivati il project financing, le plusvalenze, i contratti, le sponsorizzazioni, gli stadi di proprietà, i diritti d’immagine, il marketing, il fair-play finanziario e il merchandising.

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Business is business, non c’è niente di male, per carità. Ma al tifoso sentimentale di cui sopra nessuno può vietare che nasca qualche perplessità. Anche se l’avvicinamento a questo clamoroso colpo di scena statunitense era stato distillato poco a poco, come nei romanzi di Agatha Christie. Il responsabile biglietteria era da tempo diventato il «ticketing manager», il pranzo di Natale per la stampa era il «Christmas Press lunch». Solo per fare qualche esempio, of course.

Orbene, col nuovo CdA formatosi lunedì 11 aprile, per la prima volta la squadra della nostra provincia non ha bergamaschi in maggioranza e quel «co-chairman» (co-presidente) a fianco di Stephen Pagliuca pare la dica lunga sul futuro della società. D’altronde i commenti sono stati univoci anche tra il più distaccato dei tifosi in quanto a intrighi finanziari: «Se ci hanno messo i soldi e sono in maggioranza, è ovvio che vorranno comandare loro!».

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Solo per un veloce promemoria, ricordiamo i presidenti del dopoguerra: Turani, Vicentini, Mino Baracchi, Achille Bortolotti, Sensi, Cesare Bortolotti, Percassi, Ruggeri, Randazzo (bergamasco d’adozione) per quattro mesi, ancora Ruggeri, suo figlio Alessandro e poi ancora Percassi. Tutti contornati da consiglieri bergamaschi per la maggioranza, tra i quali Franco Morotti (amministratore delegato con Achille Bortolotti) e Aldo Piceni (stesso incarico, braccio destro di Miro Radici) figure decisive nella storia atalantina.

Storia che ha vissuto certamente di scontri per accaparrarsi la maggioranza delle azioni e che poi ha potuto contare su personaggi incredibili come Franco Previtali, apprezzato conoscitore di calcio, che invece di riscuotere uno stipendio ce ne metteva di tasca propria. Memorabili le cene natalizie al «San Marco» quando invitava la stampa e Nedo Sonetti, offrendo al mister la possibilità di interminabili comizi.

Nell’assemblea di lunedì è rimasto fuori Maurizio Radici, l’ultimo esponente della famiglia della Val Gandino, fratello di Angelo, suocero di Luca Percassi. I Radici sono sempre stati un punto fermo ed un’ancora sicura per l’Atalanta, sponsorizzando la società per tantissimi anni coi marchi Sit-in, Somet e Promatech. Ma, tornando indietro, Miro Radici è stato a lungo uno dei maggiori azionisti di riferimento, senza mai affacciarsi alle luci della ribalta, caso più unico che raro nel mondo del calcio. Così come è uscito di scena Isidoro Fratus, di Telgate come Ruggeri, che lo volle suo amministratore delegato nel 2004. Fratus sarà poi fedele a Percassi fino al recente colpo di scena. Marino Lazzarini ha dato tantissimo alla causa nerazzurra in ben 22 anni in cui, oltre che consigliere, è tuttora il munifico presidente degli «Amici dell’Atalanta», organizzazione che ha in lui la vera anima per proseguire il cammino.

Il suo vice è Roberto Selini, altro fedelissimo di Ivan Ruggeri, entrato in società nel 1998 con l’incarico di dirigente di riferimento per il Settore Giovanile. Come abbiano riempito di allori la bacheca di viale Giulio Cesare, i nostri ragazzi in questi anni, è lì da vedere. Speciale, e affettuoso, il rapporto con Mino Favini, altra indimenticabile colonna nerazzurra. Anche Selini, che aveva portato la Ortobell come sponsor, non sarà più in Consiglio. A tutte queste persone va il nostro affettuoso ringraziamento e quello di tutti i tifosi. «Tomorrow - come dice Rossella O’Hara - ’l sarà ün óter dé».

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