Aste immobiliari, Bergamo al quarto posto in Italia e seconda in Lombardia

Il dato Secondo i dati dell’osservatorio Cherry Brick, solo nel primo quadrimestre di quest’anno sono state 1.618. Laura De Simone, presidente della II Sezione Civile-Fallimenti del Tribunale di Bergamo: «Migliorata la performance».

Le aste immobiliari «volano». Bergamo è ai primissimi posti in Italia: solo nel primo quadrimestre di quest’anno sono state 1.618, secondo i dati dell’osservatorio di Cherry Brick, start up dedicata al monitoraggio degli immobili all’asta. Il Tribunale di Bergamo è così il secondo in Lombardia per numero di aste avvenute, alle spalle di Milano (2.115); a livello nazionale Bergamo è al quarto posto, preceduta appunto solo da Milano (che guida anche la graduatoria italiana), Roma e Catania.

I valori alti

Bergamo ha valori alti non tanto perché ci sia un boom di immobili all’asta (e quindi di persone che, per esempio, non riescono a pagare il mutuo e si ritrovano la casa pignorata), ma perché in via Borfuro è migliorata la performance di questo specifico settore. Si vende di più e «meglio», smaltendo anche l’arretrato. «A partire dal 2018 – spiega Laura De Simone, presidente della II Sezione Civile-Fallimenti del Tribunale di Bergamo –, abbiamo dato attuazione alle buone pratiche del Consiglio superiore della magistratura nel settore dell’esecuzione, e questo ha fatto sì che siano di molto aumentate le aste. Non solo in quest’ultimo periodo, ma da alcuni anni: una miglior performance determina appunto valori assoluti più alti in termini di aste. Le procedure “girano” più velocemente, dunque si riesce a vendere gran parte di quello che c’è nella “pancia” delle esecuzioni immobiliari».

Monitorare l’«altra faccia della medaglia»

L’altra faccia della medaglia è quella di una congiuntura economica ora parecchio complessa, fiaccata prima dall’emergenza sanitaria e ora dai riflessi della guerra: si inizia già a osservare un effettivo aumento dei fallimenti, per esempio? «In questo momento non c’è stato un particolare incremento – risponde De Simone –, perché le misure emergenziali in questi anni hanno tamponato le esigenze di liquidità delle imprese: gran parte della liquidità data alle imprese non è stata ancora restituita. Sarà però importante osservare cosa succederà nel momento in cui si arriverà alla scadenza».

«Le misure emergenziali in questi anni hanno tamponato le esigenze di liquidità delle imprese»

Dal 15 luglio tra l’altro entra in vigore il nuovo Codice della crisi d’impresa, l’insieme di norme rinnovate in materia di insolvenza delle aziende. «È una riforma epocale, che metterà a disposizione strumenti innovativi per la gestione delle crisi – riflette Laura De Simone –, e in cui il fallimento dovrebbe essere l’extrema ratio».

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