«Carceri, è il tempo della clemenza»

IL GIUBILEO DEI DETENUTI. L’appello dei Vescovi lombardi: «Lavorare con più convinzione nella rieducazione». Monsignor Francesco Beschi celebrerà l’Eucarestia nella casa circondariale di via Gleno lunedì 22 dicembre.

Il Vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, tornerà a varcare le porte della casa circondariale di via Gleno nel pomeriggio di lunedì 22 dicembre. Lo farà per celebrare l’Eucaristia in prossimità del Natale, ma quest’anno con un significato speciale: la celebrazione avrà infatti carattere giubilare, perché inserita nel Giubileo delle Persone detenute. Non sarà soltanto un appuntamento liturgico, bensì un gesto di vicinanza che vuole ricordare come anche dietro le sbarre ci sia spazio per la speranza e per un cammino di giustizia intesa come occasione di riscatto e di nuova vita.

La riflessione

Con lo stesso spirito del Giubileo, la Conferenza episcopale lombarda ha diffuso una riflessione comune che richiama la celebrazione per le persone detenute di domenica 14 dicembre e il percorso di ascolto già avviato nei mesi scorsi sul territorio regionale. I Vescovi hanno voluto dedicare un’attenzione particolare al mondo del carcere e a chi vive la privazione della libertà, incontrando già a novembre dell’anno scorso i direttori degli istituti di pena della regione, visitando poi a marzo le residenze per l’Esecuzione delle misure di sicurezza di Castiglione delle Stiviere (Mn) e promuovendo, insieme alle cappellanie e alle Caritas diocesane, il convegno «I nomi della giustizia» svoltosi lo scorso 18 ottobre a Bergamo.

«Come Chiesa rinnoviamo la nostra disponibilità a collaborare con la comunità civile perché la detenzione sia gestita secondo lo spirito della Costituzione»

Non si tratta dunque di un richiamo astratto, ma di un percorso fatto di esperienze concrete: incontri, visite e momenti di confronto che hanno permesso di toccare con mano la realtà penitenziaria. Da qui prende forma l’appello, che guarda al carcere come luogo di responsabilità e di cambiamento. «Ora, in vista del Giubileo dei detenuti, vorremmo ribadire tre cose che le nostre Chiese diocesane ritengono importanti circa l’attuale momento delle carceri italiane: come Chiesa rinnoviamo la nostra disponibilità a collaborare con la comunità civile perché la detenzione sia gestita secondo lo spirito della Costituzione: e cioè come momento di presa di coscienza del male fatto, come momento per investire sul proprio cambiamento personale e come possibilità di un vero reinserimento nel tessuto sociale anche con l’accompagnamento verso un nuovo progetto di vita».

«Chiediamo un gesto di clemenza»

La riflessione si allarga poi al tema del sovraffollamento e alla necessità di un gesto di clemenza da parte dello Stato, che possa ridare respiro al sistema penitenziario e dignità alle condizioni di vita. «In occasione del Giubileo continuiamo a chiedere un gesto di clemenza da parte dello Stato, per sfoltire le carceri dall’eccessivo numero di persone detenute e permettere di ripartire con nuova attenzione al trattamento e alla qualità delle condizioni umane nelle varie strutture italiane; questo gesto dovrebbe servire per ricominciare a lavorare con più convinzione nell’opera rieducativa: ne usufruirebbero sia le persone detenute, sia la polizia penitenziaria, sia tutti gli operatori coinvolti nel percorso carcerario; da parte nostra, ci impegniamo a fare il possibile, nei limiti delle nostre risorse, per favorire i percorsi di fine pena, per quanto riguarda condizioni abitative, inserimento nel lavoro e ogni altro processo che favorisca il pieno reinserimento sociale di chi esce dalla detenzione».

«Ci pare questo lo spirito profondo del Giubileo: ripartire tutti insieme per rinnovare la società e dare a tutti una nuova opportunità»

Infine, lo sguardo si apre alla società intera, con un invito a diffondere una cultura della legalità che non si riduca alla sola dimensione punitiva. «Ci impegniamo attraverso i nostri canali e le nostre comunità a diffondere una cultura della legalità, dove ognuno sia chiamato a prendersi le proprie responsabilità e a intraprendere percorsi di riparazione per i propri sbagli e dove il carcere sia soltanto il punto di arrivo estremo di politiche di educazione e di prevenzione». La conclusione della lettera richiama il senso profondo del Giubileo, come occasione di ripartenza comune: «Ci pare questo lo spirito profondo del Giubileo: ripartire tutti insieme per rinnovare la società e dare a tutti una nuova opportunità di crescita umana e spirituale».

Il gesto del Vescovo Beschi, che si prepara a celebrare tra i detenuti di Bergamo, si inserisce pienamente in questa prospettiva. È un segno che la Chiesa sceglie di condividere tempo e preghiera con chi vive la fragilità della detenzione, ricordando che la giustizia si compie davvero solo quando diventa possibilità di un nuovo inizio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA