Autolesioni, lungo effetto Covid. Ogni mese 10 ragazzi in ospedale

EMERGENZA. Casi moltiplicati dal 2019. La psichiatra Bondi: acuito l’isolamento e amplificato l’uso di cellulari, così nei più giovani è stata accentuata la sostituzione della realtà col virtuale.

È difficile parlare di numeri, quando ogni singola vicenda porta dei contorni aspri. In termini tecnici, quelle statistiche mettono in fila i «comportamenti autolesivi e suicidari» e restringono il perimetro d’analisi sui minorenni: bambini e soprattutto adolescenti che vivono un disagio profondo, capace di sfociare in atti drammatici, sino ad arrivare alla necessità di un intervento sanitario. Però, nella delicatezza del tema, i dati consegnano una bussola, e l’indicazione è significativa: negli ultimi anni, e dopo il Covid in particolare, i casi si sono moltiplicati.

La situazione in Bergamasca

In Bergamasca, stando alle rilevazioni della Regione che ha condotto un’apposita ricerca su tutto il territorio lombardo, tra gennaio e luglio gli ospedali hanno preso in carico 73 minori per «comportamenti autolesivi o suicidari», l’equivalente di una decina al mese: 56 volte è stato registrato un accesso in pronto soccorso, altre 17 volte c’è stato un ricovero. Se si proiettasse questa tendenza sull’intero 2025, si supererebbero i 120 giovanissimi presi in carico: un numero mai così alto dal 2019.

La crescita esponenziale dei casi dopo il Covid

Basta scorrere a ritroso l’andamento, la cesura rispetto all’epoca pandemica è evidente: 28 casi nel 2019, 22 nel 2020, poi un’escalation che ha visto 62 tra accessi e ricoveri nel 2021, poi 98 nel 2022, un picco di 101 nel 2023 e una stabilizzazione a quota 95 nel 2024. Un’amara premessa accompagna le considerazioni di Emi Bondi, past president della Società italiana di psichiatria (Sip) oltre che direttrice del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze dell’Asst Papa Giovanni: «Questi dati confermano quello che purtroppo sappiamo: possiamo parlare di una vera e propria emergenza tra i ragazzi».

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