Codice rosso, metà denunce a vuoto: chiesta l’archiviazione per 622 casi

IL REPORT. I dati dell’anno giudiziario. Violenza sulle donne e maltrattamenti: a Bergamo chiesta l’archiviazione per 622 casi. Il ministro Nordio: serve una rivoluzione culturale.

A Bergamo più della metà delle denunce per reati trattati dai pm del pool fasce deboli – tra cui stalking, violenze, maltrattamenti e altre fattispecie da codice rosso – è stata archiviata. Ma non è questione di indagini fallimentari o di insensibilità a quello che ieri, 27 gennaio, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Brescia (cui appartiene il nostro Tribunale), il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha bollato come un «fenomeno pernicioso». Dietro ci stanno spesso l’eccesso di emotività delle vittime al momento della querela, qualche strumentalizzazione nelle dinamiche conflittuali di coppia o a volte l’impossibilità di risalire all’autore. Ma anche gli scrupoli degli inquirenti, cui la recente normativa impone di agire con la massima solerzia persino per episodi che si rivelano minimi, ma che – al fine di tutelare l’incolumità delle parti offese – non ci si può permettere di sottovalutare, pena provvedimenti disciplinari, la spada di Damocle che ieri il procuratore generale Guido Rispoli ha evocato in maniera elegante.

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«Non v’è dubbio che la risposta dello Stato in questo comparto di grande importanza non può che essere ispirata al massimo rigore – ha osservato il pg –, anche per non disincentivare le persone dal denunciare. Vi è però anche l’esigenza che i magistrati possano svolgere il loro lavoro in modo sereno, soggetti soltanto alla legge come impone la Costituzione, senza lo spauracchio di controlli di tipo gerarchico ovvero disciplinare che talune nuove norme lasciano invece intravedere». Altrimenti, ha avvertito Rispoli, il rischio è che il lavoro di questi magistrati, «chiamati quotidianamente ad assumere decisioni delicatissime», venga «indebitamente condizionato da inopportuni “comportamenti difensivi”», e cioè che procedano principalmente per pararsi le spalle. Secondo il pg, si deve far sì «che si sentano più tutelati che vigilati dallo Stato».

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Nell’anno giudiziario in questione (1° luglio 2022-30 giugno 2023) in Bergamasca non si è registrato alcun femminicidio. Ma il sottobosco di reati da codice rosso è sempre rigoglioso anche dalle nostre parti. Annota il procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota nella sua relazione: «Numerosi sono stati i procedimenti in per maltrattamenti in famiglia, stalking e in materia di violenza sessuale di cui mi sono occupata». Sono stati iscritti 1.383 procedimenti presi in carico dai pm del pool fasce deboli. Ne sono stati definiti 1.194, di cui 622 con richiesta di archiviazione, 424 con rinvio a giudizio o giudizio immediato, 5 con patteggiamento e 19 con decreto di condanna. Inoltre, 30 sono stati trasmessi per competenza ad altre Procure e 147 riuniti ad altri procedimenti.

«Nei casi in cui è stato constatato un rischio di recidiva di condotte in danno della persona offesa – scrive Rota – sono stati richiesti con tempestività e accolti dal gip provvedimenti quali l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento e, nei casi più gravi, la custodia cautelare in carcere». Sono state 95 le richieste di misura cautelare per questi reati. I fascicoli a carico di ignoti sono stati 201: ne sono stati definiti 161, di cui 76 passati ad altro registro e 66 archiviati perché risultate infondate le notizie di reato o rimasto ignoto l’autore.

«Non sarà l’intervento repressivo delle forze dell’ordine e della magistratura ad arginare questo fenomeno pernicioso – ha chiosato il ministro Nordio nel suo intervento –. Occorrono una rivoluzione culturale e un approccio diverso». Molto, ha aggiunto il Guardasigilli, «si impara in famiglia, non con le parole, ma con gli esempi. La giustizia deve comunque fare la sua parte per prevenire e capire segnali di allarme che sono estremamente cambiati». E ha fatto notare che «quelli che una volta erano gesti di galanteria ammissibili e magari anche graditi, oggi potrebbero essere invece i segnali di allarme di un atteggiamento aggressivo che può portare anche alla morte».

«Sarà un percorso ancora lungo e difficoltoso – ha rimarcato Rispoli –, perché la risposta rigorosa può anche determinare reazioni scomposte e quindi pericolose da parte di coloro che si rendono responsabili di simili reati, ma non c’è alternativa. Questa è la via da seguire, accompagnata naturalmente da percorsi sociali di indispensabile crescita culturale e civica, con il rifiuto di ogni e qualsiasi modello patriarcale».

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