Addio al pittore Angelo Capelli, ritrattista dei papi

Villa d’Almè. L’artista è spirato all’età di 92 anni. Formatosi alla Carrara sotto la scuola di Trento Longaretti, diventò famoso in tutto il mondo per la galleria di ritratti di Giovanni XIII ma anche dei suoi successori. I funerali sabato 26 novembre alle 9,30 nella parrocchiale.

Si è spento il «ritrattista dei papi» Angelo Capelli e con lui, forse, una visione pittorica e un «carattere» di artista che erano cifra della nostra terra. Ha trascorso la sua vita a Villa d’Almè, dove era nato il 31 luglio del 1930, e dove, dopo la formazione sui banchi dell’Accademia Carrara sotto la guida di Trento Longaretti, ha continuato incessantemente a dipingere: nel 2020 aveva festeggiato i suoi 90 anni con una personale in Germania, a Passau, e quest’anno era stato invitato a Londra per una personale alla Comunità dei Bergamaschi nel mondo. «Un invito che ho molto gradito – aveva dichiarato -. Devo capire se la mia veneranda età me lo consentirà».

Ed è proprio nella palestra di Villa d’Almé che, su commissione di monsignor Loris Capovilla, nel 2000 realizza il grande stendardo esposto sulla facciata di San Pietro in occasione della beatificazione di Papa Giovanni (dopo aver lavorato anche ai dipinti per la beatificazione di Pierina Morosini e Maddalena di Canossa). Complice la sua galleria di ritratti di Giovanni XXIII (ma anche dei successori, compreso Francesco), nell’immaginario collettivo è sempre stato «il ritrattista dei papi».

Le sue effigi del Papa Buono sono diventati una sorta di familiare e condivisa «icona», che abita non solo i nostri luoghi sacri o luoghi di cura e accoglienza - come l’Ospedale, cui il pittore donò opere a più riprese - ma anche, ad esempio, la sagrestia di Notre-Dame. Un aspetto del suo percorso pittorico, questo, che ha finito per lasciare in ombra non solo il resto di un’ampia produzione ritrattistica, ma anche l’inesausta ricerca sulla pittura di paesaggio, in cui il colore la faceva sempre da protagonista e da traghettatore del linguaggio del figurativo tradizionale verso le evocazioni di una concettualità libera. Una forma di «resistenza» artistica che non era sfuggita a critici di primo piano, come Raffaele De Grada che, a chi gli chiedeva se ancora esistesse la «razza» dei paesisti, rispondeva senza mezzi termini che «senza essere rivelazioni, pittori come Capelli rappresentano la continuità di questo buon corso della poetica del paesaggio, che mantiene tra l’altro una sua importante funzione nella cultura di oggi». Così, se il Capelli «ritrattista dei papi» era nel cuore della gente, il Capelli paesaggista era senz’altro nel cuore degli studiosi che lo seguivano e apprezzavano, da Giorgio Mascherpa a Carlo Munari a Sergio Zavoli, ma anche di colleghi artisti come Alberto Vitali, Luigi Scarpanti e Mario Cornali.

Angelo Capelli, poi, incarnava anche dal punto di vista umano e caratteriale una figura d’artista profondamente bergamasca, come aveva intuito l’amico di una vita Ermanno Olmi quando gli scrisse: «Carissimo Angelo, sono sempre più convinto delle qualità che ti contraddistinguono e sempre ti hanno accompagnato in tutti questi anni della tua pittura: onestà e incanto. Non è facile mantenersi innocenti per una vita intera ed evitare malizie di mode momentanee e opportunismi di bottega. E tuttavia tu, appartato e umile, sei passato indenne nei bailammi culturali di movimenti ideologici (che sono il veleno dell’arte della cultura); e sono sicuro che solamente attraverso un vero “isolamento con noi stessi” possiamo tentare di avvicinarci alla soglia della poesia. Buon lavoro, auguri per tutto …». Capelli ci ha lasciato, consapevole tuttavia che la sua pittura accessibile e parlante era riuscita ad entrare nel cuore e nell’immaginazione della gente. Ci accompagnerà in qualche modo anche nell’anno nuovo, attraverso uno dei suoi ritratti del pontefice, presente nel calendario 2023 preparato dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII.

«Le gioie della sua vita: famiglia, nipoti e tramonti»

Un ricordo indelebile lascia l’artista villese nelle moltissime persone che ha conosciuto nella sua lunga vita, oltre che nella sua famiglia.  «Papà ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia - sottolinea il figlio Marco -. Una presenza sempre costante, per lui la cosa più importante era l’educazione dei figli e una famiglia sempre unita. I nipoti sono sempre stati la gioia della sua vita, fin da piccoli il fine settimana amava portarli in montagna a contatto con la natura, insegnava loro come rispettarla. La stessa natura che amava trasferire sulla tela, i vigneti di Bruntino, le colline, il fiume al tramonto, diceva sempre “il momento magico del giorno è il tramonto”».

«La pittura e il disegno - continua Marco - fin da bambino sono sempre stati la sua passione, già all’età di vent’anni collezionava premi importanti. In questi ultimi giorni, nonostante il cuore non reggesse, a fatica si recava nel suo studio per abbozzare qualche disegno. Certamente - conclude il figlio - continuerà a vivere attraverso quello che ha fatto e sarà ricordato attraverso i dipinti mediante i quali ha rappresentato la bellezza universale della natura e delle persone che ha ritratto». Per qualsiasi problema, Capelli dava sempre la risposta giusta, con una forte capacità di sintesi e di analisi pacata, «l’eredità di papà - per i familiari - non è qualcosa di fisico o di lavoro, ma di approccio alla vita».

Un ricordo pieno di emozioni e stima è quello di Massimo Fabretti, ex direttore dell’Ente Bergamaschi nel mondo. «Nei miei 28 anni come direttore dell’Ente Bergamaschi nel mondo, - afferma Fabretti - il pittore Angelo Capelli è sicuramente l’artista bergamasco che più di altri abbiamo presentato e propagandato presso gli emigranti orobici. Perché ritrattista di Papa Giovanni  che i conterranei all’estero portano nel cuore e per la sua arte che trasmette serenità ed amore per la vita. In più occasioni - continua Fabbretti -, quando gli emigranti tornavano a casa, li abbiamo portati a vedere i suoi quadri a Villa d’Almè e lui è stato sempre accogliente e preciso nelle spiegazioni. In Europa, in molte case di Bergamaschi c’è un dipinto “dell’Angelo” come lo chiamavamo così si sentivano più vicini a casa».

Lo ricorda, commosso, anche il parroco di Villa d’Almè don Raffaele Cuminetti: «Ci si sentiva spesso anche in questi ultimi tempi. Come Parrocchia stavamo preparando un libro, di oltre 300 pagine, che raccoglie le sue pubblicazioni, in particolare i disegni che faceva sul registro delle messe». I funerali si svolgeranno sabato 26 alle 9,30 nella chiesa parrocchiale.

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